Letizia Di Martino – tre inediti

DI MARTINOLetizia Di Martino (Messina, 1953). Ha pubblicato le raccolte Verso un mare oscuro (Empoli, Ibiskos, 2001), Differenze (Lecce, Manni, 2003), Oltre (Ragusa, Archilibri, 2007), La voce chiama (Ibid., 2010). La silloge Cose è apparsa nell’Almanacco dello Specchio 2009 (Milano, Mondadori, 2010) e nel 2012 pubblica con Ladolfi Editore la raccolta Ultima stagione (con un testo di Renato Minore). Informazioni più dettagliate sulla sua produzione letteraria e sulle note critiche ricevute si rimandano al suo sito personale, qui

 

Letizia Di Martino

(inediti)

 

*

Io ho tre case, una è dimenticata
ma io sto nel centro, dove loro respirano
ed hanno battiti sereni.
Ho notti inconsulte, mi aggiro e poi mi siedo
guardo il nero del cielo che spinge alle finestre.
Il padre non esiste, la madre sembra dormire
invece se ne andò un anno fa, era un maggio
che ho scordato.
Noi siamo i nostri vestiti, noi abbandoniamo le cose
le lampade si spengono da sole ed improvvise
Consuelo mi disse di aver visto un’anima piegata sul lettino – voleva portarsi
col suo lenzuolo il padre che dormiva, ma poi se ne pentì –
Ho il fiato delle streghe in certe sere ed al mattino degli orchi
con l’occhio circospetto lavo il mio viso e non ricordo niente.

 

*

Nelle sere di luglio la luna e la nuvola si fermano.
Tu dimmi, sarebbe come stringere lenzuola, affondare
nei rami il muso di animale notturno? – ronfa il gatto e pure il rospo nella saia –
senti l’acqua che gocciola?
È la mia casa, io sto seduta in un trono di foglie e rosmarino. E guardo e penso che poi
mi verrà un punto di lacrima in un occhio.
“Na timpistata” mi disse la zia che viveva al mare in fondo alla salita,
lei che conosceva i suoi cieli. Invece rimane la foglia
del lauro che secca presto. Ed un ulivo basso, che torce il ramo e mette pena.
Roberto, mangia il tuo pane, che io rosico la crosta marrone e oro.
La casa si spegne e il vento l’abbandona.
Non – non saremo mai soli.

*

Stavo su cuscini che avevano la seta sotto le dita
ginocchia piegate e sonni leggeri. Il fumo del sugo
biscotti in forni celesti. Perché era inverno e la montagna
colava fuoco e la vallata anneriva e poi piangeva il mandorlo
in quel gennaio che non passava mai.
Si volava come in Chagall su nuvole dense, i capelli striati
di azzurro dipinti. Tenevo forcine e cerchietti e specchi
sulle mensole. Era notte in un attimo. Con la paura.
Scivolavo su pavimenti di sapone e lacrime.
Tu Roberto esistevi in altra vita. E scrivevi.
Di un poi. Io non sapevo. Tu già poeta io niente.

 


Letizia Di Martino (Messina, 1953). Ha pubblicato le raccolte Verso un mare oscuro (Empoli, Ibiskos, 2001), Differenze (Lecce, Manni, 2003), Oltre (Ragusa, Archilibri, 2007), La voce chiama (Ibid., 2010). La silloge Cose è apparsa nell’Almanacco dello Specchio 2009 (Milano, Mondadori, 2010) e nel 2012 pubblica con Ladolfi Editore la raccolta Ultima stagione (con un testo di Renato Minore). Informazioni più dettagliate sulla sua produzione letteraria e sulle note critiche ricevute si rimandano al suo sito personale, qui

 

Fotografia di proprietà dell’autrice