Guido CupaniInediti*
SANTIAGO, UBUNTU CAFÉ Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà (Mt 16,25)
Giorni che sento
che sto per nascere a me stesso
ancora, dopo breve gravidanza
Il mio parto è uscire a cercarmi per strada
chissà mai che stavolta
mi incontri
Che inciampi per caso il mio
passo nel mio passo
che a capo chino andando
non mi imbatta di testa
in me
rinato
*
Mi lamento con chi ha inventato
così malamente il pomeriggio
La tovaglietta di carta sul tavolo impagliato
mi invita a festeggiare
il mio non compleanno
Scoppi di risa a salve da dietro il banco
Il bulbo spento dondola appeso al filo
sotto il tocco di fata di una mosca
Cresce il volume della musica a nascondere
che un attimo c’è stato
e non era pronto
*
E come questa pagina, la città
è un tentativo ammirevole ma fallito
di dare alla felicità
una terza dimensione
È il piccione che scappa per un pelo
alla morte per arrotamento in pieno sole
È il randagio che autografa sul lampione
la sua domanda
perché ciò che è avvenuto all'infinito debba avvenire ancora all'infinitoÈ il neonato che piange amaro
come l’unico
che ha capito
Fotografia di proprietà dell'autore.
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