Ezio Sinigaglia – Inediti da Castello Addio

SINIGAGLIAEzio Sinigaglia (1948) ha alle spalle una lunga esperienza di traduttore, collaboratore editoriale e copywriter. La sua opera prima, Il pantarèi, un romanzo sul romanzo del Novecento scritto nella seconda metà degli anni Settanta, uscì nel 1985 per un editore semisconosciuto (SPS, poi Sapiens). Dopo quasi trent’anni di silenzio, nel 2016 è tornato in libreria con un romanzo breve, Eclissi (Roma, Nutrimenti; Premio Città di Lucca 2017, Premio Trivio 2018), accolto con molto favore dalla critica, e nel 2019 ha riproposto Il pantarèi con l’editore TerraRossa di Alberobello, presso il quale uscirà nel 2020 il primo dei suoi inediti, L’imitazion del vero. Ha curato edizioni di testi di Proust, Julien Green, Perrault, ecc. Suoi contributi, narrativi e saggistici, sono stati accolti su importanti riviste a stampa e online (“Nuovi Argomenti”, “The FLR”, “Nazione Indiana”, “FN Libri”, ecc.).

Ezio Sinigaglia 
Inediti

sonetti da Castello Addio


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Spartivento

Alto e irto sul porto ho un nido nuovo.
Obesi bastimenti d’aspra ruggine
varcano lenti lenti, in una cova
di gozzi pigolanti agli appannaggi

di muggini e d’anguille o alle derive
di mormore notturne. Esili ormeggi
di corda cruda tengono cattive
grigie bestie di guerra. La fuliggine

degli scirocchi fascia l’orizzonte
in garze voluttuose. Ma sul fiato
aereo dei maestrali, nel tramonto

di sangue e vetro, scaglio innamorato
i falchi dello sguardo a Spartivento
che separa l’incerto dall’ignoto.

                                                           

 

                                                                          Cagliari, 21 febbraio 2004

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Perle

Vorrei sgranare a perla a perla il filo
delle tue crudeltà bambine, averlo
tutto nel pugno, enumerarlo al giro
lento del collo – e d’ago, a perla a perla

cucirlo al cuore fino a farlo duro.
Vorrei, perché nel crollo ti sommerga
– avorio e giade, i fiori e le verdure –

dare uragani al mio dolore, e schianti.
Ma non c’è più dolore qui: l’ho tutto
speso. Non ho più sale per il pianto

né più coccarde nere per i lutti.
La corda della vita annoda a un punto
da rivoltare gli occhi – come a notte
un groviglio di lenze in mare lungo.

                                                           Stintino, 13 giugno 2007

*

Il peso del tuo sonno

Nello stringersi d’ombre che infittisce
lo scuro e stinge il chiaro, è così vivo
il peso del tuo sonno sulle cosce
furtive del ricordo – è così cavo

come una conca dentro il Tempo liscio.
E quel raggio di sole che guizzava
sul fiore delle guance, più felice
delle mie dita, e l’onda fuggitiva

che dal mio grembo corse sui coperchi
chiusi dei sogni, e intorno al viaggio il misto
dolore dell’aprile – estati e inverni

è tutto solo mio. Dovunque cerchi
non troverai la vita che dormisti
sulla rete tremante dei miei nervi.

                                                                     Milano, 30 novembre 2014


Fotografia proprietà dell’autore.