A cura di Antonio Fiori Il warbling dell’armonica a bocca, col suo ritmo sincopato di due suoni sempre più...
Luca Pizzolitto Crocevia dei cammini Pequod, 2022 – Il crocevia in cui arriva il poeta è il luogo dove nasce...
Albertina BollatiIllustrazioni Stefano VitalePoesie “Incerto confine” Introduzione di Vittorio Bo Edizioni “Disegnodiverso” Paola Gribaudo 2019 * Impromptus 1. Dormono bambini...
Giovanni Nuscis Il grande tempo è ora Arcipelago Itaca, 2021 pgg 175, euro 17,00 . Nota di Gisella Blanco ....
Scheda libro L’antologia “?????? ?? ???????????? – la parola del nemico” di Luca Benassi (PNV Publishing, Skopje, Macedonia 2019), viene...
Luigi Fontanella Raccontare la poesia ( 1970-2020) Moretti&Vitali, maggio 2021 L’ultima antologia poetica, in ordine di tempo, degna di nota...
I “Quaderni di Prato Pagano” saranno l’argomento della relazione di Damiano Sinfonico. I “Quaderni di Prato pagano”, quattro volumetti pubblicati...
Fabio Franzin "Corpo dea realtà - corpo della realtà"
(Puntacapo editore)
Lettura di Piergiorgio Viti
(Puntacapo editore)
Lettura di Piergiorgio Viti
Esco di casa dopo aver visto lo struggente “Sorry we missed you” di Ken Loach e mi torna in mente “Corpo dea realtà - Corpo della realtà” (Puntoacapo editore) dell’ottimo Fabio Franzin, letto meno di un mese fa. Il libro, già vincitore del V premio Fortini, e il film sembrano viaggiare su binari paralleli: la precarietà esistenziale e la disgregazione dei rapporti umani, schiacciate entrambe dalle coercitive regole del mondo del lavoro. Sì, quel lavoro che logora, consuma, che sembra in grado di annullare persino la vita stessa dell’autore veneto, classe 1963, poeta-operaio come lo fu, a suo tempo, Luigi Di Ruscio, il quale per anni lavorò in una fabbrica di chiodi in Norvegia. La dura condizione lavorativa, già ampiamente trattata da Franzin nelle precedenti sillogi, come per esempio in “Fabrica” (a quando una ristampa?) assume sempre di più i connotati di un Purgatorio dove la natura umana è continuamente violata. Alla crisi economica, sociale, antropologica non si può che opporre però una sterile resistenza, per cui “Scrivere è cancellare”: al poeta rimangono soltanto le parole, le poche parole “per resistere/, per rimanere a galla nel fondale della storia.”. Paradigma di questa strenua resistenza è il testo “Partigiano della terra”, tra i più notevoli; in una vasta area in cui sorge il centro commerciale di Marcon, l’autore nota l’unica casa contadina rimasta; il “partigiano della terra” , fra mega supermarket, outlet, parcheggi e rotonde, mai arresosi al cancro della speculazione, è lì che continua a vivere la sua vita semplice, arcaica, tuttavia forse per questo più autentica. La condizione da “sopravvissuto” fa dire a Franzin, in una chiusa-manifesto pregna di umana compassione, che “mi sento fratello/ di quest’ultimo partigiano della terra”.
Bolla 3. Carlotta Cicci, Sul banco dei pesci, L’Arcolaio È un libro mosso, inquieto, divagante, un libro che si...
A cura di Sandro Pecchiari Vi sono moltissimi libri che parlano di perdita e lo fanno in due modi...