FLASHES E DEDICHE – 1.10- LE TESTIMONIANZE DELLA BLANCO ANZUREZ

È appena uscito nella collana Pippa Passes per la Editorial Buenos Aires Poetry, Luz de los infames: Testimonios. Questo meraviglioso libro è stato scritto da Viridiana Blanco Anzurez, poetessa mexicana di una certa rilevanza, ancora non conosciuta e tradotta in italiano. Lo dico subito, il testo ha una potenza di immagini e di dettato incredibile e allo stesso tempo una musicalità fuori dall’ordinario. Il lavoro offre poesie dure, reali ed è diviso in due sezioni simmetriche per numero di componimenti : una parte dedicata a temi tanatologici(Confesiones agónicas) , l’altra più densa incentrata sulla figura femminile (Los despojos de la lengua). Sono i temi trattati che spesso tolgono il fiato, colpiscono diritti allo stomaco. Ci sono suicidi, morti per violenza, per malattia, una enorme denuncia sociale contro stragi senza colpevoli; il tutto con tratti a volte visionari e con una parola che entra nelle viscere e ti fa capire come la poesia possa essere una lama, un capovolgimento, uno squartamento dei buoni sentimenti. Una poesia contro la falsificazione della parola data dal buonismo imperante tipica  degli autori in cerca di pubblico e di vendite: la fallace e pinocchiesca “consolazione” per anime ingenue o la finta denuncia sociale che sfocia in noiosa predica (politically correct)  che in realtà non interessa nessuno. In questi versi, invece,  si sente l’odore del sangue, della morte, del vero disagio sociale: come dice anche il titolo stesso, delle testimonianze reali.  Spero che qualche editore di buona volontà, legga questa autrice e si prenda il coraggio di pubblicare la sua opera che merita davvero ampi spazi internazionali.
Propongo qui, su suggerimento della stessa Blanco Anzurez, tre poesie sia in lingua originale, sia nella mia versione.

dalla sezione CONFESIONES AGÓNICAS :

XXIII

Sull’orlo della morte

si bestemmia due volte.

Tengo un elicriso in tasca e prego,

a causa tua la resurrezione,

in te affido l’ostilità del fuoco.

Nessuna saetta toccherà la mia fonte

nessun spirito mi camminerà nell’anima.

Il dio rosso non può distinguere le viscere.

Sto conversando con la terra,

sono tua,

mi accogli addormentata,

tiepida come il canto di un bambino.

Dopo aver superato i limiti

-tutto è niente –

dal mio sangue si è formato un crepuscolo

dalle mie ossa polvere fine di deserto,

chi mi accompagna aspira e loda il paesaggio.

Questa è una sorgente

senza volti né visioni dentro,

la pioggia ci resuscita

sembra che la luce gridi una speranza.

Per il dio rosso

è solo una questione di riposo

ti opporrai,

arriverà una nuova blasfemia.

XXIV

La morte ti obbedisce

hai la mano di dio alla tua destra

e i cimiteri si aprono alle voglie.

Le armi sono la tua giustizia.

Dalla tua frusta offri papaveri.

Rido e ballo

perché il sogno mi appartiene,

gli occhi e le mani del corpo nudo.

Non sei molto più della miseria di una discarica

che crede di essere l’inferno stesso

ma basta una fiamma per corromperti.

Rido

perché anche la terra

mangerà le tue mascelle,

la terra madre

che raccoglie i suoi figli

giusti e ingiusti.

Nella Cabaña del Toro*

il mio vestito non è più bianco,

divertitevi

il destino è lo stesso

per chi ha virtù aspre.

Come pensi di sopravvivere alla mia sepoltura?

Come pensi di vedere il mondo

se le vetrate sono già rotte?

XXV

Le Muse danzano al galoppo,

dalle gambe cadono cieli grigiastri.

La pazza, sentivano i rumori

era solo sporcizia sul pavimento

buchi di vespe nelle tempie.

Un divano rosso accoglieva i vinti

i ragazzi esalavano aceto e piscio.

È tutto, cavalcare nell’incendio

con i vapori della festa,

abbracciare la propria ombra

nella prova di un nome che soffoca.

Correre alle file del pozzo.

La pazza, la pazza
girava gonfia di piume

aveva fame e li divorò in fretta

senza rimorsi né dolori

in una nuvola di mosche.

Con la luce del mattino sono evidenti

scenari da crisi isterica,

le lingue finiscono di spazzare via le carogne.

Sono state sciacquate con la saliva

per disfare quel che resta

da consegnare ai parenti

e tornare vergini

al bordello dell’ultimo giorno.

Chi li sopporta trenta cadaveri?

Chi li nega e ripete che non gli appartengono?

