Davide Toffoli, inediti

Davide Toffoli, inediti

I

Camminavamo rattristati e stanchi
sulle tracce della strada distrutta…

La luna, grossa come un disco vivo,
ad addestrarci gli sguardi rapidi,
l’incastro liquido dei nostri corpi
sfatti dall’acqua e raschiati di sale.

Sentieri scoscesi di sabbia e sassi
oltre i passi indifesi, oltre ogni gabbia,
oltre l’orrore assoluto di questi
attracchi irrisolti, verso l’odore
unico dei vani intrecci di mani
concrete… Di cupa e profonda quiete…

Rari sapori e riflessi di lago.
Respiro d’alberi, caldo e rotondo,
velocissimo, né vento né suono.
Pensiero di un cuore che batte. Lento
dissolversi nell’acqua e nelle luci…

Da questa terrazza non vedevamo
il tramonto. Sentivamo altre voci.

-Saremo leggenda sopravvissuta-,
pensavamo tra noi lungo quei sassi,
inerpicando su rive scoscese,
portandoci dietro strascichi e strazi,
vaneggiando miti o vaghe parole.

-Saremo spazi, vivi e inesplorati,
sulle pendici di queste montagne,
tra boati di vuoto e mortiferi
assensi, ombre lunghe e luci sfatte-.

Pochi volti familiari o già visti,
giochi muti sotto lune inesatte.

Ci stringemmo per errore, per nulla
intimiditi dalla dura notte;
ci tenemmo gli occhi addosso tra i fuochi
come se, sotto, già il fosso chiamasse.

Da questa terrazza setacciavamo
fantasmi vaghi di amanti passati.
Pregustavamo gli spasmi inesausti
dei nostri corpi nudi e tormentati.

Dentro le voci eravamo già braci.

II

Volevo essere essenzialmente mare
muto al cospetto del suolo e del canto;
soli, eravamo un difetto del tempo…

E poi d’un tratto ci si aprì davanti
la via di rovina in cui d’infinito
tormento l’arido vento avvampava.

E ci sentimmo feriti e inadatti
testimoni stupefatti del limbo
in cui finimmo dispersi e distratti.
E ci scoprimmo tersi, non luridi,
come lame. Figli aridi. Letame.

-Stella-, mi dicesti. Nome nella notte.
Luna sulle grotte di questa terra.
Ospiti inattesi del nulla. Brulla
parola nell’eco del fondovalle.
Brulle le stalle. Gli spazi e gli strazi
di torce appese ma troppo lontano.

Tracce nella notte accesa di luci
sulle nostre teste come cenere
che cade dal cielo da percorrere
tra silenzi tremendi e mute grida.

Una sfida affidata al vento rude,
alle crude battaglie degli istanti
rubati. Il passo lieve dei neri occhi
su possibili strade, sugli ultimi
rintocchi timidi del campanile,
verso il sorriso spento della valle.

Maleodorante voce di una guerra
lunga quanto le terre abbandonate.
Anime in viaggio. Corpi da abbracciare…

Come i tanti già raccolti per strada.
Come erba. Come la porta promessa.
Come la stessa luce sulle mura
di sasso di quell’ultimo cortile.

Come la luna complice di aprile.

III

Guardandoci, muti, ci sotterriamo
ognuno sepolto nell’anima altrui
nel silenzio azzurro degli occhi nudi
specchi in disuso. Qualcosa di scritto
riposto all’asciutto da sguardi attesi.
Spicchio di notte già arresa alla fine
del giorno. Luna tra stelle vivaci…

Ed ecco di nuovo al primo albeggiare,
prendiamo il cammino, fieri e tenaci.

Scoprendoci, lucidi, ora ci amiamo.
Su percorsi condivisi e ripidi
affidiamo corpi e passi alle pietre.

C’è un sentore di lago in queste strade:
respirano acqua che chiama acqua
nell’arsura vile di queste gole
infinite e tormentate di sabbia.

C’è da chiedersi, senza più rabbia, se
si respiri misericordia o tempesta
dall’altra parte del fiume; di notte
è stato come sentire battere
in testa… un chiodo… un fastidio costante.

Guardandoci, muti, ci incamminiamo
ognuno imbavagliato dai suoi dubbi.
E siamo oltre le gabbie. Oltre le strade.
Ma bagnati di sole attraversiamo
l’unico ponte rimasto appeso
alle due scoscese sponde di terra.

Qui le lacrime non ingannano gli anni
che passano lievi levando il fiato.

Siamo pioggia. Siamo crudo commiato,
increduli e putridi di passato.
Siamo l’unico fato possibile.
Siamo bisogno di incontro e di viaggio…
Restiamo guerra viva, di passaggio.

 

Davide Toffoli (Roma, 1973) è docente di Lettere presso l’IIS Einstein-Bachelet. Collabora con varie riviste di settore. Ha pubblicato le raccolte poetiche Invisibili come sassi (Libreria Editrice Urso, 2014), Ogni foto che resta. Camminatori e camminamenti (ivi, 2015) e L’infinito ronzio (Controluna, 2018). Figura tra gli autori de Il libro degli allievi. Per Biancamaria Frabotta (Bulzoni, 2016) e Passaggio a mezzogiorno (Isola, 2018). Per Avamposto cura la sezione Recensioni.