Roberto Masi, Orfeo in fonte santa – Nota di lettura di Luciano Nanni

Recensione Orfeo in Fonte Santa , poesia
Autore: Roberto Mosi

Edizione: Giuliano Ladolfi Editore, Borgomanero 2019

In copertina: Mascherone di Ottaviano Giovannoni nella Grotta di Adamo ed Eva del Giardino di Boboli, Firenze. Fotografie dell’autore: all’interno del libro sono dedicate al tema “Autunno in Fonte Santa”, l’ultima “Il Rifugio in Fonte Santa” – pp. 66

prezzo: € 12,00 – Libreria Salvemini, piazza Salvemini 18, Fi. T. 055 246 6302

Recensione a cura di Luciano Nanni, dal portale www.literary.it, 28.06.19

“Poesia. Il tema della fonte non è l’unico, infatti va considerata anche la metamorfosi in un contesto di classicità mitologica che tuttavia poi se ne discosta: questo è un dato che va oltre il fatto puramente locale, inteso nel senso di luogo ben definito, per assumere un valore più ampio e quindi integrare la poesia nel suo sviluppo creativo con elementi che diventano Storia, quali ad esempio un episodio di lotta partigiana come nel XII componimento.
Se l’esistenza, quale si riporta, è un canto ininterrotto, dovremmo applicarlo alla poesia, che si snoda spesso con una limpidezza di dettato e un’eleganza che sembra recuperare antiche forme. A volte, è necessario dirlo, incontriamo versi deliziosi, ma non ingannevoli, poiché comunque la organicità testuale e il suo evolversi secondo alcuni modelli, non prevarica certo la sostanza, presente anche nell’oggi e in diversi momenti riferendosi a una realtà non eludibile; si è indotti a verificare la sensucht, che non appare quel sottile struggimento tipico della mentalità tedesca, quanto piuttosto una enunciazione dove il sentimento trova vasta parte e nel suo significato migliore: sentimento del tempo e delle cose, che l’idea del mito, più che il mito stesso, vorrebbe rendere fisso, benché il procedere cronologico degli eventi finisca per proporre nuove dimensioni, del pensiero e dell’immaginario.
Incorporare quindi versi altrui (ad esempio di Rilke) non è una operazione intellettualistica, piuttosto un collegarsi al principio generatore per trarne, pur nella società attuale, delle regole deputate a trasformare il flusso della scrittura – e del linguaggio – e ricondurlo per l’appunto a una fonte originaria. Dunque i luoghi e le citazioni storiche o colte non fanno che arricchire la trama di una poetica ineccepibile sotto i due aspetti di invenzione e coscienza conoscitiva. Ma tornare alla fonte, in questo caso presso San Donato in Collina, acquista un valore aggiunto. “Dite mo’, se sia più pura l’acqua che scaturisce dalla viva fonte” (Eginaldo).
II.
Il canto mi prende, mi porta
a cantare lo scorrere del tempo
nel bosco sacro di Fonte Santa,
accordo la mia voce al suono
delle acque, al respiro del vento,
al vibrare delle foglie, guidato
dalla musica del flauto d’oro.
.
Brilla il vortice del silenzio,
alberi, pietre incantate, braccia
di luce scivolano per i rami,
riflettono nello specchio della fonte
figure, miti colorati.

.

L’inganno si congiunge
alla conoscenza, appaiono
immagini sconosciute:
la fonte non sa di contemplare
sé stessa e il riflesso di un dio.