Arianna Vartolo – Inediti

Arianna Vartolo è nata nel 1998 a Roma, dove vive. L’aiuto a non morire (Cultura e Dintorni Editore, 2019) è la sua opera prima in versi. Compare nell’antologia Abitare la parola: poeti nati negli anni Novanta per Giuliano Ladolfi Editore (2019). Di lei è stato scritto, tra gli altri, su ClanDestino, Pangea, Laboratori Poesia – della cui redazione fa inoltre parte dal 2021. Alcuni suoi inediti e lavori sono apparsi su riviste cartacee e online tra cui Atelier e Inverso (nella cui redazione fa ingresso a marzo del 2022), nonché su La bottega della Poesia del quotidiano La Repubblica – Roma. Nel 2021 è rientrata tra i finalisti del Premio di Poesia Città di Borgomanero – Achille Marazza e del XXII Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “Guido Gozzano”.

 

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Dalla raccolta inedita “Derma”

 

 

È il corpo stesso quando saturo di liquidi
a lasciarsi scivolare addosso
quelli nuovi ricevuti dall’esterno.
Come fosse cosparso di unguenti e invece
sono gli intenti purificatori a farsi resistenti
all’acqua che scende sull’osso dello sterno.

 

La pelle si rende superficie d’eccezione
per quel bisogno che parla secondo obbligo espresso:
sembra quasi equazione di tensioni e rilasci
l’andare dritto della goccia – senza mai
deviare – nell’incavo liscio tra inguine e coscia.
Il toccare lo stato ultimo di compromesso
cui ogni forma esatta è chiamata ad arrivare.

 

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A volte il cibo ti sembra avere
lo stesso sapore dello sperma; il che – pensi
conferma il tuo credo del durare
del seme, del tempo al culmine delle cose.
L’alimento che passa
e bussa sulla lingua a reclamare
la propria forma di stato eterno. Intanto è giorno
e tu rimani con le gambe poggiate alla ringhiera
di quell’unico spazio esterno
che riesci al momento ad abitare.
Continui a masticare in un impasto
denso di sensi di resti di semi rimasti tra i denti
che cerchi in ogni modo di levare. Basterebbe lavarli lavare
ciò che si ancora vicino all’angolo del mento.

Ciò che resiste sulla parte della bocca
che la tua mano ancora tocca a memoria.

 

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Ho sognato dei passi – già li conoscevo:
il suono mi diceva
di chi sarebbe rimasto; lo sapevo bene.

Qui a destra. Ecco
cosa stringevi in mano.

 

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Continuano a sanguinarti le gengive eppure
– ti dici – eppure io uso
Parodontax come dentifricio. Riporta
la confezione aiuta la prevenzione del suddetto deflusso eppure
– ti dici – eppure ancora non si arresta.
Intanto in testa ti torna Kynodontas
il film di Lanthimos che tanto hai amato nel duemilasedici:
c’era una persona a te accanto, ne registravi ogni forma gesto
postura. Era curare con l’attenzione: non timore
della perdita ma bisogno di quel che dura.

Continui a sfregare ai lati e sputi
saliva e sangue sul bianco smaltato del lavabo; lo sai
                                                                        [non si dovrebbe
ritrarre la mucosa boccale a lasciare
scoperti i processi alveolari dei mascellari,
la radice il nervo i vasi. Giusto il dente rimane
souvenir di occasionale nostalgia:
di un ricordo lasciato
esposto / al rosso dell’emorragia.

 

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La fine di giornata: è la luce che rimane
sulla tovaglia usata.