Antonio Nazzaro, “La dittatura dell’amore” (Delta 3 Edizioni 2022) – Nota di Sandro Pecchiari

A cura di Sandro Pecchiari 

 

Vi sono moltissimi libri che parlano di perdita e lo fanno in due modi sostanzialmente opposti: o lasciare che il dolore prorompa alto e rumoroso, come nelle parole inorridite di Admeto in Rainer Maria Rilke

“(…)
La dura scorza dell’ orrore
egli la fece in mille pezzi
e ne trasse le mani che tendeva
per venire a patti con il dio:
anni chiedeva, un solo anno ancora
di giovinezza, oppure mesi, settimane,
gridò senza frenarsi, e gridò ancora,
come sua madre quando lo mise al mondo.
(…)”

o nella prece desolata di Wystan Hugh Auden, Funeral Blues

(…) Sbagliai a pensare eterno quest’amore – ora so quanto.

E ancora il dolore soffuso di rimpianto e più contenuto del carme 101 di Catullo, ripreso per la sua intensità da In morte del fratello Giovanni di Ugo Foscolo, oppure, ed è l’aspetto che più ci interessa, reificarsi in una parsimonia di parole che sanno accollarsi la densità della sofferenza e i cui significati e significanti si caricano di un peso-esplosione che sa alzarsi altissimo.

È ad esempio il caso di La morte moglie di Ivano Ferrari:

“Non hai la faccia
che avevi un’ora fa
i lineamenti si sono mossi
si tratta di staccare ogni parola
dalla carne
per dire cosa fa gola a un uomo”

di Francesca Del Moro in Ex madre:

“(…)
Mi ha seccato l’eterno sole
del luglio in cui mi ha lasciato.
Come lui splendeva troppo
ai miei occhi, li accecava.
E non ho visto la nera, lunga
notte in cui si incamminava.”

Oppure ancora L’archivio del padre di Giancarlo Sissa: “Allora resto nel bene. Della lotta pronto. Alla sconfitta. Arreso. Morto. Invincibile.”

 

E di molti altri poeti e poete che sanno trattenere il dolore per farne pungolo e fiaccola. È in questa rosa di produzioni che si inserisce la più recente opera di Antonio Nazzaro, La Dittatura dell’Amore, per i tipi di DELTA 3 Edizioni, Æclanum, 2022.

Leggiamo nella prefazione di Stefano Simoncelli: “Un libro di versi che lo ha aiutato ad elaborarne il lutto e a prendere, per quanto sia possibile, le distanze dai ricordi mettendoli su una pagina con molta fatica, porvi un distacco, una luce nuova che li illumini senza la rabbia e il dolore accecante della perdita.”

È qui, nel corto circuito di sofferenza e smarrimento, che la poesia diventa salvifica, perché permette, con il suo rigore, di rastremare, contenere e rendere nitido il sentimento che altrimenti potrebbe divenire incontrollabile e inessenziale. Testimoniare un passaggio e metabolizzare il lutto porta a metabolizzare sé stessi. Che l’amore sia una dittatura, come nel titolo impattante, conferisce immediatamente la doppia natura di questo sentimento che può essere sofferenza e liberazione, comprensione, coinvolgimento, ricordo e distacco, una sorta di Bellezza Collaterale che permette di percepire la bellezza nell’orrore del distacco, una bellezza che si riesce a notare con
difficoltà e che si genera per caso in contesti dolorosi. Dialogando e scontrandosi con Amore, Tempo e Morte si riesce a varcare ad uno ad uno tutti gli aspetti e i sentimenti vissuti e a pacificarli con partecipazione, commozione ed accettazione.

