Kadjia (George) Sesay – da “Irki” (traduzione di Marco Bini)

KADJIA GEORGEKadja (George) Sesay è poeta ed attivista della Sierra Leone. Vive in Inghilterra. Ha studiato alla West Birmingham Universitity e sucessivamente ha intrapreso la carriera di giornalista freelance. Verso la metà degli anni ’90 inizia a lavorare per il Centreprise Literature Development Project in qualità di Black Literature Development Co-ordinator, fondando poi il quotidiano Calabash. Nel 2001 fonda il Magazine letterario SABLE. A sua firma diverse antologie per divenire poi Editor e co-Direttrice di Inscribe (casa editrice e punto di sviluppo per scrittori) presso la Peepal Tree Press, nonchè Editor per la prosa per la Amalion Publishing in Senegal.A sua cura sono inoltre importantissimi eventi letterari occorsi in Inghilterra, tra i quali il SABLE LitFest, fondato nel 2005 e tutt’oggi attivo. Numerosi i libri pubblicati che vedono prosa (romanzi e racconti) e poesia tra le quali, IRKI del 2013, finalista al Glenna Luschei Prize nel 2014. Insegna scrittura creativa e giornalismo..

Kadjia (George) Sesay
da Irki (Peepal Tree Press, 2013)
traduzione dall’inglese di Marco Bini

 

Poems are reprinted with permission from Peepal Tree Press.

 

 

RICE
sesay irki
The first time I went “back home”, I returned with country rice,
small grains that sifted like tiny diamonds,
coarse and flecked with variant browns like gravel,
not like the “own brand” that sheds milky-white starch into water,
long grained, fluffy and soft, that we eat on Sunday afternoons.
But Mum said, “I don’t cook that unpolished rice anymore,”
and threw it away. A bit like our language.

 

RISO

La prima volta che “tornai a casa”, portai con me riso locale,
piccoli grani setacciati come minuscoli diamanti,
ruvidi e punteggiati da sfumature marroni come ghiaia,
non quello “del supermercato” che scioglie in acqua amido bianco latte,
dai grani lunghi, soffice e tenero, che mangiamo la domenica pomeriggio.
Ma mamma disse “non lo cucino più quel riso grezzo”
e lo gettò via. Un po’ come la nostra lingua.

 

 

 

KISS CHASE

Closed my eyes, stuck out my lips
like Sophia Loren in the films
that Mum watched on the telly –
me, behind the sofa, sneak-a-peak.

My pout ached as I waited, patient,
sucked them back in again, then ran off,
pretending that I was trying
to catch a butterfly or ‘fairy’.

Girls ran around the playground, screaming,
trying to be caught. Debbie slowed down
as Jonathan caught her, hugged her –
and tried to kiss her on the lips.

She screamed, then giggled, pushed him aside.
Laughing, he went running after Jane
and caught her too. She wriggled away.
Wish he would run after me!

Once, I let Pudding Davey catch me.
But everyone ran faster than him.

 

 

STREGA COMANDA BACI

Chiudevo gli occhi, protendevo le labbra
come Sophia Loren nei film
che mamma guardava alla tv,
che io sbriciavo da dietro il divano.

Mi faceva male la faccia aspettando paziente,
e allora le ritraevo, poi scappavo,
facendo finta di provare
a prendere una farfalla o “una fata”.

Le bambine correvano strillando per il parchetto,
tentando di farsi prendere. Debbie rallentava
mentre Jonathan l’afferrava e la stringeva
provando a baciarla sulle labbra.

Lei strillava, poi faceva un risolino spingendolo via.
Ridendo lui iniziava a rincorrere Jane
e prendeva anche lei. Lei si divincolava.
Avrei volute che rincorresse me!

Una volta, mi sono fatta prendere da Davey il Budino.
Ma tutti correvano più veloci di lui.

 

 

 

FOUND…

…on a bed of domestic garbage –
cans, bottles, rags, ring-pulls, bottle tops,

rotten fishheads, serrated lids, jagged meal tops,
flips without their flops – mulched thick into a mattress.

Through months of rain and months of sun
that soaked, then baked her clothes to her body;

denying her the ritual of burial within 24 hours:
this was how my grandmother was found.

 

RITROVATA

…su un letto di spazzatura domestica –
lattine, bottiglie, stracci, linguette, tappini,

teste marce di pesce, coperchi e scatolame aperti,
sandali spaiati – accatastata spessa nel materasso.

Che dopo mesi di pioggia e mesi di sole
infradiciante, le ha incollato addosso i vestiti,

e le ha negato il rito della sepoltura entro 24 ore:
è così che mia nonna fu ritrovata.


Kadja (George) Sesay è poeta ed attivista della Sierra Leone. Vive in Inghilterra. Ha studiato alla West Birmingham Universitity e sucessivamente ha intrapreso la carriera di giornalista freelance. Verso la metà degli anni ’90 inizia a lavorare per il Centreprise Literature Development Project in qualità di Black Literature Development Co-ordinator, fondando poi il quotidiano Calabash. Nel 2001 fonda il Magazine letterario SABLE. A sua firma diverse antologie per divenire poi Editor e co-Direttrice di Inscribe (casa editrice e punto di sviluppo per scrittori) presso la Peepal Tree Press, nonchè Editor per la prosa per la Amalion Publishing in Senegal.A sua cura sono inoltre importantissimi eventi letterari occorsi in Inghilterra, tra i quali il SABLE LitFest, fondato nel 2005 e tutt’oggi attivo. Numerosi i libri pubblicati che vedono prosa (romanzi e racconti) e poesia tra le quali, IRKI del 2013, finalista al Glenna Luschei Prize nel 2014. Insegna scrittura creativa e giornalismo..

 

Fotografia di proprietà dell’autrice

 

Marco Bini (1984) vive e lavora a Vignola (MO). Laureato in Lettere moderne all’Università di Bologna, scrive poesie e traduce da inglese, tedesco e francese. Collabora con l’organizzazione di Poesia Festival in provincia di Modena. Nel 2011 ha pubblicato per Ladolfi editore Conoscenza del vento (Premio Giusti e finalista Premio Camaiore), e nello stesso anno suoi testi sono apparsi sull’antologia La generazione entrante (Ladolfi editore).
Per Atelier ha tradotto:

Evgenij Evtushenko (Rus / USA)

Amiri Baraka (USA)
John Kinsella (AUS)
Peter Sirr (IRL)
Amu Nnadi (NIG)

Nathalie Handal (USA)