5.

La lettera d’amore di Vermeer

Il pavimento a scacchi chiari e neri

(il nero forma a volte cupe croci)

con la sua fuga rende fermo l’attimo:

la fantesca in faccende (le pianelle,

lo spazzolone, la cesta dei panni)

ha appena consegnato alla padrona

(è goffa l’espressione di sorpresa)

in pompa magna per sembrare bella

(il volto prominente vi si oppone)

la lettera (d’amore?) interrompendo

il vago passatempo musicale.

Ma tocca a lei la gloria della luce

sul bianco della cuffia, sul nasino

graziosamente arricciato all’insù,

sul braccio abbandonato in verticale

mentre sorride e domina la scena

che vuol fare l’effimero immortale.

Calamoresca

Richiama il nome un lontano passato

quando i mori sbarcavano a razziare

senza incontrare dura resistenza

a così gran distanza dalle mura.

Dall’alto si spalanca all’improvviso

dove diradano frasche ed arbusti

dell’intricata macchia sempreverde:

un promontorio spoglio si protende

sulla sinistra, le rocce a strapiombo

fanno ala a un golfo azzurro cristallino

di tersa variegata trasparenza.

Finire gli anni

Finire gli anni è un’espressione usata

per una festa ogni anno ricorrente

da celebrare in gaia compagnia,

ma ad una certa età risuona in testa

in un significato differente:

se gli anni son finiti, non ne resta

da vivere che pochi in allegria,

per quanti ne compaia in un futuro

che la mente si finge promettente,

in attesa del colpo di mannaia.