Occasione rara, preziosa e imperdibile che Antonio Nazzaro coglie per confrontarsi con una lingua tenuta con somma disciplina in un accadimento che modifica profondamente il suo stile compositivo di versi quasi austeri e icastici e contemporaneamente ricchissimi di immagini, in un opporsi e interfacciarsi tra respiro/apnea, sonno/veglia, acqua che disseta/arsura, esterno/interno, restare/fuggire, paesaggi
reali e nella memoria tra Europa e America del Sud, in un groviglio di poesia e prosa poetica:

“quell’ossigeno che ti dà respiro mi toglie l’aria
mentre sistemo la mascherina

che in un sonno delirante togli

darti da bere l’acqua-gel apri la bocca piano piano ti toglie la sete per poco

mentre nella mia bocca si fa siccità mi parli in una lingua che non capisco mentre mangi più aria che cibo non ho dizionario che consultare

la mia lingua di traduttore arenata tra i denti

dicono che sei stabile
ma tu vuoi andare fuori
e scalci l’aria e le lenzuola

vorrei finire tutto questo

e stringo il cuscino del dubbio tra le mani”

 

Qui nasce il percorso di ricerca e la scoperta di una lingua per comunicare con quella che gli aveva insegnato la madre, ma che nelle sue modificazioni, tende a presentarsi in spezzoni e barbagli, testi più dipanati e secchezze improvvise. Un percorso di spazio-tempo che si dipana dal 6 settembre 2021 all’addio definitivo con la consegna delle ceneri della madre e il prendere coscienza di una solitudine definitiva il 6 giugno 2022

 

“7

vorrei essere un badante poetico avere un sorriso stampato
sulle labbra come un verso
rispondere in rima ad ogni chiamata arrivare con passo di danza
e gli occhi amorosi

ma il tempo spacca il verso
le risposte si seccano
sulle labbra come imprecazione

lo sguardo nervoso
il passo trascinato
ma arrivo sempre madre sempre

(10 settembre 2021)”

Ma la malattia mette in forse tutte le coordinate e costringe a riconsiderare persino lo stare in queste coordinate precarie e temporali:

 

“15

Malattia. Dodicesimo giorno. Freddo.

(…)Sono di nuovo seduto e sento il rumore della macchina della TAC o almeno credo. Finalmente esce. “Mi hanno detto che ho gli occhi belli”. Sorrido e intanto la prendo tra le braccia: uno dei suoi giramenti di testa. “Come stai?” “Voglio un cappuccino e una brioche”. Poi “andiamo a casa”. “Si ma’, andiamo”. Mi guarda e dice “questa sarà l’ultima casa Antonio”. Guardo le montagne e il lago. L’ultima casa. Abbasso il finestrino cerco l’aria, tanta aria. L’ultima casa. (15 settembre 2021)”

 

“37

il cancro invita al suo banchetto
non distingue
tra spettatore e ammalato
si ciba d’entrambi ma uno solo morirà
lascerà il suo corpo sul piatto
l’altro l’ultima pasta madre
(5 novembre 2021)”

 

Sembra tutto ormai statico davanti ad un percorso segnato in cui
ammalati e spettatori muoiono in maniere differenti, in cui le coordinate finali non sono quelle aspettate o agognate. Né il modo di andare.

In effetti è sempre così, ineluttabile, ma sono sempre possibili riscatti di bizzarria, esserci per frammenti e cocci in una vita che si riafferma nella gioia disincantata degli ultimi bagliori:

 

“75

Malattia. Gimkana. Sole.

fammi fare un giro
afferro le manopole della sedia a rotelle poi di colpo si fanno
acceleratore e frizione broooommm broooommm
e iniziamo una gimkana tra sedie e anziani

dici sei matto?

ma poi fai
poti poti pistaaaa
e ridi
prendi sotto l’infermiera e anche il rompiballe

broooommm broom bromm poti poti spostati poti poti

la felicità non costa niente (25 marzo 2022)”

 

“95

 

oggi Zambonina avresti compiuto ottantuno anni invece un destino
beffardo
mi vede qui a raccogliere le tue ceneri
come si raccoglie un fiore per l’innamorata

sorrido a quest’urna appoggiata sul sedile
le parlo come se fossi tu trattengo la carezza come un pianto

[dell’auto

che la passeggiata sui paramos celestiali andini sia lieve

buon compleanno (5 maggio 2022)”

 

“101

il vuoto delle parole
è il sottovuoto dell’anima
orfanità d’emigrante documenti precari
orizzonte marino affoga lo sguardo
s’inzuppa di sale
il dizionario di chissà che lingua
una brezza scuote un volto stracciato
mancanza di terra assenza di madre

