Abigail A. Zammit – da “Voices from the Land of Trees” (traduzione di Giorgia Sensi)

ZAMMITAbigail Ardelle Zammit è nata e vive a Malta. Ha cominciato a scrivere poesia all’età di undici anni. Ha conseguito laurea e dottorato in inglese oltre a un PGCE pure in inglese. Nel 2006 ha ricevuto un Masters in Creative Writing dall’Università di Lancaster. La sua raccolta poetica Voices from the Land of Trees venne pubblicata l’anno successivo (Smokestack Books, 2007), dopo una sua esperienza come volontaria  in Guatemala. Sue poesie sono state pubblicate su varie riviste sia cartacee (The SHOp, Orbis, Libertine, Aesthetica, Freefall, Markings, Peloton, Iota) sia online (Drunken Boat and Ink, Sweat and Tears). È stata finalista in un premio Myslexia  la cui commissione giudicatrice era guidata da Jo Shapcott e nel 2013 ha vinto il premio Alan Sillitoe per la poesia la cui commissione giudicatrice era guidata da George Szirtes. Da otto anni Abigail Zammit è docente di lingua e letteratura inglese presso G. F. Abela Junior College e visiting lecturer in Creative Writing presso l’Università di Malta. Sta inoltre per completare un PhD nell’ambito di un progetto di formazione a distanza in scrittura poetica.

Abigail A. Zammit

Da Voices from the Land of Trees (Smokestack Books, 2007)

traduzione dall’inglese di Giorgia Sensi

 

 

Voices from the Land of Trees racconta la storia della guerra civile in Guatemala che durò trentasei anni (1962-1998). Una guerra brutale che vide il coinvolgimento delle squadre della morte addestrate dalla CIA, nella quale tortura e stupro erano la regola e che risultò nel genocidio di 200.000 indios. La storia è raccontata da molte voci diverse che si alternano: madri, missionari e missionarie, bambini, soldati, guerriglieri, indiani, studenti, giornalisti, operai, portavoce di Amnesty  International.

 

 

 

Padre Alfonso
zammit 01
Death, here, is not the same –
not as we know it.
When time calls, you make it simpler –
you hold a man’s hand and let him pass
into the next world.
They thank you for the blankets,
the prayers, the sip of water,
and when they smile
you know you’ve done nothing.
God laid His hand upon this man
and he stepped away
with his dead cattle and his flea-dog.

 

Padre Alfonso

La morte, qui, non è la stessa –
non come la conosciamo noi.
Quando è il momento, la fai più semplice –
tieni la mano di un uomo e lasci che se ne vada
all’altro mondo.
Ti ringraziano per le coperte,
le preghiere, il sorso d’acqua,
e quando sorridono
sai di non aver fatto nulla.
Su quest’uomo Dio ha posato la mano
e lui se n’è andato
col suo bestiame morto e il suo cane pulcioso.

 

 

José

Mire usted, I’ll tell you the truth, answer your questions;
when you’re old and dying, there’s nothing to fear.
During the revolution, I worked in La Patria;
we held meetings, appointed leaders, learnt the right
to demand change, to expect salaries. ‘The lands
to those who work them!’ ‘Que Vive el campa?ero Arbenz,
soldier of the people!’ When the patr?n didn’t pay,
we went on strike; we would not grovel at his feet,
we would not let him hit us, treat us like pigs –
this was our land, we had a right to it. There was
change and hope and daring, till Arbenz fell, landowners
kicked the rebels out. For months I couldn’t feed my family.

After that, there was war, slow at first, hesitant,
then there were killings, fraudulent elections, people
disappearing. The youngsters grew angry, took to arms,
hid in the mountains; at first they’d kill a cow,
distribute the meat, paint stray dogs as slogans.
Sometimes they killed landowners, the cruel ones.
In the end, they grew wiser, trained like the militia,
fought and died like men who had nothing to lose.
For they had nothing. Their people had nothing.
Expropriated land returned to the patrones’ hands.
We had nothing. Mire, usted, this is the truth.
When you’re old and dying, there’s nothing to fear.

