Umberto Piersanti – Inediti

52641176 2898869546793619 4051416270627667968 nUmberto Piersanti è nato a Urbino nel 1941, dove tuttora vive e insegna. Ha pubblicato numerose raccolte poetiche (I luoghi persi, Einaudi 1994, Nel tempo che precede, Einaudi 2002, L’albero delle nebbie, Einaudi 2008 e Nel folto dei sentieri, Marcos y Marcos 2015), saggi e opere di narrativa ( L’uomo delle Cesane, Camunia 1994, L’estate dell’altro millennio, Marsilio 2001, Olimpo, Avagliano 2006, Cupo tempo gentile, Marcos y Marcos 2012 ); è anche autore di film ( L’età breve, 1969-1970, Sulle Cesane, 1982, Ritorno d’autunno e Un’altra estate, 1988 ).
Tutte le raccolte precedenti le tre sillogi edite dalla Einaudi sono uscite in un unico volume dal titolo Tra alberi e vicende, Archinto 2009.
La sua ultima opera è un libro di racconti, Anime perse, Marcos y Marcos 2018.

Umberto Piersanti
Inediti

Antico gioco di primavera

e stride il coleottero
impazzito,
vola a cerchi
ormai stretti
e disperati,
nulla può la corazza
luminosa,
ha le zampe serrate
dentro il filo

è l’aria gonfia e azzurra,
aria di maggio,
di calendule arancioni
l’aiuola è colma,
l’uva spina è là
in fondo, i grandi
acini ramati
d’un verde profumo
intridono la rete

è un gioco,
un gioco di tarda primavera,
dello strazio che vortica
nell’aria, vede
solo quel giallo
che barbaglia

il mattino di maggio
s’inoltra e avvampa,
guarda i cieli il ragazzo,
guarda la nube
che felice s’impiglia
dentro un ramo,
e tiene stretto il filo,
è solo un gioco,
un gioco della tarda primavera,
la sorte di quell’altro
non lo tocca

Gennaio 2019

*

Dieci minuti in acqua

dieci minuti in acqua,
solo dieci,
ogni secondo va vissuto
intero,
butta la testa sotto,
calcia il mare,
risali
e stenditi
cogli occhi chiusi,
e tutti gli altri intorno
sono felici,
la spuma è tutta bianca
l’acqua azzurra,
ma se trovi una foto
è in bianco e nero,
un bianconero colmo di colori,
e non pensare al fischio
che presto arriva,
torna la marcia lunga,
l’alzabandiera,
il film dei due sergenti,
non c’è una battaglia,
l’infinita giornata
bianca e assolata
com’è la delusione

dieci minuti in acqua
alla Grande Baia
– sopra i soldati
nell’immenso bosco
camuffati coi rami
fingon la guerra –
dopo un lungo cammino
dalla colonia
coi cappellini bianchi
e la canzone
di quel soldato sperso
nel Montenegro,
i rovi sono tutti impolverati,
pendono i fichi
acerbi dalle rupi,
ed è mercoledì,
un mercoledì da leoni
sul celeste Adriatico
c’aspetta

dieci minuti
con te bruna biancovestita
in cima al Furlo,
dieci minuti solo
sulle Cesane,
dieci minuti a Orvieto
in faccia al Duomo

fuori di quei dieci minuti
il tempo incalza

Agosto 2019

Nota mercoledì da leoni: è un chiaro rimando all’omonimo film Americano, una vera e propria ode al surf, uscito in Italia nel 1983.

*

La pula

padre, ieri
ero tra edifici immensi,
immensi e fitti
e le persone come la pula
che alla battitura
si dissolve infinita
dentro l’aria,
e pensavo a te,
negli anni venti,
contadino-soldato mandato
là, nella Milano sconfinata
di macchine e calessi,
di vetrine rilucenti,
tu che il mare
non hai mai toccato,
lo intravedi appena
dal monte della Conserva
sulla Cesana alta,
così lontano,
non sai dove finisce l’acqua
e comincia il cielo,
e come te
m’aggiro
estraneo e perso
dentro il mondo nuovo

ma tua avevi vent’anni,
a Che’Spasso o Camorciano
t’aspetta una ragazza,
una da raccontargli
tutto del mondo nuovo,
un mondo da non credere
per chi sta nei campi

altri sono i miei anni,
come quelli dei vecchi
che sanno storie,
oggi le storie
i giovani le hanno
scritte su vetri
con la pelle confusi
dentro le mani

in un tempo remoto
ho guardato con te
la pula salire in aria,
ora la vedo
che dal fosso sconfina,
non la ferma il Catria
neppure il mare,
questi edifici immensi
attornia e stringe,
continua il suo cammino
e mai s’arresta

Luglio 2019

*

Terra di memorie

terra di memorie
l’età che s’inoltra,
di volti che s’affollano
e vicende
dinnanzi agli occhi
e tremano nel sangue,
l’infanzia è la stagione
più tenace
e ogni altra
offusca
e quasi oscura

la biscia nella pozza
che poi s’acquatta
tra ciclamini pallidi,
d’ottobre,
la gioia che t’afferra
quando ascolti
i frulli d’ali
tra folti ceppi
e rami

e le stelle immense
alla Piantata,
formano quasi un carro
come quello
che l’Antico guida
al Fontanino
ma nel cielo non c’è
chi lo conduce,
la loro corsa immobile
e infinita
e degli umani conoscono
ogni strada,
fredde più della neve
nell’inverno
gelano le volpi
accovacciate,
d’estate fanno umido
il trifoglio

ah! questa infanzia
che negli anni s’inoltra
e ti pervade,
ossessiona i tuoi giorni
e un poco,
almeno un poco,
li consola

novembre 2019


Fotografia di Paola Castagna.