Marko Poga?ar è nato nel 1984 a Spalato. Poeta prolifico, pluripremiato, che ha al proprio attivo già numerosi libri, non solo di versi ma anche di racconti e saggistica, è redattore delle riviste Zarez e Quorum, nonché presso la casa editrice V.B.Z. Tradotto in una ventina di lingue, tra i numerosi titoli da lui pubblicati si ricordano le raccolte  di poesia: Pijavice nad Santa Cruzom / Trombe marine su Santa Cruz (Zagabria, 2006), Poslanice obi?nim ljudima / Lettere alle persone comuni (Zagabria, 2007), Predmeti / Oggetti, (Zagabria, 2009), Crna pokrajina / Regione nera (Zagabria, 2013).

da Atelier 84 – Roberto Deidier da “Atelier Valadon”

deidier     A84

da Atelier 84
“Il Nobel e Sanremo”

Roberto Deidier, da Atelier Valadon

Le venature crepuscolari ed ermetiche, con le quali Roberto Deidier ci conduce a Montmartre nell’atelier parigino di Susanne Valadon, la madre del pittore Utrillo, vanno considerate come un piccolo omaggio al secolo scorso, la cui rievocazione («Del millenovecentoventicinque») non puo? non far pensare alla gozzaniana fotografia che ha ispirato L’amica di nonna Speranza, mentre altre allusioni («E crocifisso al palo il calendario», «L’ho crocifisso al palo») ci riportano al Quasimodo degli Anni Quaranta. […] Durante il passaggio dall’inesteso all’esteso, dal se? al reale, dalla misura lirica dell’atti- mo al canto, che richiede un “oltresignificato” in un’accezione che, secondo Elio Pecora, «comprende appressamento e stupefazione, raggiungimento e perdita», l’autore propone una poesia capace di squadrare il mondo mediante un linguaggio comunicativo che non rinuncia a un’intrinseca purezza calata nella quotidianita? e che contemporaneamente e? capace di assaporarne vibrazioni, ritmi ed evocazioni. […]

Giuliano Ladolfi

     *

     Una porta, cent’anni, una capriola
     Piu? indietro, ancora, fino a quelle voci
     Di donne – le ciminiere lontane,
     Impensabili fumi sulle ardesie
     Di questi tetti, il villaggio, le strade
     Di porta in porta raccogliendo i panni
     Con la madre, lei sola un universo

     E crocifisso al palo il calendario
     Del millenovecentoventicinque.

     *

     Mestieri, ne aveva fatti troppi
     Prima sarta, fiorista, pasticcera
     E l’uomo che la mise sulla pista,
     Domatore di tutti quei cavalli,
     Era un’ipnosi come il cerchio strano
     Tra lei e quella gente che pagava.
     Ma funzionava, cosi? doveva andare,
     Illudendosi come illude il bene.
     e? tutto a posto, intanto si diceva
     Tornando a sera nel suo carrozzone:
     Meglio qui che girare tra le case
     E quelle voci, sempre quelle voci
     Con le loro cantilene dimesse.

     *

     Il mio desiderio non e? chiaro
     Ma il cielo dei miei quadri e? finito.
     Li?, sul cavalletto dei nudi, dei ritratti
     L’ultimo vaso non e? colmo dei miei fiori.


Roberto Deidier nasce a Roma il 31 agosto 1965. Il suo esordio poetico avviene nel 1989, sulla rivista «Tempo presente»: alcune sue poesie sono presentate da Elio Pecora, con cui instaura un lungo sodalizio affettivo e letterario. Nell’autunno di quell’anno, con gli amici Marina Guglielmi e Fabrizio Bolaffio, inizia a pubblicare un piccolo quaderno di poesia, «Trame»: il titolo è suggerito da Amelia Rosselli, prima lettrice delle poesie di Deidier e prima collaboratrice della nuova rivista, che prosegue fino al 1996. In poesia ha pubblicato Il passo del giorno (1995), con prefazione di Antonio Prete e la copertina di Piero Guccione; Premio Mondello opera prima. Libro naturale, (1999) e  Il primo orizzonte, (San Marco dei Giustiniani). Nel 2011 pubblica con Empirìa, un singolare quaderno di traduzioni, Gabbie per nuvole, senza i testi originali a fronte: un viaggio sentimentale tra le poesie che sono state importanti nel suo percorso di formazione. Del 2014 è Solstizio (Milano, Mondadori, collana Lo Specchio)

Fotografia dell’autore di Domenico Stagno


 

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