ATELIER 77 – MARZO 2015 – “Produrre cultura”

 ATELIER 77

 

Editoriale

 

Produrre cultura

Con questo numero entriamo nel ventesimo anno di «Atelier». Gli anniversari rappresentano le pietre miliari di fronte alle quali soffermarsi per un bilancio e per una prospettiva.
Fin dal primo Editoriale ci siamo imposti un lavoro di “scavo” all’interno della poesia italiana, uscita malconcia da un secolo di sperimentalismo e di distacco dalla realtà. Eravamo, però, consapevoli che non bastavano i proclami, non bastavano le stroncature, non bastavano i sentimenti di opposizione. Occorreva ricostruire dalle fondamenta e non per distruggere quanto la tradizione offriva, ma ricostruire proprio quei cunicoli di accesso ai grandi del passato.

L’impegno nostro, quindi, si è attuato nel ricercare i motivi della crisi, nell’operare coraggiose scelte in positivo e in negativo e soprattutto nel fondare le valutazioni su argomentazioni dichiarate. Mai ci si è appellati al “gusto personale”, criterio appannaggio soltanto dei poteri forti, neppure ci si è limitati a proporre una vetrina di autori conosciuti e sconosciuti e neppure ci si è affidati all’autorevolezza altrui per sostenere le nostre tesi.
Abbiamo ospitato idee più che personaggi. Non sono mancati casi in cui al dotto si è preferito lo sconosciuto saggista capace di enucleare contenuti dirompenti e nuovi. Non siamo andati alla caccia del nome famoso che nobilitasse la rivista. Certo nessuno è stato emarginato nel momento in cui potevano essere offerti contributi significativi.
“Produrre cultura”: ecco il nostro impegno, un impegno che continua nell’attuale fase sul bisogno di scrivere e di leggere poesia, nello scandagliare il problema non solo sotto il profilo stilistico e letterario, come se lo stile fosse staccato dall’uomo, ma riconducendolo all’unità nella concezione personalistica di un essere unico ed irripetibile e contemporaneamente uguale a tutti gli esseri della stessa specie. Su questa base abbiamo costruito il nostro lavoro di critica che di numero in numero ha abbracciato dall’inizio del Novecento la contemporaneità alla ricerca di una poesia profondamente immersa nelle contraddizioni del presente.
“Produrre cultura” ha implicato ed implica la ricerca dell’apporto di chiunque si affianchi con buona volontà a questo difficile e rischioso lavoro. Nessuno è stato ed è escluso, perché solo la partecipazione di intelligenze diverse possono arricchire la ricerca di un obiettivo tanto difficile. “L’opera comune” non è stato un sogno e rappresenta un’importante stagione della vita per chi ha accettato di parteciparvi ed ha implicato dibattiti, scambi epistolari, convegni,  pubblicazioni, incontri, presentazioni, sempre produttivi, perché molti sono e sono stati i compagni di viaggio.
“Produrre cultura” ha comportato anche la responsabilità di fronte alla contemporaneità e ai posteri, visibile anche nelle riviste e nelle iniziative ispirate al nostro modello. «Atelier» in parecchi casi è stata una cellula-madre da cui si sono originate altre cellule, talvolta cartacee e talvolta online.
E l’entusiasmo sorretto dalla consapevolezza di combattere una battaglia non per conseguire fama, carriera e ricchezza (nessuno dei due direttori ha trovato sistemazioni invidiabili o in grandi case editrici o nelle università o in impieghi pubblici), ma per amore di un progetto urgentemente necessario, ha costituito il lievito di ogni intervento, di ogni azioni, di ogni decisione.
Per questo motivo, “produrre cultura” ha comportato anche “coerenza” tra mezzi e fini, tra idee e pratica, tra parole e azioni, al di fuori di ogni carrozzone politico, al di fuori di ogni cordata culturale, al di fuori di ogni platea mediatica, al di fuori di ogni interesse economico.
Questo progetto, chiaro fin dal primo numero, guida ancora la nostra redazione e viene consegnato, ai nostri collaboratori, in modo particolare ai giovani, cui affidiamo nella linea della continuità la fiaccola dei grandi valori che ci siamo proposti all’interno di un lavoro continuo, impegnativo e difficile, ma confortato dal dono dell’amicizia, della condivisione e dalla convinzione che le più complete e durature soddisfazioni di una vita vanno ricercate nella bellezza, nella solidarietà e nel dono.
 Giuliano Ladolfi

 


 

INDICE DEI CONTENUTI (Atelier nr. 77; Marzo 2015)

        Editoriale
  5 – Produrre cultura
. .. …Giuliano Ladolfi

  7 – In questo numero
.. .  ..Guido Mattia Gallerani

        Dibattito
  8 – Se vi foste chiesti perché non diventiamo (solo) digitali
        Matteo Fantuzzi

      

        Tremila parole per la poesia. 
  9 – Le figure mancanti di Luciano Neri
        Alberto Comparini

  

        Saggi

16 – La ragazza Carla di Elio pAgliarani: un coacervo di crepuscolarismo

        e sperimentazione

        Sonia Caporossi

 

        Interviste

24 – “La poesia è una sretta di mano, ma io ho deciso di passare alla prosa…”:
         collocquio con Giampiero Neri
        Alessandro Rivali
31– La formazione del poeta: dialogo con Alberto Bertoni attorno a
      “Traversate”.
       Luca Ariano e Guido Mattia Gallerani

 

       Voci

       Stefano Leoni – L’annullarsi maestoso dei contrari

40 – Presentazione di Matteo Zattoni

41 – Testi

 

       Valentina Pinza – Colonie

48 – Presentazione di Stefano Suozzi

50 – Testi

 

        Matteo Zattoni – I transumani

58 – Presentazione di Francesco Tomada
58 – Testi

 

        Voci internazionali

        Jan Wagner – Variazioni sul barile dell’acqua piovana

67 –  Presentazione e traduzione di Federico Italiano

68 –  Testi

 

       Letture

       Poesia

86 – Angelo Guarnieri, “Tempo nostro – Parole chiare e
       poesia dell’alba: il mondo in pace e in guerra”

       Giovanna Rosadini

88 – Alessandro Moscè, “Hotel della notte”

       Guido Mattia Gallerani

91 – Valerio Nardoni, “Senso di felicità”

       Bernardo Pacini

 

       Saggistica

93 – Elio Gioanola, “La malattia dell’altrove”

       Daniela Bisagno

 

 


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