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da Atelier 85: Paolo Valesio “Aree dominanti (Appunti sulla critica letteraria italiana negli Stati Uniti)”

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da Atelier 85
Aree dominanti (Appunti sulla critica letteraria italiana negli Stati Uniti)
di Paolo Valesio

La mia generazione e? approdata negli Stati Uniti intorno alla meta? degli Anni Sessanta – dunque in un periodo in cui si puo? ben dire che la cultura italiana ovvero metropolitana “colonizzava” gli studi americani: i docenti, in gran parte espatriati, importavano i criteri, i canoni, gli approcci metropolitani. Questo vantaggio strategico non era privo di problemi: la situazione era piuttosto insulare, data la tradizionale posizione marginale (e cosi? torniamo alle aree) della letteratura italiana rispetto alle altre grandi tradizioni europee – posizione che ancor oggi sussiste, anche tra molti sviluppi e cambiamenti. Due soprattutto erano i limiti, implicitamente accennati nei termini che ho appena adoperato: una concezione abbastanza ristretta di quello che fosse il canone, e una certa opacita? rispetto ai problemi del metodo (per questo parlavo di “approcci” piuttosto che di “metodi”). Che cosa c’era, insomma in quegli anni, dietro le letture letterarie proposte e sviluppate nei corsi universitari di italianistica? Una mescolanza di post-crocianesimo e di positivismo, con qualche timida sfumatura marxista; situazione, tutto sommato, analoga a quella della madrepatria – con l’eccezione della timidezza, perche? l’ideologia marxista era tutt’altro che timida; anzi come tutti sappiamo era egemonica in quegli anni in Italia. In questo panorama il tocco finale ma essenziale era quello della filologia: la filologia (filologia testuale soprattutto, ma anche filologia in senso piu? lato) e?, allora come oggi, il punto di forza dell’italianistica, in Italia e all’estero. […]

Non ho mai condiviso il trionfalismo di molti miei colleghi italianisti che notano – con peraltro comprensibile soddisfazione – che il numero di studenti dei primi anni (i cosiddetti undergraduates), i quali scelgono di seguire corsi di lingua italiana, e? superiore al numero dei francesisti e di gran lunga maggiore di quello dei germanisti. E non l’ho mai condiviso perche? questi numeri “di ingresso” non si traducono poi in analoghi risultati nel campo degli studi avanzati di letteratura. La ragione fondamentale di cio? ha a che fare con l’infrastruttura teorica delle grandi letterature europee: con poche eccezioni la letteratura italiana dopo Croce non ha conosciuto elaborazioni teoriche che accompagnassero intimamente la sua letteratura, conferendole un fascino filosofico; laddove la letteratura francese e quella tedesca sono state, dalle origini settecentesche degli studi letterari moderni fino a tutt’oggi, le sorgenti principali di ogni seria riflessione teorica contemporanea sulla letteratura.(…)


Paolo Valesio, nato e formato a Bologna, ha trascorso la maggior parte della sua attività universitaria negli Stati Uniti, cominciando con un periodo di studio e insegnamento all’Università di Harvard. In seguito Valesio ha insegnato all’Università di New York, a Yale University (per più di un quarto di secolo) e alla Columbia University, dove conclude la sua carriera come Giuseppe Ungaretti Professor Emeritus in Italian Literature. Valesio è stato professore in visita presso varie università in Italia e all’estero, fra cui Canada e Brasile; ha tenuto seminari a Firenze, Spoleto, Recanati, Liegi, Flensburg, ed è stato Fellow del Center for the Humanities di Wesleyan University,  della Fondazione Guggenheim e del Whitney Humanities Center (Yale University). A Yale, Valesio ha fondato e diretto il “Yale Poetry Group”, riunione bisettimanale di discussioni e letture poetiche (1993-2003).
Nel 1997, Valesio ha fondato e diretto la rivista “Yale Italian Poetry (YIP)”, che nel 2006 è divenuta “Italian Poetry Review (IPR)” con indirizzo presso la Italian Academy for Advanced Studies in America at Columbia University. Egli è presidente della giuria del Premio Internazionale di Poesia “Piero Alinari” a Firenze.
Oltre a numerosi articoli, saggi e racconti Paolo Valesio ha pubblicato cinque libri di critica e sedici volumi di poesia (uno dei quali, Il volto quasi umano, è stato finalista al “Premio Luzi”, e il più recente dei quali è La mezzanotte di Spoleto). Egli ha inoltre pubblicato due romanzi, una raccolta di racconti brevi, e un racconto lungo; e si è occupato della messa in scena di un suo atto unico in versi e delle versioni drammatiche di alcune delle sue raccolte di poesia. Fra altre attività, Paolo Valesio è attualmente impegnato nella composizione  simultanea di una trilogia di romanzi diaristici paralleli scritti da prospettive differenti.
Nella primavera del 2013, Paolo Valesio ha fondato il “Centro Studi Sara Valesio” che svolge la sua attività presso il Museo della Città di Bologna, con sede in Palazzo Fava a Bologna.

 



(l’intervento integrale è leggibile nel nr. 85 della rivista Atelier –
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