Diego Conticello – tre inediti

CONTICELLO 01

Diego Conticello è nato a Catania nel 1984, e si è laureato a Padova con un repertorio di poeti tra cui Piccolo, Cattafi, Freni, Zinna, De Vita e Scandurra (La curva mediterranea. Caratteri della poesia contemporanea in Sicilia) di prossima pubblicazione in volumi monografici. Del 2009 è il saggio esegetico-biografico: Lucio Piccolo. Poesia per immagini “nel vento di Soave”. Nel 2010 l’esordio poetico con Barocco amorale (Faloppio, LietoColle; con una prefazione di Silvio Ramat). Suoi inediti e recensioni sono presenti su numerose riviste e blog e inclusi nel Dodicesimo quaderno italiano di poesia conteporanea (Milano, Marcos y Marcos, 2015). È tra i fondatori del blog collettivo Carteggi Letterari.  Ha inoltre redatto le schede di Piccolo, Calogero, Ripellino, Zinna, De Vita e Scandurra nel Dizionario dei poeti diretto da Mario Fresa per la Società Dante Alighieri. Alcune sue poesie sono state tradotte in spagnolo nel 2012 da Pablo Lòpez Carbàllo per la rivista annuale di letteratura «Fragmenta II».

Diego Conticello
(inediti)

Agli occhi della gente

CONTICELLO 01Essere per queste zolle
sparse il lento verme
che feconda un fango,
defecare i semi
portati dal vento,

germinare un tempo
di perenne estate
ch’evapori questa
malaria di mare
e affacci il sale

nelle facce, nelle
zucche tarlate dei potenti
ormai portenti
del nulla
agli occhi della gente
– che mente cieca –
per sopravvivere
di niente.

Greggi di grafemi

Greggi di grafemi
trànsumano  sensi
da un capo all’altro
del precario spaziotempo

per puro desiderio mimetico,

specchio – talvolta – di neuroni.

Bisogna amare
l’amara ombra,
il grido cavo
degli alberi

cucirsi addosso
ogni terragna lentezza,
per valicare
la sorte  per aspettare
terrestremente la morte

senza più capri espiatori.

La cicatrice della terra
conticello 02
a Laura Liberale

Nella dimora delle nevi
ad ogni versante
delle bianche piramidi
sgorga perenne una lingua
che allenta la sete
del mondo,
la vista migliore
a non potersi godere.

Solo alle oche indiane
? tozzi palmipedi ?
è dato il privilegio fragile,
il sangue delle altezze,
l’ipossia al limite
della sofferenza
svela e spalanca
la sepoltura celeste,
calda ascensione,
il silenzio delle molecole
che innesca e rinnova altra vita.

Anche il cesello
d’un’infima risaia
è vetrata gotica,
pastoso pantano
dove spunta labile
l’incurante lucentezza
del loto.

Persino le api
difendono il fuco
con onde unisone
cucite
sui fianchi dei dirupi
a preservare nettari
da avide mani
? una volta elìtre ?

perché meglio a tali altitudini
s’intende (ma c’è ancora chi non percepisce)
la rara connessione del tutto

quello che si poteva essere,
quello che si doveva divenire,
forse ciò che si è sempre stati.


Diego Conticello è nato a Catania nel 1984, e si è laureato a Padova con un repertorio di poeti tra cui Piccolo, Cattafi, Freni, Zinna, De Vita e Scandurra (La curva mediterranea. Caratteri della poesia contemporanea in Sicilia) di prossima pubblicazione in volumi monografici. Del 2009 è il saggio esegetico-biografico: Lucio Piccolo. Poesia per immagini “nel vento di Soave”. Nel 2010 l’esordio poetico con Barocco amorale (Faloppio, LietoColle; con una prefazione di Silvio Ramat). Suoi inediti e recensioni sono presenti su numerose riviste e blog e inclusi nel Dodicesimo quaderno italiano di poesia conteporanea (Milano, Marcos y Marcos, 2015). È tra i fondatori del blog collettivo Carteggi Letterari.  Ha inoltre redatto le schede di Piccolo, Calogero, Ripellino, Zinna, De Vita e Scandurra nel Dizionario dei poeti diretto da Mario Fresa per la Società Dante Alighieri. Alcune sue poesie sono state tradotte in spagnolo nel 2012 da Pablo Lòpez Carbàllo per la rivista annuale di letteratura «Fragmenta II».

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