È un rifugio questo ultimo piano

È un rifugio questo ultimo piano,

l’affanno acquietato

dall’intermittenza della luce.

Ti resta il tempo

d’aspettare sulle scale, rovistare le tasche

in cerca di una chiave sottile.

 

Nel contatto familiare, infine,

l’impaccio di un gesto quotidiano.

Esiti.

Stai dentro un vuoto che si dilata.

 

Di là, tra le pareti di casa, c’è

il tagliente graffio d’aria, la resa,

l’ordine che si colma di lei,

che ancora deposita e conserva le ore:

decidi lo spiraglio,

entri in fretta, non pensi

d’essere arrivato, rinnovi questa prova,

respiri il suo tepore.