Dal sottovuoto. Poesie assetate d’aria (Samuele editore, 2020) – A cura di Matteo Bianchi

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Dal sottovuoto. Poesie assetate d’aria, antologia in uscita per Samuele Editore, mette nero su bianco la volontà di confrontarsi sul tema dell’isolamento, di una quarantena tanto improvvisa quanto obbligata. L’idea è scaturita dalle sparute riflessioni trapelate sul web, ovvero dalla necessità sommersa di molti intellettuali di liberare un vuoto interiore che una volta confinato rimbombava con maggiore violenza. «Dovremmo pronunciare ogni parola vera come fosse un’agonia o un testamento», sosteneva Ceronetti in Poesia e solitudine.

«Un movente così decisivo per gli animi del 2020 non poteva essere ignorato a priori come un semplice “fattore esterno”, una trascurabile casualità – argomenta il curatore Matteo Bianchi – né ridotto alla solita boutade per stampare altra carta e battere cassa quando il silenzio non può più essere abbastanza. Da parte nostra non c’è stata alcuna intenzione di strumentalizzare un momento drammatico, tantomeno di estetizzare un dolore condiviso; tutt’al più di anestetizzarlo facendolo vibrare. Non va tralasciato, infatti, il tentativo di opporsi al panico generalizzato, di scongiurare una paura che se fomentata avvelenerebbe irrimediabilmente il nostro futuro. «Eravamo già ciechi nel momento in cui lo siamo diventati, la paura ci ha già accecato, la paura ci manterrà ciechi», ammoniva Saramago in Cecità».

Il curatore ha poi deciso di ordinare gli inediti quasi si trattasse di un sentiero, di un percorso per ritrovarsi attraverso le voci dei trentacinque autori coinvolti, consentendo un dialogo tra poesie provenienti da clausure personali, che nella fame d’aria manifestata si tendono l’una verso l’altra. «Tramite le risorse intime di ciascun autore e la riaffermazione di ogni individualità – aggiunge Bianchi – i versi in questione trasformano incontri, oggetti e gesti abitudinari in testimonianze emblematiche di una realtà oramai irreparabile. Leggendo i testi come fossero anelli intrecciati di un’unica catena, che cozzano e risuonano a seconda dell’armonia, ci si rende conto di quanto il bisogno autentico e senza soluzione di isolarsi, di allontanarsi da un rumore più o meno riconosciuto, fosse già insito in loro e cercasse talvolta appagamento per mantenerli in equilibrio».

Hanno accolto l’invito: Alessandro Agostinelli, Erminio Alberti, Lucianna Argentino, Franco Arminio, Alberto Bertoni, Maria Borio, Franco Buffoni, Anna Maria Carpi, Valentina Colonna, Flaminia Cruciani, Maurizio Cucchi, Francesco Forlani, Tiziano Fratus, Giovanna Frene, Tommaso Giartosio, Fabrizio Lombardo, Franca Mancinelli, Gerardo Masuccio, Stella N’Djoku, Roberto Pazzi, Umberto Piersanti, Giancarlo Pontiggia, Rossella Pretto, Eleonora Rimolo, Valentino Ronchi, Federico Rossignoli, Paolo Ruffilli, Anna Ruotolo, Gabrielle Sica, Stefano Simoncelli, Tiziano Scarpa, Luigia Sorrentino, Mary Barbara Tolusso, Mariagiorgia Ulbar, Gian Mario Villalta.

«Un modo e un’occasione importanti – conclude l’editore Alessandro Canzian – che abbiamo voluto cogliere per fare il punto della situazione socio-culturale attraverso la visione poetica. La poesia infatti è uno strumento privilegiato che da sempre testimonia la realtà. Oggi più che mai abbiamo voluto fotografare il momento e luogo eterotopico nel suo essere improvviso, certi dicono distopico, grazie a testi che rifuggano la definizione di instant-poetry per quella di poesia ragionata all’interno di una collettività, tale è l’insieme dialogante dell’antologia anche attraverso gli scambi che si stanno succedendo tra autori, curatore, editore. Alcuni testi sono stati concepiti all’interno dell’isolamento, alcuni in risposta ad altri, alcuni sono riscritture o rivisitazioni. Il tutto in un contesto paradossale: sospeso, pieno di tempo ma talmente inaspettato e veloce da non lasciare tempo all’analisi razionale. E proprio per questo, forse, l’approccio poetico può dare e arrivare laddove l’oggi non concede».

La metà dei proventi ricavati dalla vendita del volume sarà devoluta in beneficenza per rispondere all’emergenza sanitaria offrendo alla nostra comunità un aiuto concreto.

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Dal sottovuoto. Poesie assetate d’aria: tre testi

È marzo, sera, quanta luce, e quanto
cielo che si strappa pezzo a pezzo,
non manca niente, o forse no, salgo
sul diciannove, in un frusciare
marino di tigli, pare un’isola, oggi,
la città
battuta da venti, onde, stormi
scurissimi che ci sovrastano, e niente
che si oda, solo
un cane che muove la sua coda,
e le forsizie sono oro, prima che io brancoli
in uno strano silenzio di strade, lascia
dice una voce che sento, appena, dietro
una selva di lumini che si sfrangiano, lascia, dice,
che resti così ancora per un po’, ma non troppo,
in questo verziere di suoni che suonano
triti, sempre più triti,
mentre l’anno già gira, è un’altra
primavera che recalcitra, s’intrude, lasciala, poi,
questa gioia alta, quieta, non è
che ombra, e s’inabissa nella notte, cammina
verso il centro di strazio dell’umano, una gioia
esile
eppure così vera, non è questo, di’, quello che provi, mentre
lento, fermo, come un vascello al suo approdo, scivola
il diciannove in Quinto Alpini, è una notte di marzo,
che entra nel suo scuro
di sempre, trema.

Giancarlo Pontiggia

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Il verbo avere

Di là la lezione di seconda elementare. E
lei bellissima, la guardo, gli occhialini
e la matita in bocca, davanti allo schermo
in ginocchio sulla sedia. Poi torno
alle faccende mie quotidiane, lavare
e scrivere, cucinare. Io sono meglio
come suddito che talvolta guardando
il mondo si sente un re, piuttosto che
reuccio viziato: voici l’intuition, qui
da questo piccolo cuore d’appartamento
a proposito del verbo avere che declinate
a turno: avere troppo, avere poco, avere
molto, avere tutto. In attesa di uscire
di nuovo assieme noi per il grande regno
di belle biciclette bianche e teli stesi sull’erba.

Valentino Ronchi

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***
ci teniamo a distanza. abbastanza, non tanto. quanto basta
a vedere, a intravvedere una ruga, un segno, un apostrofo
forse anche un refuso del viso. uno spigolo di quanto resta
nell’ombra. un quadro, un armadio, i libri sul tavolo.
ci sono le cose da dire, da fare. la cena da preparare.
cronaca familiare. inciampo nell’economia domestica
questo parlarsi a misura sicura. tu quasi sfocata/ se tolgo gli occhiali.
la vita, la nostra, non quella degli altri, disinfettata, pulita. nient’altro.

Fabrizio Lombardo