Annamaria Ferramosca – Due inediti

ferramoscaAnnamaria Ferramosca è nata a Tricase (Salento), vive a Roma ed è laureata in Scienze Biologiche. Fa parte della redazione del portale poesia2punto0.com, dal 2011 cura la rubrica Poesia Condivisa. Ha pubblicato in poesia: Curve di livello, Marsilio (rosa del Camaiore, Premio Astrolabio, finalista ai Premi Lerici Pea, Pascoli e Lorenzo Montano), Other Signs, Other Circles –Selected Poems 1990-2009, antologia bilingue, Chelsea Editions, New York 2009, collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti, introduzione e traduzione di Anamaría Crowe Serrano, (Premio Città di Cattolica, 2^Premio Città di Sassari), Paso Doble, Empiria, Ciclica, La Vita Felice 2014, introduzione di Manuel Cohen (finalista Premio Alessandro Tassoni), La Poesia Anima Mundi con la silloge Canti della prossimità, monografia a cura di Gianmario Lucini, puntoacapo edizioni 2011. Porte/Doors, bilingue, Edizioni del Leone 2006, (Premio Fiurlini-Den Haag), Il versante vero, Fermenti editore 1999 (Premio Contini Bonacossi), Andare per salti, Edizioni Arcipelago Itaca, Osimo-Ancona 2017, Premio Arcipelago Itaca 2016, introduzione di Caterina Davinio, Trittici—Il segno e la parola, Edizioni DotcomPress, Milano 2016Ha curato la versione poetica italiana dei testi del poeta romeno Gheorghe Vidican. Ha al suo attivo collaborazioni e contributi creativi e critici su riviste italiane e straniere e su siti e lit-blog. È inclusa in numerosi volumi collettanei e antologie. È stata vincitrice del Premio Guido Gozzano 2011 e Renato Giorgi 2012 per la poesia inedita. Suoi testi sono stati tradotti in inglese, in romeno, greco, francese, tedesco e albanese.

Annamaria Ferramosca
Due inediti

quando le previsioni raggiungono
la massa critica
il quadro intero deflagra
si può agire ormai
solo per occhi   per mani
stringendone infinite
sgomenti emergere dal fango
salvando pochi semi superstiti

poi risalire i fianchi del vulcano
raccogliere lava lapilli
versare sul tavolo l’agglomerato
farne un totem fermacarte a fermare
tutto il caos che piove dalla fronte
il tremore stupito dei neuroni

lo spin ha invertito il suo giro
matte spirali innescate
ribaltate gravità e latitudini
contratti i fili che fanno verticale la postura
così che siamo rovinati fino a terra
e sulle caviglie – erano alate –
sta colando resina vischiosa

prima che faccia notte
prima che la bambina impari a sillabare
dobbiamo
ricomporre l’asse spezzato
liberare il volo   aprire
nuove misure all’orizzonte

*

avevo una così salda fiducia nella musica
quel suo volersi svelare – come la vita –
alterna vicenda e vera
tenera euridice a volte
a volte mènade sul carro furibonda

il Maestro si mostra di spalle
il démone si aggira nell’orchestra
la pelle si assottiglia

m’imbratto di vinomiele il corpo
il canto rossoprofondo dalle arterie
s’inerpica su rami altissimi
l’aria s’attorce   s’annullano i giuramenti

dall’alto Garberek
come fossero sipari
sta dispiegando aurore boreali

a larghe bracciate il suono
semina smania   trance   abbandono
si fa rete   noi resi prigioni
eppure siamo tutti in amore

fermatevi fermatevi vi prego
ché già dimentico i nomi
ché più non mi figuro
né fine né futuro

riconoscere così le solitudini
le nostre molecole disaggregate
qualcuno ci strapperà domani
gli ultimi legami covalenti
dopo questo tempo concentrato
di comune gioia   ma

resteremo sempre disponibili a
nuove   fusioni nuove strutture originali
altre magnifiche ipnosi
ritmi d’amore e litanie luttuose

e sempre vorrò consegnarmi al
cantosilenzio   all’inaudito
ne avvertirò l’accostarsi
l’inarrestabile invisibile invasione

saremo sirene
sulle fiancate delle navi a propagare
sia pure un tenue brusío   stordite
dal mistero   a stordire
poi mute   inabissarci


Fotografia di proprietà dell’autore