Nino Iacovella – Inediti

IACOVELLA2Nino Iacovella, nato a Guardiagrele nel ’68. Ha una formazione socio-economica. Ha riesordito in poesia nel 2013 con Latitudini delle braccia (deComporre, Gaeta). Del 2015 è la plaquette con i primi testi de La parte arida della pianura (Edizioni culturaglobale, Cormons). Ha curato insieme a Sebastiano Aglieco e Luigi Cannillo l’antologia “Passione Poesia – Letture di poesia contemporanea (1990-2015)” Ed. CFR, Milano, 2016. È tra i fondatori e redattori del blog di poesia Perigeion, un atto di poesia. Vive e lavora a Milano.

Nino Iacovella
Inediti

da “La parte arida della pianura” inediti

 

Un albero al centro dell’ inverno,
una pagina vuota tra la frattura dei rami

Chiama la nebbia uno stormo di pensieri
come la carta i segni di una parola

Scrivere l’onda sul mare, gettare l’ancora sul foglio,
arrivare sino al fondale di una preghiera

*

da Madre della Violenza,

                                                                   La donna del lago

La testa snodata, infinita del sogno
che nuota nell’acqua scura del lago

Ci si desta sempre quando lo scenario non coincide,
ma adesso non ci sono risvegli ad attendere
ed è un abisso il fondale delle notti

“L’amore è bello solo se è vero amore” scriveva Gabriella
come se le parole riemergessero a galla,
un colpo di pistola, la testa bucata nel sonno
un corpo alleggerito dalla morte che risale
con il pigiama, le mani legate, i piedi senza scarpe

Il sogno non distingue appieno la natura degli ostacoli
se tronco, pietra, corpi, come un pesce nuota
con occhi divisi e contrapposti
per guardare l’intero spazio, profondo
degli uomini che vanno a morire

Il sogno guarda, sgrana la catena che oscilla
come un’alga sul fondale, un cordone ombelicale
che arriva sino alla donna affiorata sul limbo dell’acqua,

Il corpo di lei era avvolto con un telone di plastica bianca,
legato in tre punti con cinghie da tapparella
appesantito da tre blocchi di cemento armato
ai quali il suo uomo l’aveva incatenata

Dicono che i circuiti neurali durante le notti
s’illuminano, arabeschi di luce, fuochi d’artificio
in un giorno di festa,
e qui la pietà è un filo che non si spezza

dalla nuca come un sogno che entra nel sogno,
il proiettile cambia sembianze, non è più un cuneo di piombo,
ma la macchia nera che vediamo quando si guarda in faccia il sole

ed è un attimo, quell’attimo di grazia
che oscura l’esplosione del colpo
e le nasconde l’arrivo della morte


Fotografia di proprietà dell’autore.