Alessandro Canzian, Condominio S.I.M.

Alessandro Canzian
Condominio S.I.M.
Stampa 2009, 2020
La Collana, n.64
Direttore Maurizio Cucchi
Prefazione di Mauro Maconi
pp.108, euro 14,00
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Il suggello del vero, o almeno della verosimiglianza, lo fornisce l’asettica informazione posta tra la prefazione e la silloge. Il lettore conoscerà in questo libro otto condomini attraverso poesie di ben rara lunghezza – rigorosamente tutte di sette versi – e noterà che il poeta ne ha dedicato otto a quattro di loro e nove agli altri quattro. Alessandro Canzian ci racconta vite intraviste su un pianerottolo o viste uscire in fretta da un portone e non ha bisogno di dimostrarne l’autenticità: nei versi scarni di queste ‘stanzette’ irregolari riesce infatti a offrirci la fotografia d’ognuno: di Olga, Carlo, Anna, Giulia, Silvio, Alberto, Alina, Aldo.

I testi poetici appaiono parenti stretti dei diari ingenuamente segreti che si tenevano una volta, anche dopo l’adolescenza; così sappiamo che Olga veste sempre ben curata,/ raffinata, fin nelle fessure e che appare ancor più sola quando non è sola; che Carlo – il ragazzo della porta accanto – butta/ le immondizie la sera, come/ la vita, una volta alla settimana; che Anna non vuole essere toccata e che cammina spesso/ di notte nella stanza; che Giulia abita all’ultimo piano e che con Giulia, è tutta un’invenzione/…/ e sarebbe terribile/ capirla totalmente. Di Silvio, tragicamente caduto dalla scala antincendio, sapremo del suo strano amore per la poesia: Doveva saltare un verso, due,/ per capirne il senso, come/ con le donne, che non riusciva mai a guardare intere.

Alberto è vedovo, ex emigrato poliglotta, che però alla fine parla un dialetto maccheronico, per lui, ci dice il poeta, a un certo punto della vita/ non siamo figli di nessuno. Alina è la rumena che pulisce/ le scale il giovedì mattina/…/ appena cinquant’anni ma/ portati male, per fatica./ Un sorriso alla varechina. Le ultime poesie sono per Aldo, giunto da poco, solo, ad abitare in condominio: Ha un odore buono, Aldo,/ di vent’anni di matrimonio e/ un’amante che gli voleva bene. Ma ci sono da sottolineare anche dei versi capaci di vita autonoma, che possono estrapolarsi dal ritratto in cui sono incastonati: Non siamo fatti per restare; Il tempo che ci è dato/ non coincide con la vita; è sempre bagnato da qualche parte/ e non si può tornare indietro; La solitudine non invecchia – non tanto per l’apparente proverbialità, quanto perché dimostrano che questo lavoro ha dietro un’aspirazione comunitaria e dentro una profonda e umanissima pietas.
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Antonio Fiori