Blas de Otero (Bilbao, 15 marzo 1916 – Madrid, 29 giugno 1979) è stato un poeta spagnolo, esponente della generazione del ’36; segue la corrente poetica del secondo dopoguerra chiamata “poesia sradicata” (poesía desarraigada). Ricevette un’istruzione religiosa. Studiò diritto, carriera che però non esercitò mai. Dopo essersi dedicato all’insegnamento per alcuni anni, decise di consacrarsi interamente alla poesia. Condusse una vita solitaria passando la maggior parte del tempo a Madrid. Dal punto di vista ideologico passò da una visione “cristiano-drammatica” ad una “marxista-militante”. Il percorso poetico di Otero può essere suddiviso in tre cicli: il primo ciclo riflette il gusto per una poesia “desarraigada”; il secondo ciclo comprende tutte le opere che rientrano nel genere della “poesia sociale”, e infine nell’ultimo ciclo troviamo poesie di gusto “sperimentale” attraverso le quali il poeta spagnolo esprime le proprie inquietudini esistenziali. Si è affermato con il volume Ángel fieramente humano (1950), di ispirazione cristiana; poi con Redoble de conciencia (1951), Pido la paz y la palabra (1955) e Ancia (1958) la guerra e le circostanze storiche diventano motivi dominanti. Preoccupazione sociale e solidarietà umana ispirano le raccolte posteriori: En castellano (1960), Esto no es un libro (1963), Que trata de España (1964), Poesía con nombres (1977).
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TARDE ES, AMOR 1
Volví la frente: estabas. Estuviste
esperándome siempre.
Detrás de una palabra
meravillosa, siempre.
Abres y cierras, suave, el cielo.
Como esperándote, amanece.
Cedes la luz, muoves la brisa
de los atardeceres.
Volví la vida; vi que estabas
tejiendo, destejiendo siempre.
Silenciosa, tejiendo
(tarde es, Amor, ya tarde y peligroso)
Y destejiendo nieve…
AMORE, È TARDI
Volsi la fronte: da sempre c’eri,
e mi stavi aspettando
oltre un’indicibile
parola, sempre.
Flebile dischiudi e assiepi il cielo,
così aspettandoti, si accende il giorno.
Fletti la luce, sospingi la brezza
vespertina.
Volsi la vita: ti vidi
che stavi intessendo, sempre taciturna
sgrovigliavi, ordivi
(è tardi, amore, ormai è tardi e insidioso)
e snodavi la neve…
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HOMBRE
Luchando, cuerpo a cuerpo, con la muerte,
al borde del abismo, estoy clamando
a Dios. Y su silencio, retumbando,
ahoga mi voz en el vacío inerte.
Oh Dios. Si he de morir, quiero tenerte
despierto. Y, noche a noche, no sé cuándo
oirás mi voz. Oh Dios. Estoy hablando
solo. Arañando sombras para verte.
Alzo la mano, y tú me la cercenas.
Abro los ojos: me los sajas vivos.
Sed tengo, y sal se vuelven tus arenas.
Esto es ser hombre: horror a manos llenas.
Ser —y no ser— eternos, fugitivos.
¡Ángel con grandes alas de cadenas!
UOMO
Sfidando la morte in un corpo a corpo,
sull’orlo dell’abisso sto invocando
Dio. E tuonando il suo silenzio soffoca
la mia voce nell’immobile nulla.
Dio, voglio tenerti sveglio, se devo
morire. E forse, non so quando, notte
dopo notte mi udrai. Dio sto parlando
solo e abbranco le ombre per trovarti.
Sollevo la mano e tu me la tagli,
apro gli occhi e vivo me li recidi,
ardo e le tue sabbie sono di sale.
Essere uomo: orrore a mani colme,
essere – e il nulla – eterni, fuggiaschi.
Angelo con ali enormi in catene.
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I testi tradotti appartengono alla raccolta: BLAS DE OTERO, Ancia, Barcelona, 1958.
In fotografia: Blas de Otero accanto al poeta e saggista Roberto Fernandez Retamar, Circifying Room, 20 febbraio 1964.
© Collezione speciale di fotografie del BNJM.
Sarah Talita Silvestri (Palermo 1982) vive a Bra, in provincia di Cuneo. È laureata in Archeologia e Storia antica presso l’Università degli Studi di Torino, si occupa di numismatica antica e collabora con associazioni culturali e musei; è docente presso la Scuola Secondaria.