Penelope Ghiòsa – inediti (traduzione di Caterina Tzeca e Vranos Daritsis)

GHIOSA


Penelope Ghiòsa
 è nata nel 1986 nella città di Ioannina in Grecia. Si è laureata nella Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università “Aristotele” di Salonicco ed in seguito ha ottenuto i suoi master nell’Università di Londra (UCL) e nell’Università dell’Inghilterra Orientale (UEA). Abita in Inghilterra dove sta tuttora facendo il suo dottorato di ricerca con borsa di studio dall”UEA. Ha esordito con la sua prima collezione poetica intitolata “Segretamente” (“Endomyha“) nel 2011 (edizioni Iridanos), mentre la seconda, “Tempi contraenti” (“Anadohoi kairoi“), è stata pubblicata nel mese di gennaio 2017 (edizioni Gkovostis). Varie sue poesie e traduzioni poetiche sono state accolte nelle riviste letterarie greche “Porfiras”, “Oropedio”, “Emvolimon” e “Paremvasi” nonché in vari siti di letteratura e poesia come frear.gr, poiein.gr, fteraxinasmag.wordpress.com, biblioteque.gr, ppirinas.blogspot.com.

Penelope Ghiòsa 
(inediti)

traduzione dal greco di Caterina Tzeca e Vranos Daritsis

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Eccellenti nuotatori

E non mi dire più che tu non sai nuotare
e che nel mare dei ricordi rigettati
affogherai
senza che una nostalgia del presente
resti a galla perché ti ci afferri,
dandoti un movente per la salvezza.

Sei nato per nuotare;
nove mesi nel sacco amniotico della madre
altro non facevi che galleggiare
in un’atmosfera circostante
con tutti gli enigmi irrisolti dapprincipio
ma tu nuotavi spensierato
da Robinson Crusoè prima di trovarti nella Terra dei Lotofaghi
dove ti sei scordato della tua natura acquatica.

E poi sono arrivate le estati
tentativi di familiarizzare con il passato dimenticato
mentre lo sguardo dei genitori afferrava il remo per insegnarti
prima della papilla
perché soltanto il remo il resterà.
Questo è il modo, il mezzo e l’intento
perfino la salvezza
quando le ancore ti fanno inchiodare al fondale
ed il sale corrode i sensi
mentre lo sguardo desidera un cielo da guardare dall’alto con vista
gradisce orizzonti arance spremute e fiati coraggiosi.

E poi, pensa, ancora una volta
a quanti naufragi sei sopravvissuto
a Titanici e Lusitanie
fantasmi di ferro che esigevano il pagamento
dalla quantità insufficiente del presente
credendo stoltamente che inverniciati
appariranno come nuovi
malgrado la ruggine fosse arrivata fino al midollo
e i nostri ideali abbiano toccato il fondo da tempo innumerevole ormai.

Tu hai nuotato con la squama ed il remo
e hai preceduto
Nel mare della memoria
non aver paura neanche per un momento
E non mi dire più che tu non sai nuotare.

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Il raggiungimento della maggiore età

I maestri che son invecchiati
i genitori che hanno acquisito bisogni stampella
fan ricordare impietosamente i miei trent’anni orfani
tremanti nudi dal freddo fuori della porta.

Mi hanno fatto crescere d’un tratto o così mi sembra?
I commessi nei negozi mi chiamano signora
lo stesso anche i ragazzi quando passo per la strada.

I coetanei in piazza
trascinano le carrozzine, vivono in comune
accuratamente in famiglia
ingenuamente da borghesi
Il loro tempo può forse contenere il ricordo
con i suoi viaggi?
Ed io sentirmi dentro
come la ragazzina che ero a 12 anni
quella che gioca con le bambole
pettina il futuro
nutre i sogni
fascia i giorni fluiti dell’innocenza
tanto che non si insinui dalla fessura clandestinamente la conoscenza
che li farà irritarsi prematuramente.

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Ti racconterò una favola

Ti racconterò una favola
come quelle che le nonne narravano
un tempo
durante il pranzo;
come quelle che raccontavano le madri
per sogni d’oro e un sonno quieto
le notti d’inverno presto

Ti racconterò una favola
di piccoli topi
che videro la propria ombra sul muro
una notte
e si crederono dei leoni.

Di falchi che crebbero da passeri
disubbidirono la propria natura
e gli bastò vivere da uccelli da nulla.

Di pecore che nascondevano lupi
dentro di sé
e di lupi che non vollero più fare la parte del cattivo
e bramarono vivere liberi,
al di fuori di ruoli e di norme.

Della volpe che preferì
tagliarsi lei stessa la coda
prima che gliela mutilassero
le volpi dalla coda mozza.

Del pastore bugiardo che si pentì
senza però levarsi la calunnia
e – anche se ormai racconta il vero –
nessuno ci crede.

Del brutto anatroccolo che non seppe mai
di essere diventato un cigno
perché rifiutava di guardarsi
allo specchio.

Dei sette capretti
che quando la loro madre si invecchiò
la diedero al lupo da mangiare.

Dei tre porcellini
che pur fratelli
si odiavano a morte a vicenda.

Della piccola fiammiferaia
che con un solo fiammifero poté scaldare
i cuori di tutti quelli che lessero la sua storia.

Della Bella Addormentata
che non riuscì a svegliarsi
perché il Principe venne incastrato
dalla propria madre.

Di Pollicino
che pur avendo la testa e la previdenza
non ebbe la fortuna.

Del ragazzino di Lountemis
che pur non avendo scarpe
ringraziava Iddio di avere dei piedi.
E di me, oh, di me
che un tempo
credevo alle favole…


Penelope Ghiòsa è nata nel 1986 nella città di Ioannina in Grecia. Si è laureata nella Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università “Aristotele” di Salonicco ed in seguito ha ottenuto i suoi master nell’Università di Londra (UCL) e nell’Università dell’Inghilterra Orientale (UEA). Abita in Inghilterra dove sta tuttora facendo il suo dottorato di ricerca con borsa di studio dall”UEA. Ha esordito con la sua prima collezione poetica intitolata “Segretamente” (“Endomyha“) nel 2011 (edizioni Iridanos), mentre la seconda, “Tempi contraenti” (“Anadohoi kairoi“), è stata pubblicata nel mese di gennaio 2017 (edizioni Gkovostis). Varie sue poesie e traduzioni poetiche sono state accolte nelle riviste letterarie greche “Porfiras”, “Oropedio”, “Emvolimon” e “Paremvasi” nonché in vari siti di letteratura e poesia come frear.gr, poiein.gr, fteraxinasmag.wordpress.com, biblioteque.gr, ppirinas.blogspot.com.

Fotografia dell’autrice tratta da ANDRO

Caterina Tzeca e Vranos Daritsis sono insegnanti d’italiano attivi all’insegnamento della lingua fin dal 1986 quando hanno fondato il centro di lingua e cultura italiana “San Pietro”, la prima scuola d’italiano a Ioannina, in Grecia. Caterina ha studiato presso la Facoltà di Lingua e Letteratura italiana dell’Università di Salonicco e Vranos presso la Facoltà d’Ingegneria de “La Sapienza” di Roma ed in seguito ha conseguito il Diploma Superiore di Lingua e Cultura italiana presso l’Istituto Italiano di Cultura di Atene.