Adriana Libretti, La conchiglia del tempo

Adriana Libretti

La conchiglia del tempo

Le Mezzelane, 2022

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Per questa silloge di Adriana Libretti cito subito, volentieri, tre versi famosi di Eliot: Time present and time past/ are both perhaps present in time future,/ and time future contained in time past – Tempo presente e tempo passato/ sono forse presenti nel tempo futuro,/ il tempo futuro è contenuto nel tempo passato. (T.S. Eliot, Burnt Norton, 1936, da Quattro quartetti, Introduzione e traduzione di Elio Grasso, Raffaelli, 2017). Già nel testo d’apertura l’autrice afferma che Davanti alla tua ombra/ è carne il ricordo, condividendo la stessa compresenza di passato e presente da cui prende le mosse Eliot per la sua metapoesia. D’altra parte è la struttura della raccolta a confermare il dominio del tempo – Preludio, Tempo di mezzo, Tempo di contagio, La conchiglia del tempo – dominio che mette a dura prova la coscienza e i sentimenti, la memoria e la parola.

Nel Preludio – collocato nel 2018 – s’intercettano immagini e si rivivono sentimenti in grado di travalicare il tempo: Però quello che provo/ è fresco forte fondo/ ci abbracceremo ancora/ alla fine del mondo. ‘Tempo di mezzo’ è l’anno che segue, il 2019, dove Adriana Libretti interloquisce, s’interroga, ricorda, importa luoghi e frammenti di dialoghi: l’appuntamento era qui/ – il curcunamento -/ tra manghi, scaccia-spiriti/ conchiglie; la sezione ci riserva una grande varietà di forme e di ritmi (segnalo, tra tutte, la bellissima ‘Disseti acqua d’ibisco’) continuando a tradire gli smottamenti temporali: ...nel respiro di andate cose/ senza provarne la mancanza; …Ma altre le farfalle/ altre le fioriture.

Il 2020 è ‘Tempo di contagio’, inequivocabile definizione di quell’anno. A marzo, con amara ironia, la formula ‘Apriti sesamo’ diventa invocazione: rendici il custodito…esaudisci il pianeta…svela la formula. E poco oltre: Scuoto la testa, annaspo/ arresto il fiato/ inghiotto ogni respiro. La tremenda quotidianità della pandemia provoca ansia e autocensure, alle quali il poeta riesce a ribellarsi:

e abbasso l’asticella

o meglio, l’alzo

per dire quanto adesso in petto preme

che ciò che più mi manca nel contagio

è il contagio d’amore del tuo seme.

‘La conchiglia del tempo’, ultima sezione, ci da conto dell’anno seguente, il 2021, colmo di amarezze e d’incertezze, del dolore di noi. Sono poesie in prevalenza auto-analitiche che cercano risposte nella biografia dell’autrice e che riescono, con sincerità sconcertante, a trovare – come in questo distico – la loro ragione: Nel vento cerco ancora/ l’assenso di mio padre. È un quadriennio tumultuoso quello che Adriana Libretti ha voluto tradurre in poesia sotto il segno del tempo – ma mai avrebbe immaginato che avremmo avuto il libro tra le mani mentre il tempo ritornava al suo più cupo passato.

Antonio Fiori

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Disseti acqua d’ibisco

(aprile)

Disseti acqua d’ibisco dell’aprile,

zenzero profumato di memoria,

quando mi camuffavo di sipario,

coglievo le insipienze dell’acerbo,

risa, mani intrecciate a custodire

il dono di un’incauta giovinezza.

Tenda di pioggia, tetto che traballa

contro il paletto dell’indifferenza,

e l’amore sbocciava al primo sguardo

senza strane pozioni di erbe rare.

A te ritorno, fonte d’abbandono,

per ristorarmi, al rosso sulle gote,

al sottrarmi per darmi, a mute attese,

quand’anche ormai già fossero parlate.

Non farò ammenda per i torti antichi,

serbano infatti tanta, troppa vita

sono a chiamare i butti in divenire,

a scortecciare inverni, in pieno sole.

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Indietro non si torna

(febbraio)

Indietro non si torna mai non dire,

del gambero rammenta il camminare.

Certo, l’amore spesso è passeggero,

il fiume scorre, non si arresta il mare,

però solo da morti – eccolo il vero –

la direzione non si può mutare.

Lo so che hai già deciso di partire,

mille progetti nuovi hai da affrontare,

ma me ne starò quieta ad aspettare.

Non me ne pento – è una scelta mia–

non temo che mi diano della scema

né di perdere il centro della scena,

il teatro farò se ne avrò voglia

del successo c’è – credo – molto meglio.

Concedo scusa a chi mi chiama illusa,

non mi seduce e – giuro – non apprezzo

salamelecco, inchino, acuto olezzo.

Se poi alla vita piacerà smentire

questo discorso alquanto abborracciato

e non si farà scrupolo a mostrare

che ogni giravolta è un caso strano,

raro, bizzarro e che sognare è vano,

se un giorno o l’altro dovrò ingurgitare

parole detestabili ed avare,

alla vita lo stesso sarò grata

per averla anche solo immaginata.

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La sospensione del tempo

(aprile)

La sospensione del tempo

non fa guadagnare tempo

non si espandono gli anni

e nemmeno i minuti

accade di lasciarsi vivere

fissare amori alla deriva

utopie di pace

in un cerchio inconcluso.

Resta l’abbraccio della notte

l’invio del sostantivo ciprea

del verbo gioire

la melodia frusciante di lenzuola

di pagine sfogliate e ingiallite

quelle tue mani nido

sopra le mie clavicole

sulle tempie

a covare il desiderio.

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Adriana Libretti nasce a Milano, città in cui vive e lavora. Laureata in filosofia, studia mimo e teatro con il Metodo Lecoq. Affianca l’attività di attrice, doppiatrice e dialoghista a quella di scrittrice. Nel 2002 consegue il Master in drammaturgia presso la Scuola Nazionale di Drammaturgia Teatro di Gioia, diretta da Dacia Maraini.

Oltre a essere presente in varie antologiche (“Nuova Prosa n.19”, Greco e Greco Editore; Crimine”, Millelire, Stampa Alternativa; “Nel vuoto arioso del mondo”, Ellin Selae) ha pubblicato la raccolta di racconti: “Incontri di stagione. Miniature”, Zephyro Edizioni, 2004 e l’epistolario “Lettere a un cretino”, ATì Editore, 2005. È tra i poeti selezionati per la “Antologia della poesia erotica contemporanea”, ATì Editore, 2006.

Nel 2008 pubblica “Un dolore senza fissa dimora”, ATì Editore, cui segue “LINFE. Romanzo vegetale”, Vydia Editore, 2012. Con Le Mezzelane Casa Editrice ha pubblicato “Parole Presenti” (2018), “Per quattro regni (almeno)” (2019) e il testo teatrale “Scambi”.