Vieni a divertirti al Caballo Blanco*.

*La Cabaña del Toro e il Caballo Blanco, sono luoghi messicani dove si sono consumate delle stragi, con decine di morti, senza che i colpevoli venissero identificati. Nella strage del Caballo Blanco del 2019 morirono una trentina di persone, dopo che un gruppo armato sparò all’interno del locale, gettò benzina  sbarrando le uscite di sicurezza. Molti morirono asfissiati e bruciati, da qui il tema della poesia.

XXIII

En los linderos de la muerte

se blasfema dos veces.

Guardo la siempreviva en el bolsillo y rezo,

por causa tuya la resurrección

en ti confío la hostilidad del fuego.

Ningún rayo tocará mi fuente

ningún espíritu andará mi alma.

El dios rojo

no puede distinguir las vísceras.

Entablo una conversación con la tierra,

soy de ti,

me recibes dormida,

tibia como el canto de un niño.

Después de pasar los límites

-todo es nada-

de mi sangre se ha formado un crepúsculo

de mis huesos un fino polvo de desierto,

quienes me acompañan lo aspiran

y alaban el paisaje.

He aquí un manantial

donde no hay rostros ni visiones adentro,

la lluvia nos resucita

tal parece que la luz vocifera una esperanza.

Para el dios rojo

es cuestión de reposar

ya te resistirás, ya llegará una nueva blasfemia.

XXIV

La muerte te obedece

tienes la mano de dios a tu derecha

y los camposantos se abren a tus ganas.

Todas las armas tu justicia.

De tu látigo concedes amapolas.

Río y bailo

porque el sueño me pertenece,

los ojos y las manos del cuerpo desnudo.

No eres más que la miseria de un basural

que cree ser el infierno mismo

pero sólo una flama te corrompe.

Me río

porque también la tierra roerá tus fauces,

la tierra madre

que recoge a sus hijos

justos e injustos.

En La Cabaña del Toro mi vestido ya no es blanco,

diviértanse

el destino es el mismo

para las virtudes agrias.

¿Cómo piensas sobrevivir a mi sepultura?

¿Cómo piensas ver el mundo

si ya los ventanales están rotos?

XXV

A galope las musas danzan,

caen de sus piernas cielos grisáceos.

La loca, avisaban los retumbos

y era solo mugre contra el suelo

agujeros de avispa en las sienes.

Un sofá rojo reunía a los vencidos

y muchachos exhalaban vinagre y orines.

Es todo, cabalgar en el incendio

con los vapores del festín,

abrazar la propia sombra

en el ensayo de un nombre que se asfixia.

Correr a las filas del pozo.

La loca, la loca

daba giros henchida de plumas

tenía hambre y los devoró con prisa

sin tientos en el pecho

sin dolencias y en el mosquerío.

Escenarios de histeria

con la luz de la mañana son evidentes,

las lenguas terminan de arrasar carroña.

Ellas fueron enjuagadas en saliva

para deshacer lo que sobra

entregarse a sus deudos

y volver virginales

al prostíbulo del último día.

¿Quién sostiene treinta cadáveres?

¿Quién los niega y repite que no le pertenecen?

Ven a gozar al Caballo Blanco.

*Extraído de Luz de los infames: Testimonios. Colección Pippa Passes, Buenos Aires Poetry. Argentina, 2021.

Per una maggiore conoscenza dell’autrice:

Nasce en Otatitlán Veracruz, nel 1985. Membro del Taller Literario de Tuxtepec Oaxaca, ed è stata capo redattrice della rivista letteraria  Plan de los Pájaros. Ha pubblicato nei libri collettivi Tuxtepec en la vertiente poética, La fiesta de las letras, Tres ventanas a la literatura oaxaqueña, 40 barcos de guerra, Amantes de mar y tierra (Perú),  Testimonio de una década, Desde el fondo de la tierra poetas jóvenes de Oaxaca, Atlixco la palabra escrita en el agua, Guelaguetza poética. Nelle riviste Plan de los Pájaros, Albatros, Bitácora Pública, tra le altre. Ha pubblicato  una plaquette di poesía intitolata  El café florece en abril,  per la Universidad Autónoma de Querétaro. I  libri di poesía En lo oscuro del vientre, sponsorizzato dalla Secretaría de Cultura del Estado de Oaxaca  y Luz de los infames: Testimonios, per la Editorial Buenos Aires Poetry, colección Pippa Passes, Argentina, 2021. È stata curatrice di vari libri di poesia e narrativa, oltre a coordinare laboratori letterari per bambini, giovani e adulti. Nel mese di aprile 2017 vince il premio Ramón Figuerola, ai  XXXI Juegos Florales di Coatzacoalcos, Veracruz.