(6 giugno 2022)”

 

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Sandro Pecchiari ha pubblicato: Verdi Anni, 2012; Le Svelte Radici, 2013; L’Imperfezione del Diluvio – An Unrehearsed Flood, 2015, e il lavoro antologico Scripta Non Manent, 2018, per la casa Editrice Samuele Editore, Fanna, Italia. Inoltre in spagnolo Le Svelte Radici, con il titolo Despojando Raíces e la silloge in inglese Kidhood nello Special Issue, Writing in a Different Language, NeMLA, Italian Studies, The College of New Jersey, USA. Presente in antologie e riviste in diverse lingue straniere, nel Quarto Repertorio della poesia italiana contemporanea, Arcipelago Itaca, 2020 con cui pubblica anche la raccolta Desunt Nonnulla (piccole omissioni). Collabora con diversi artisti italiani e stranieri. Si interessa ai video poetry tra Stati Uniti e Canada, con Erica Goss, videomaker statunitense e Al Rempel, poeta canadese, nel video I’ve in the Rain, finalista al Zebra Poetry Film, Berlino e al Ó Bhéal International Film Competition, Cork, Irlanda. Attualmente collabora alla sezione Traduzione del sito QB – Quanto Basta dell’Independent Poetry di Faenza, con la rivista Graphie di Cesena e il blog Versante Ripido di Bologna. Scrive saltuariamente anche per Il Ponterosso di Trieste e per Fare Voci di Gorizia.

 

Antonio Nazzaro, nato a Torino nel 1963, è giornalista, poeta, traduttore, video artista e mediatore culturale, fondatore e coordinatore del Centro Cultural Tina Modotti. È direttore di diverse collezioni di poesia italiana e latinoamericana per differenti case editrici. Ha pubblicato le sillogi: Amore migrante e l’ultima sigaretta (RiL Editores, Chile; Arcoiris 2018), Corpi Fumanti (Uniediciones 2019) e Diario amoroso senza date, Fotoromanzo poetico (Edizioni Carpa Koi 2021), La dittatura dell’amore (Delta 3 Edzioni 2022). Un libro di racconti brevi: Odore a (Edizioni Arcoiris 2014) e il libro di cronaca e poesia: Appunti dal Venezuela, 2017, Vivere nelle proteste (Edizioni Arcoiris 2017). Suoi testi sono stati pubblicati in differenti lingue su riviste e antologie nazionali e internazionali. Ha tradotto, o dall’italiano o dallo spagnolo: Il nemico dei Thirties di Juan Arabia (Samuele Editore 2017); La notte di Dino Campana (Edicola Ediciones 2017); Hotel della notte di Alessandro Moscè (Buenos Aires Poetry 2018); La lingua instancabile. 10 voci contemporanee della poesia italiana (Samuele Editore/Buenos Aires Poetry 2018); La generazione senza nome, antologia della poesia colombiana (Edizioni Arcoiris 2018); Terra e Mito di Umberto Piersanti (Uniediciones/Samuele Editore 2019); Le svelte radici di Sandro Pecchiari (Uniediciones 2019); Le distrazioni del viaggio di Annalisa Ciampalini (Uniediciones 2019); Sulla soglia di Monica Guerra (Uniediciones 2019); Equazione della responsabilità di Fabiano Alborghetti (Pro Helvetia/Ril Editores 2019); Oltre il mare di Khédija Gadhoum (Edizioni Arcoiris 2019). Antologia della poesia giovane italiana (nella Collana Gialla della casa editrice fondazione pordenonelegge.it 2019); Farragine di Marco Amore (Uniediciones/Samuele Editore 2020); Olimpia di Luigia Sorrentino (Ril Editores 2020); Stazioni remote di Stefano Simoncelli (Carpa Koi/Uniediciones 2021); Casa delle ossa di Prisca Agustoni (Pro Helvetia/Ril Editores 2021), Poesie dell’oscurità di Giuseppe Nibali (Uniediciones Sello Editorial en coedición con Carpa Koi 2022.) Dino Campana Suramericano – Cantos Órficos (Abisinia Editorial 2022.)