Declino spontaneo di pioggia sull’ozio
forzato di ardesie perfette dai tetti
macchiati – piccioni – alle bocche voraci
dei pochi tombini svuotati – le donne
scavate dai figli mai nati – di rochi
catarri e bestemmie, le Figlie dell’uomo.
profili segnati di vergini, sangue
l’intonaco rosso si allarga nel suono
dell’acqua, di polveri e asfalto che langue.
Ciascuno è su un’isola vuota.
Spariscono i nomi di strada, le nostre
memorie in abissi che accolgono l’acqua
dei parti, battesimi anonimi, aborti
di pietra. Col buio non c’è differenza
non c’è sfumatura di umore, sul vetro
si compie la notte che ho dentro, mi riempie
la danza di un sordo acquazzone che smette,
completo tracimo
dagli occhi
la bocca cascata
di sonni
ci guarda la notte
Nostalgica.
Ognuno è già un’isola vuota.