Parole mie che per lo mondo siete …
Dante, Rime, LXXXIV
Anima mia, se un’anima respira
tra le vertebre stanche del mio petto,
e che dirai se lascio questa vita
senza nemmeno un cenno di saluto?
Accomiatarsi senza fare chiasso
è gentilezza, ma il dolore sperso,
anzi dilapidato in ore lunghe
di ricordo, per quali nuove strade
di oblio troverà collocazione?
Torno alla consuetudine di udire
domande che rifiutano risposte.
Le lunghe notti senza sonno, il giorno
che sperpera tornando altre parole.
Aspetto l’alba: per guardare il verde
del giardino, per inseguire il volo
delle gazze, il piccolo serpente
che sfugge al morso dei miei gatti, sento
l’allodola tra i rami degli olivi,
sento ricominciare per la prima
volta il mondo, inventato per la prima
volta il tempo: lo soffia fosco il fiato
di Jahvè. Anche questo senza suono?
O il suo suono è quello delle cose
che non hanno parole? Il mondo è muto.
Siamo noi a permettergli un linguaggio.
E chiedo: ma da quanto tempo intorno
a queste foglie, nel recinto vasto
di questi monti, orecchio d’uomo un suono
ascolta che sospetta sia di vita?
Senza vita, le pietre, e mute, immote?
Da quando il mondo di chi sta si scinde
dallo spazio di chi si muove, il mondo
dell’immoto dagli aliti volanti
degli uccelli, lo spazio dei silenti
dai chiassosi ululati, dal rabbioso
ringhio dei lupi, e sempre separata
la saldezza del sasso dal frullio
delle farfalle, dal ronzio costante
delle api? Chi muove ma sta fermo,
e chi è mosso ma non trova quiete?
Prima di me, lamenti di agguantati,
e strepiti di razziatori, l’urlo
della paura e il giubilo di gioia,
trascorsero inuditi, inavvertite
passarono le vane contorsioni
di chi vive sospeso alla sua fine,
imprevisto per tutti un dopo, arriva
imprecisato il privilegio raro
di una sopravvivenza. In altre notti,
dopo di me, si chiederà qualcuno,
sospeso al dopo, interrompendo l’ora
del suo respiro, e riguardando il cielo,
se ha senso domandare a sorde bocche
una risposta: a quell’interrogante,
dall’ampia volta buia, senza stelle,
se un dio risponderà, sarà il silenzio.