Stefano Massari, “Macchine del diluvio” (MC Edizioni, 2022) – Nota di Antonio Fiori

Le macchine del diluvio di Stefano Massari

A cura di Antonio Fiori

Stefano Massari ritorna quest’anno alla poesia dopo un lungo silenzio. La parola è recuperata dal poeta con coraggio, sapendola ormai sfruttata fino all’insignificanza dal mainstream sociale, dove anche l’arte è triturata e trasformata in altro. Si avverte chiaramente un necessario ritorno alla poesia civile – politica in senso lato – ma anche un’attenzione particolare alle relazioni interpersonali e amorose (ti poso le labbra sugli occhi mentre dormi/ faccio piano).

Il poeta sceglie di iniziare con un percorso tragico e potente, quasi una via crucis, con dodici morti che chiedono memoria e risurrezione. La scrittura è ritmata su versi liberi molto ben costruiti, con brevi distanze che intervallano i sintagmi e sostituiscono la punteggiatura.

Il lettore è costretto a porsi gli stessi interrogativi del poeta, le domande ultime sull’ingiustizia che si perpetua, sull’illusorietà di ogni facile sogno, sulla nostra vita e la sua fine destinale (anche quando crediamo noi di deciderla, la fine non è che il precipitare degli eventi – il più amato tra noi non sa obbedire/…/ e si impicca alle ciminiere/ più alte con un cappio conservato intatto/ nei secoli dei secoli dai padroni/ delle cattedrali dei quartieri/ dei tribunali).

Nonostante la laicità con cui legge il mondo, si avverte in Massari una spiritualità di fondo, dove, dopo la durezza delle denunce e le delusioni della storia, compare la fiducia in un progetto di vita nuova, come se le figure e le macchine del diluvio possano finalmente restare solo reperti antropologici e più risvegliarsi a ripetere il male:

guardiamo tre volte la calma
la casa costellazione  la posizione nuda
dell’alba  l’odore della schiena guardiana
avremo i nostri figli  legioni
i nostri fiori  sentinelle
le vene disarmate  le gambe unite
come latitudini avverate  le mani
impareranno a riposare  il pane
lo faremo insieme

                                     

*        *        *

 

VI

 

Sei volte annunciata   arrivò la morte
dell’amico più grande   che diceva ormai
di neanche pregarla   che non c’era bisogno
perchè la pelle era già vetro   abbastanza
e l’ago andava infilato caldo   e buono
anche per l’osso   e piano piano piano
così non avrebbe lottato   ma pianto
all’infinito   e dormito con i topi nel letto
che per rispetto   gli avrebbero mangiato
soltanto una mano   la madreperla mano

 

(dalla sezione I primi dodici morti 1969 – 1996)

 

*

 

il vincitore rovescia la maschera   ai sepolti
battezza con migliaia di chiodi   incendia
i libri santi   la materia dei vetri dei venti
e degli alberi raggianti   predica le braccia
a tenaglia   la bava del bene penitente
confonde l’urlo   nel numero e nel nome
di ognuno di noi

 

(dalla sezione, Figure del diluvio)

 

*

 

IV

la rotazione delle torri  le nervature locuste
cresciute unanimi e insonni  le cuciture dei cementi
e degli allarmi  le giuste confessioni delle carni

(dalla sezione, Macchine del diluvio)

 

*        *        *

 

Stefano Massari è nato a Roma (1969), poeta, videomaker, artista visivo, vive a Bologna. Ha pubblicato in poesia: diario del pane (Raffaelli 2003 – post-fazione di Alberto Bertoni); libro dei vivi (Book editore 2006 – post-fazione di Alberto Bertoni); serie del ritorno (La vita felice 2009 – prefazione di Milo De Angelis). Libri che hanno ottenuto premi e una vasta attenzione critica. Suoi testi sono presenti su numerose riviste letterarie e antologie critiche e tematiche, in rete, in Italia e all’estero. In dialogo critico con Alberto Bertoni e Pier Damiano Ori ha pubblicato il volume Stati di poesia contemporanea (l’Arcolaio 2017). Ha realizzato video su poeti contemporanei italiani e stranieri e suoi progetti di videopoesia e videoarte sono stati ospitati in vari festival di letteratura e arti visive, italiani e internazionali. In videopoesia ha vinto il premio TreviglioPoesia nel 2009; un suo lavoro di videopoesia è stata esposto nel 2011 alla Biennale d’arte di Venezia. Tra il 2000 e il 2010 ha fondato e animato diversi progetti culturali: FuoriCasa.Poesia, SECOLOZERO, LAND e CARTA|BIANCA, muovendosi tra web, video e arti visive, riviste, ideazione e direzione di collane di poesia ed organizzazione di eventi e curatele di mostre. Ha curato per oltre quindici anni i progetti video del Teatro delle ariette (www.teatrodelleariette.it), con cui ha realizzato numerosi lungometraggi in Italia e all’estero, ha inoltre realizzato numerosissimi altri progetti video tra teatro, poesia, video-arte, arti visive, comunicazione istituzionale e promozione sociale.

 

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