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Luca Manes – da “Per un fischio soltanto”

manesLuca Manes (Segrate, 1992). È iscritto al terzo anno del corso di laurea in lettere moderne all’Università degli Studi di Milano. Ha collaborato per due anni con il quotidiano l’Avanti!, per il quale ha scritto recensioni e articoli di letteratura e teatro. Nel 2012 ha lavorato presso il Centro Culturale di Milano occupandosi della rassegna stampa. È il presidente dell’associazione culturale studentesca “Per il battesimo dei nostri frammenti” per la quale ha organizzato nel 2013 il convegno  “Vola alta, parola, cresci in profondità. La poesia italiana del secondo Novecento”, a cui hanno partecipato –tra gli altri-  Enrico Testa, Maria Antonietta Grignani, Stefano Dal Bianco, Stefano Verdino e Milo De Angelis e  nel 2014 -in occasione del centenario della nascita di Mario Luzi- il convegno “Una discesa nell’erebo del nostro essere qui e ora e così. Nel magma di Mario Luzi”, con la partecipazione -tra gli altri- di Stefano Verdino, Daniele Piccini, Milo De Angelis e Silvio Ramat. Sue poesie sono state pubblicate nella rivista “Poesia” con un articolo introduttivo di Maria Grazia Calandrone.

Luca Manes
da Per un fischio soltanto
(inediti)
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L’allarme

Ecco, vedete quella forma costretta
in sé stessa, il recinto del corpo,
quando anche le mani si ritirano indietro
nella chiusura della finestra. “Non illudetevi
di abbandonare il cerchio della spiaggia…”, ci ammonisce
chi la vita l’ha rinchiusa intera nell’errore, nella
negazione del gesto. Intanto suonava l’antifurto
di una macchina lì posteggiata, nel crocevia
degli sguardi, quando la risposta è una chiamata
inaspettata. L’allarme annunciava l’altra
riva, l’invito allo spostamento, di là
dove le cose non erano più distanti tra loro.

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Dal balcone

Oppure perché le limitazioni
dei cortili non sono altro che lo specchio
del cielo, l’impossibile paradigma inciso
sulla lavagna di una scuola elementare…
Salivamo allora nell’appartamento
A49, mentre dal balcone giungeva il profumo
di cena. La tavola era già apparecchiata,
e fu una sorta di giuramento. “Non mi
lasciate”, continuava a ripetere, come un faro
lanciato nel tumulto del mare.
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Sulla soglia

Proprio ora che le trame si esauriscono
e, con esse, le traiettorie già in partenza delineate,
il secondo nome del gesto.
“Non doveva andare così”, erompe a metà
tra la smorfia e lo svenimento del volto,
mentre il fumo di una sigaretta le richiude lo spazio
attorno. Poi, nella paralisi dei nervi, inchina
la testa, e quel pianto, soffocato sulla soglia,
sembra troppo a noi che è chiesto il grande
salto, il raggiungimento del cortile, di là
da cancelli serrati e tende senza pertugi.
Ad uno ad uno, i muscoli stirati dalla distesa
di sudore, lenzuola spiegate sopra la ruggine di vecchie
biciclette, anche le ginocchia cedono, fragili,
ora che lei siede di fronte al nostro venire meno,
lei che soltanto chiede, nella recinzione del dolore,
un punto a cui appartenere.
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Luca Manes (Segrate, 1992). È iscritto al terzo anno del corso di laurea in lettere moderne all’Università degli Studi di Milano. Ha collaborato per due anni con il quotidiano l’Avanti!, per il quale ha scritto recensioni e articoli di letteratura e teatro. Nel 2012 ha lavorato presso il Centro Culturale di Milano occupandosi della rassegna stampa. È il presidente dell’associazione culturale studentesca “Per il battesimo dei nostri frammenti” per la quale ha organizzato nel 2013 il convegno  “Vola alta, parola, cresci in profondità. La poesia italiana del secondo Novecento”, a cui hanno partecipato –tra gli altri-  Enrico Testa, Maria Antonietta Grignani, Stefano Dal Bianco, Stefano Verdino e Milo De Angelis e  nel 2014 -in occasione del centenario della nascita di Mario Luzi- il convegno “Una discesa nell’erebo del nostro essere qui e ora e così. Nel magma di Mario Luzi”, con la partecipazione -tra gli altri- di Stefano Verdino, Daniele Piccini, Milo De Angelis e Silvio Ramat. Sue poesie sono state pubblicate nella rivista “Poesia” con un articolo introduttivo di Maria Grazia Calandrone.

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