Antonella Bukovaz – Un poemetto

BukovazAntonella Bukovaz è originaria di Topolò-Topolove, borgo sul confine italo-sloveno. Il suo primo libro è Tatuaggi, edito da Lietocolle 2006 – seguito da al Limite, Le Lettere 2011, e dall’Antologia Einaudi, Nuovi poeti italiani, 6 (2012). Scrive e collabora come autrice e attrice con il teatro sonoro di Hanna Preuss, Atelje Sonori?nih umetnosti di Ljubljana. Collabora e performa con l’elettrorumorista Eva Croce, con cui ha realizzato le performance casadolcecasa, Lessico elettronico, L’Arte dei Rumori-omaggio a Luigi Russolo, Femminilizzazione del mondo, Quieta e ardente, viaggio dal centro della terra (inedito) e La rima dirime (inedito). Il suo ultimo libro è 3X3, parole per il teatro/3X3 besede za teater edito da ZTT-EST, 2016. Con il musicista e artista sonoro Claudio P. Parrino ha realizzato l’audio installazione La stazione di Zima tratta dal poema di Evgenij A. Evtušenko. Nel 2017 le è stato attribuito il premio Kristal all’interno del festival Letterario Internazionale di Vilenica (Slo). Collabora alla realizzazione di Stazione di Topolò-Postaja Topolove. Antonella Bukovaz
Un poemetto

TRA

ci sono luoghi in cui la storia entra in pausa si affievolisce e quasi astiene dal produrre materia di narrazione si copre e imbottisce a separarsi da geografie e politiche e culture e sparire a se stessa ingoiata dall’arresto di ciò che la compone

i luoghi di confine invece non sono mai in pausa non abdicano alla propria geografia non smettono mai di comporre storia di fruttare storie di prolungare memorie di originare contese di provocare filosofie e quando sono ridotti a margine producono se non altro metafore o partenze di più accese fini

le persone cresciute con il confine addosso non si orientano in base a un punto ma in riferimento a una linea non germogliano intorno a un centro fino ad allontanarsene non vengono educati a questo movimento concentrico ad aprire ma vengono allineati lungo una faglia che solo loro vedono chiaramente e che non dirama non proietta e mette spalle al muro

le persone di confine stanno sempre con la storia addosso come fili di una trama ma è un inganno geografico il più delle volte ne subiscono gli intrecci e mai riescono a prendere distanza

la linea di confine ha prolungamenti che arrivano ad ognuno dei suoi abitanti dirama e s’infila a instaurare un controllo sulle distrazioni così la corrente scorre e la linea non è più immaginaria

il minimo che può succedere è sviluppare un abnorme senso della differenza e del confronto avversare ora questa ora quella parte preferendo ora questo ora quel paesaggio entrando dalla porta e uscendo dalla finestra in un continuo avvicendarsi circolare di posti di guardia

tra parole rimaste appese
tra pose senza prese
tra funambolismi tesi sul vuoto
un Confine di stato
al finire dell’ombra
non segnato sulle cartine
fonda uno Stato di confine

al di là dei giochi di parole ci sono sacche di sangue ormai rappreso
sotterrate in luoghi non più tanto segreti
divenuti cantine di case accurate dove il sangue è un buon concime
e fa attecchire in fretta fondamenta e muri

al di là dei giochi di parole ci sono serie probabilità di avere una vita complessa lungo la quale cercare di rispondere a domande che nemmeno un filosofo teoretico e di stare alla finestra cercando di spingere lo sguardo sempre oltre il visibile a indagare il possibile

ciò che si vede da una postazione di confine è la stratificazione del paesaggio come se la totalità avvenisse ogni giorno niente viene realmente sostituito nulla prevale tutto viene sovrapposto ed esiste allo stesso tempo

ciò che si racconta da una postazione di confine ha a che vedere con coordinate esatte perché variate e affilate dal tempo con descrizioni accurate e compilate secondo precisi riferimenti storici anche quando riguardano un semplice      bosco di faggi

memorie acuminate
segreti lasciati agli ormeggi
piacere nella delazione

in nessun altro luogo è così chiaro che non esiste la realtà ma solo la sua interpretazione


Foto di proprietà di Monika Goslewska.