Richard Harrison "Sul non perdere le ceneri di mio padre nell'alluvione"
(Round Midnight Edizioni, 2018)
Lettura di Andrea Fallani
Due sono le linee di sviluppo della raccolta di poesie di Richard Harrison, On not losing my father’s ashes in the flood, (tradotta in italiano da Riccardo Frolloni, con il titolo Sul non perdere le ceneri di mio padre nell’alluvione, Round Midnight Edizioni, Campobasso, 2018): una personale ed una collettiva, storica. Fin dalla prima poesia, che dà titolo all’intera raccolta, appare evidente come questi due temi, il padre e l’alluvione, apparentemente inconciliabili, trovino nella poesia un fertile terreno comune: l’urna contenente le ceneri viene data per dispersa inseguito alla tragedia che investì l’Alberta nel 2013, salvo poi essere quasi miracolosamente ritrovata in «a box of books and a remote-controlled car».
In accordo con la poetica eliotiana, che a sua volta muoveva dalla poesia cosiddetta metafisica del XVII secolo inglese, grazie al wit (termine difficilmente traducibile in italiano ma che potremmo rendere con «ingegno» o «intelletto») Harrison fa largo uso del paradosso per raggiungere un livello di conoscenza superiore a quello dettato dalla doxa, la credenza comune. Il poeta gioca con le parole, con le anfibologie e con i suoni come nell’onomatopeico «And isn’t it odd that it is not odd to talk of livingthings this way?» nel quale l’allitterazione di suoni dentali rimanda al rumore dei tacchetti sulla strada del verso precedente. Proprio a proposito di questa poesia (Found poem), nella quale viene messo in scena l’accoppiamento tra due insetti, nonostante l’autore riferisca di prendere come modello Margaret Lawrence, il tema rimanda all’archetipo di The flea di John Donne (nella quale una pulce che si nutre della mistress diviene metafora di un atto sessuale allo stesso tempo sacro e profano), il capostipite dei methapisycal poets, contemporaneo di Shakespeare. Con Donne più ancora che con Eliot, Harrison mostra di avere molti punti in comune: l’uso di paradossi, un eros mai sopito che emerge e divampa all’improvviso e, più in generale, una tendenza, costantemente bilanciata da un impegno morale, a fuggire dal mondo della storia per vivere in un universo privato; in realtà è il wit, comune a tutta la migliore poesia anglosassone, ad essere l’eredità maggiore del rinascimento inglese che Harrison rivitalizza e trasporta nel Canada; ma non si tratta dell’unica.
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