Emiliano Rolle – da “Dieci sonetti”

ROLLE

Emiliano Rolle ha sempre vissuto a Firenze, tranne una pausa di un anno, il 2003, speso con una borsa di studio in Inghilterra. Si è formato, fino al dottorato di ricerca, in filosofia morale pubblicando dei contributi sul problema della razionalità della scelta e dell’identità personale. Lavora come progettista e formatore dopo un apprendistato all’università e su alcuni giornali locali e nazionali. Ha avuto la fortuna di conoscere e di frequentare (epistolarmente e di persona) prima il poeta Elio Fiore a Roma (tra il 2000 e il 2002) e poi il poeta Mario Luzi a Firenze (tra il 2001 e il 2005): di Luzi è stato anche segretario personale per circa quattro mesi, nella casa luminosissima di via di Bellariva, tra il settembre 2002 e il gennaio 2003.
Emiliano Rolle

da Dieci sonetti
(inediti)

 

 

VII.
D’UN FIATO

Sia come sia, non basta allontanarsene
e, anche se duole, c’è lo starci e il viverci
d’un fiato, con passione, sino a farsene
inghiottire. La gioia che prescrive

l’ingaggio non può escludere il sottrarsene
e però intima a chi sopravvive
di non indulgere tra le comparse
perché mistifica trame eversive

riducendone a una minima parte
l’essere. Essere autentici, ecco
che vale, e pur essendolo non credere

di consistere solo in questa fede
ma, aprendosi al suo interno battibecco,
perdere il sé, perché annullarsi è un’arte.

IX.
DI COESISTERE

Si tengono assiepati lungo il muro
all’ombra di pericoli statuari
come carpe che sul fondale oscuro
scrutano inermi nella notte e cariano

il riposo, stretti dentro un futuro
che non c’è, ospiti di immaginari
mai compiuti, non sanno perché furono,
chi furono, né quando, e adesso ignari

di coesistere, temono non l’altro
ma l’oltre: il passaggio all’al di là
che forse si rivela. Così sperano

o aborrono, dai margini di un’era,
che il muro possa stringersi dell’altro,
ma il vero muro è credersi al di qua.

X.
DEL SILENZIO

Del silenzio che ognuno chiude in sé
giù nel profondo dove può anche estinguersi,
nel luogo muto che non ha un perché
e evoca la schiusa delle lingue,

del silenzio mistico, spettro, re
della voce in Terra, che si distingue
nel suo recedere senza più se
perché non può attendere, eremo pingue

del raccoglimento che suo malgrado
c’è, sia pulpito, sia sfinge, sia mostro,
è del silenzio che non si ha che un sogno,

un esile sospetto, tra degrado
e no, che non elimina il bisogno
di concedersi e che è subito nostro.


Emiliano Rolle ha sempre vissuto a Firenze, tranne una pausa di un anno, il 2003, speso con una borsa di studio in Inghilterra. Si è formato, fino al dottorato di ricerca, in filosofia morale pubblicando dei contributi sul problema della razionalità della scelta e dell’identità personale. Lavora come progettista e formatore dopo un apprendistato all’università e su alcuni giornali locali e nazionali. Ha avuto la fortuna di conoscere e di frequentare (epistolarmente e di persona) prima il poeta Elio Fiore a Roma (tra il 2000 e il 2002) e poi il poeta Mario Luzi a Firenze (tra il 2001 e il 2005): di Luzi è stato anche segretario personale per circa quattro mesi, nella casa luminosissima di via di Bellariva, tra il settembre 2002 e il gennaio 2003.

Fotografia di proprietà dell’autore