Esce oggi per Terra d’Ulivi Edizioni, l’ultimo lavoro di Gianni Ruscio, prolifico autore che seguo da tempo. Quella che riporto...
Critica
Albertina BollatiIllustrazioni Stefano VitalePoesie “Incerto confine” Introduzione di Vittorio Bo Edizioni “Disegnodiverso” Paola Gribaudo 2019 * Impromptus 1. Dormono bambini...
Ricordo la meraviglia e il senso di sgomento quasi fisico quando, studente di filosofia teoretica, mi sono imbattuto in Nietzsche....
Scheda libro L’antologia “?????? ?? ???????????? – la parola del nemico” di Luca Benassi (PNV Publishing, Skopje, Macedonia 2019), viene...
Già tanto è stato scritto su Costellazione parallela, antologia fucsia in cui Isabella Leardini racchiude sedici poetesse del Novecento italiano,...
«Questo spentoevo sta finendo» scrive Gianfranco Lauretano. Si riferisce alla nostra epoca scialba, dominata dal perbenismo e avente come risposte...
Fabio Franzin "Corpo dea realtà - corpo della realtà"
(Puntacapo editore)
Lettura di Piergiorgio Viti
(Puntacapo editore)
Lettura di Piergiorgio Viti
Esco di casa dopo aver visto lo struggente “Sorry we missed you” di Ken Loach e mi torna in mente “Corpo dea realtà - Corpo della realtà” (Puntoacapo editore) dell’ottimo Fabio Franzin, letto meno di un mese fa. Il libro, già vincitore del V premio Fortini, e il film sembrano viaggiare su binari paralleli: la precarietà esistenziale e la disgregazione dei rapporti umani, schiacciate entrambe dalle coercitive regole del mondo del lavoro. Sì, quel lavoro che logora, consuma, che sembra in grado di annullare persino la vita stessa dell’autore veneto, classe 1963, poeta-operaio come lo fu, a suo tempo, Luigi Di Ruscio, il quale per anni lavorò in una fabbrica di chiodi in Norvegia. La dura condizione lavorativa, già ampiamente trattata da Franzin nelle precedenti sillogi, come per esempio in “Fabrica” (a quando una ristampa?) assume sempre di più i connotati di un Purgatorio dove la natura umana è continuamente violata. Alla crisi economica, sociale, antropologica non si può che opporre però una sterile resistenza, per cui “Scrivere è cancellare”: al poeta rimangono soltanto le parole, le poche parole “per resistere/, per rimanere a galla nel fondale della storia.”. Paradigma di questa strenua resistenza è il testo “Partigiano della terra”, tra i più notevoli; in una vasta area in cui sorge il centro commerciale di Marcon, l’autore nota l’unica casa contadina rimasta; il “partigiano della terra” , fra mega supermarket, outlet, parcheggi e rotonde, mai arresosi al cancro della speculazione, è lì che continua a vivere la sua vita semplice, arcaica, tuttavia forse per questo più autentica. La condizione da “sopravvissuto” fa dire a Franzin, in una chiusa-manifesto pregna di umana compassione, che “mi sento fratello/ di quest’ultimo partigiano della terra”.
I greci usavano il termine aletheia, ovvero disvelamento; parlavano di verità come qualcosa da scoprire. La verità era qualcosa che...
Alessandro Canzian Condominio S.I.M. Stampa 2009, 2020 La Collana, n.64 Direttore Maurizio Cucchi Prefazione di Mauro Maconi pp.108, euro 14,00...
Carmelo Pistillo (a cura di) Arthur Rimbaud Una stagione all’inferno La Vita Felice, 2020 pp. 220, euro 18,00 Sono ben...