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Alessandro De Santis – Tre inediti

14708159 10209042776879279 4979778779189074223 nAlessandro De Santis è nato a Roma nel 1976; laureato in Storia Moderna e Contemporanea, vive a Lanuvio, paese dei Castelli Romani dove è assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione. Scrive narrativa, in particolare racconti, che ha pubblicato in alcune antologie oltre che su diverse riviste cartacee e online. Ha diretto il blog letterario Luminol ed è stato editor e curatore dell’omonima collana di narrativa italiana breve per le Edizioni Socrates. Suoi testi poetici sono stati pubblicati su diverse riviste: Nuovi Argomenti, Nazione Indiana, Il Primo Amore, El Ghibli, Letras, Sagarana, Niederngasse e Interno Poesia. Ha esordito con la silloge Il cielo interrato (Joker Edizioni, 2006) cui segue Metro C (Manni Editori, 2013); alcune poesie di quest’ultimo libro sono state antologizzate in Cile e ne è in corso una traduzione in lingua araba. La sua silloge Il verso del taglio è presente nel XII Quaderno di Poesia Italiana Contemporanea (Marcos y Marcos, 2015). Sta scrivendo anche il suo romanzo di esordio: Higuain.

Alessandro De Santis
Tre inediti

Tuo bene

Un giorno passerà
il tuo bene
nella mia bocca
In mezzo ai sassi,
sopra la pineta
dopo lo svincolo
A ripensare alle frasi
a tracciare i contorni
a chiarire niente.
Passerà solo un giorno
come incoronato,
dalla sua parte
per rimanere senza
                    [di me.

*

Piano verticale

Sull’orizzonte di legno
una torre Eiffel di sali colorati
e un opossum che dimentico sempre di salutare.
La ragazzina del piano di sopra
piove gocce di mercurio
dalla fronte, mentre suona canti
liturgici con l’insistenza del venditore
telefonico, della ghiaia rimestata.
Vorrebbe laccarlo di rosso
come un giorno di gioia
Morta la meccanica può
sentirsi fortunata, la musica di benvenuto è pur
spaventevole: accenti perfetti, semicrome a tempo,
una linea di mozza della casa
dell’imbecille guerra che diluisce la morte.

*

Tagliere

Il giorno come l’anno inizia
con una domanda, un appetito
Ha fame la dama
che si muove a ritroso
Ha fame il palmo della mano
di pietre, di aghi di pino e nervoso
picchiettare
Lo sterno inciso del povero
tssico, soglia dipinta
di un ritorno, a pesca
nelle pozze più profonde.


Fotografia di proprietà dell’autore