 

José

Mire, usted, vi dirò la verità, risponderò alle vostre domande;
quando sei vecchio e moribondo nulla ti spaventa.
Durante la rivoluzione ho lavorato per La Patria;
si tenevano assemblee, si nominavano capi, si imparava il diritto
a esigere cambiamenti,aspettarsi un salario. “La terra
a chi la lavora!” “Que Vive el campa?ero Arbenz,
soldato del popolo!” Quando il padrone non pagava
noi si scioperava; non si strisciava ai suoi piedi,
non gli si permetteva di picchiarci, trattarci come porci –
era la nostra terra questa, era un nostro diritto. C’era
cambiamento, speranza e audacia, finché Arbenz non cadde,
e i latifondisti cacciarono i ribelli a calci. Per mesi
non potei sfamare la mia famiglia.

Dopo di che fu guerra, dapprima fiacca, incerta,
poi ci furono uccisioni, elezioni truccate, gente
scomparsa. I giovani si arrabbiarono, presero le armi,
si nascosero sulle montagne; all’inizio uccidevano una mucca,
distribuivano la carne, dipingevano cani randagi come slogan.
Talvolta uccidevano i latifondisti, quelli crudeli.
Alla fine la capirono, e si addestrarono come la milizia,
combatterono e morirono come chi non ha niente da perdere.
Infatti non avevano niente. La loro gente non aveva niente
La terra espropriata ritornò nelle mani dei patrones.
Non avevamo niente noi. Mire, usted, questa è la verità.
Quando sei vecchio e moribondo nulla ti spaventa.

 

 

Sister Isabel

You must watch their eyes –
not their nods of approval,
their silence when questioned,
the rigid smiles,
the tensing of muscles –
but the eyes that swell and shine
like the glossy eyeballs
of religious statues
in an empty chapel.

 

Sister Isabel

Devi guardargli gli occhi –
non i loro cenni di approvazione,
il loro silenzio quando li interpelli,
i sorrisi fissi,
i muscoli tesi –
ma gli occhi gonfi che brillano
come i lucidi bulbi oculari
delle statue religiose
in una cappella vuota.


  

Abigail Ardelle Zammit è nata e vive a Malta. Ha cominciato a scrivere poesia all’età di undici anni. Ha conseguito laurea e dottorato in inglese oltre a un PGCE pure in inglese. Nel 2006 ha ricevuto un Masters in Creative Writing dall’Università di Lancaster. La sua raccolta poetica Voices from the Land of Trees venne pubblicata l’anno successivo (Smokestack Books, 2007), dopo una sua esperienza come volontaria  in Guatemala. Sue poesie sono state pubblicate su varie riviste sia cartacee (The SHOp, Orbis, Libertine, Aesthetica, Freefall, Markings, Peloton, Iota) sia online (Drunken Boat and Ink, Sweat and Tears). È stata finalista in un premio Myslexia  la cui commissione giudicatrice era guidata da Jo Shapcott e nel 2013 ha vinto il premio Alan Sillitoe per la poesia la cui commissione giudicatrice era guidata da George Szirtes. Da otto anni Abigail Zammit è docente di lingua e letteratura inglese presso G. F. Abela Junior College e visiting lecturer in Creative Writing presso l’Università di Malta. Sta inoltre per completare un PhD nell’ambito di un progetto di formazione a distanza in scrittura poetica.

 

Fotografia di proprietà dell’autrice

 

Giorgia Sensi è traduttrice free lance dall’inglese all’italiano. Ha tradotto poeti britannici e irlandesi molto noti  tra i quali: Carol Ann Duffy (poeta laureata del Regno Unito), Kate Clanchy, Jackie Kay, Vicki Feaver, Eavan Boland. Ha  tradotto una raccolta poetica dell’autrice canadese Margaret Atwood e poeti anglo-gallesi quali Patrick McGuinness, John Barnie, Gillian Clarke (poeta nazionale del Galles), Tiffany Atkison.

 

Per Atelier sono state tradotte le poesie di Tiffany Atkinson da Catulla et al