AFFINITA’

Atterro nei giardini delle affinità.

Di quali formule della felicità

attratto partecipo non è facile

intuire il sentiero tra gigli, tlaspi,

gelsomini vedo grilli e coccinelle.

Capto odori di presenze ancestrali.

Immagino castelli, tra loro diversi.

S’espande in ogni cellula gioia.

Fluttuanti figure-guida svelano

nel volo di gabbiani la direzione.

Rapito dinanzi un gelso, scrivo.

    Alzo lo sguardo. Prego.

 

Plano lontano a Leopoli,

la cattedrale di San Giorgio.

Rivedo nelle mente le foto tue,

custodite nella cartella “Patria”.

Il conflitto annullò il viaggio.

Ricordi Oleksandra quella

di Ragusa Ibla?

     L’aria nutrita dal sole

divenne nera, cadde grandine.

 

     Ti scrivo lettere dall’Etna

inserendo foglie di pini, agrumi,

petali di saponaria, bianchi fiori

di meli e peri, densi cocci lavici.

     Ti piace Lisbona e il Tago,

avvolta dal Fado. Studi e lavori.

Spazziamo le insidie reali

della distanza con video chiamate.

Non saziano le immagini virtuali.

Le corrispondenze dell’anima,

la voglia d’amare e svelare

le proprie radici ci rende felici.

Estasiato t’ascolto quando leggi

Gogol, Kostenko, Teliha, Cubynskyj.

Poco importa se non comprendo.

                 

A Pasqua t’abbraccerò.