Aqua (7,11)

Declino spontaneo di pioggia sull’ozio

forzato di ardesie perfette dai tetti

macchiati – piccioni – alle bocche voraci

dei pochi tombini svuotati – le donne

scavate dai figli mai nati – di rochi

catarri e bestemmie, le Figlie dell’uomo.

profili segnati di vergini, sangue

l’intonaco rosso si allarga nel suono

dell’acqua, di polveri e asfalto che langue.

Ciascuno è su un’isola vuota.

Spariscono i nomi di strada, le nostre

memorie in abissi che accolgono l’acqua

dei parti, battesimi anonimi, aborti

di pietra. Col buio non c’è differenza

non c’è sfumatura di umore, sul vetro

si compie la notte che ho dentro, mi riempie

la danza di un sordo acquazzone che smette,

completo tracimo

                      dagli occhi

la bocca cascata

                      di sonni

ci guarda la notte

                           Nostalgica.

Ognuno è già un’isola vuota.