Anteprima editoriale di Filippo Davoli, “Dentro il meraviglioso istante” (Carta Canta, 2021).

Filippo Davoli (1965) vive e lavora a Macerata. Voce tra le più robuste della poesia contemporanea, ha tra gli altri pubblicato gli ormai introvabili Alla luce della luce (Nuova Compagnia Editrice, 1996 – Introduzione di Franco Loi), Come all’origine dell’aria (L’arcolaio, 2010) e La luce, a volte (liberilibri, 2016 – con una nota di Massimo Raffaeli), in parte confluiti nell’antologia Poesie 1986-2016 (Transeuropa, 2018, introduzione di Massimo Morasso). Tra i vincitori del “Premio Montale” del 2001 per l’inedito, pubblicato in 7 poeti del Premio Montale (Crocetti, 2002), è tradotto in Francia nell’antologia Filippo Davoli. Cinquante poesies – 1994-2003 (Editions Bénévent, 2007), a cura di Daniel Bellucci. In ambito critico, insieme a Guido Garufi ha curato il volume In quel punto entra il vento, dedicato alla ricezione della poesia di Remo Pagnanelli nelle nuove generazioni (Quodlibet Studio, 2008). Con Gabriel Del Sarto ha fondato e dirige la web-zine “Nuova Ciminiera”.

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Fosti ai miei occhi come lo scrimolo
del quale chi ha ventura scopra prima
l’irsuto volto, l’asperrima cima
che divieta il viandante a proseguire.
Ed egli non si astenne, però.
T’aggirava con astuta civetteria
(o era il suo desiderio di raggiungerti?)
In un balzo fu uomo e ti conobbe
lì dove il cuore èrgota e s’azzurra,
s’abbruna il sangue e sròndina. Ma alta
ne è la gazzarra, rimontante il botro.
Un esplodere d’acque tra le giuncaglie
e il formichìo.
La luna ti recinta dentro il buio.

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Donegal

Da Kinsale a Inishowen
un muraglione di rocce difende
la terra ocra e muschiata, le poche case
là sopra come in un mondo parallelo,
dall’irruenza indomita del mare.
E s’aprono scenari d’altri universi,
come sugli altipiani islandesi di Kjölur
dove i cavalli dalla lunga criniera
trascolorano al verde tra i ghiacciai,
sospesi come in un limbo ultraterreno
domati da cowboys di un altro spazio.
È come l’anima
che si protende dallo sguardo
fermo sul limitare dello scoglio.
Una vampa interiore la scuote, la vibra,
la scioglie oltre il limite estremo
e lei si lascia fare, si concede.
Che grazia è mai questa, che energia
l’ha finalmente mossa? Che luce,
che innamoramento segreto?

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Un bel giorno, sparite le ombre, dilatato
il tempo come nell’alba, mi parve
di scoprire – ma dentro – come una luce nuova
una stabile calma, una pace.
Collimava quell’aura col grande
silenzio di un azzurro spiegato.
E conobbi, ho capito, che fosse
quel volo segreto dell’anima
che al colmo dei crolli si libera
dall’ossessione del cuore.

Si ringrazia M. Zanconi per la foto dell’autore.