È difficile in poche righe parlare di Sergio Carlacchiani o dare un’interpretazione completa al suo ultimo libro “Indiscrezioni dal fortilizio” (RPlibri 2020). Una personalità come Carlacchiani non la si può riassumere o desumere soltanto da ciò che scrive. E’ una lettura che consiglio per la profondità e per la onestà, morale e “sabiana” che contraddistingue l’opera. Il nostro autore è un artista, un performer, un attore e una vera e propria “voce”. Il suo canale youtube è tra i più seguiti per l’amore e la dedizione che concede alla poesia. Carlacchiani ha il sacro fuoco dentro, una purezza di uomo che raramente si incontra. Il suo libro è uno specchio, riflette gli anni della sua carriera: le sciabolate che affonda e quelle che ha subito. La vita a lui ha tolto tanto e sincronicamente tanto lui ha donato, fuori dalle dinamiche del do ut des, ma per libera scelta, per passione, per amore, per i grandi mezzi tecnico-professionali a sua disposizione. Le “Indiscrezioni” sono la sua appendice, si leggono e al contempo si entra dentro un vortice artistico; mai un momento di non tensione, versi avvolti in un dettato asciutto, diretto e coinvolgente pur conservando sempre una sagace anarchia intellettuale. Il buon Galloni non aveva certo sbagliato nel definirlo amabilmente il “clamorosissimo”.
Il poeta e i suoi crimini
Non volevi scomparire per sempre
accennasti alla trascendenza agli
spiragli di luce sussurravi piani altri
volevi rovesciare il poetare costituito
hai perduto sconfitto dalle parole vane
hai scommesso su errori troppo facili
c’era un via umile alla comprensione
nella verità della propria autenticità
ora perché poeta le scrivi sconnesse?
Quale recondito speciale significato
cerchi non sarebbe meglio silenziarti?
Adesso non piangere crepuscolare sei
nel reclusorio nessuno ti vede né ti sente
ti sei indebitato hai dilapidato un patrimonio
di versi ti verranno a pignorare tutti i libri
questo ora è pentiti almeno o vergognati
molti avrebbero scommesso sulla tua verità
ormai tutto ciò che scriverai sarà ingiustificabile
l’oscurità ti regalerà quell’intervallo che ti spetta
adesso ricomponiti insignificante non sei più vivo
i giorni dell’abbandono saranno la tua produzione
più interessante nel disagio troverai un anelito vero
d’appartenenza l’ineluttabile decadenza ti divorerà.
Scandagli
Mi lascio vivere da ogni crocefissione che appare
affacciato alla finestra d’una libertà senza significato
ferito d’ansia processo l’ingenuità del resistere
il mondo s’è scambiato i vestiti non si appressa
l’ora è perduta irreale nell’infinita sottrazione
l’ombra se ne va sola sciolta da ogni legame
inabissata in una malinconia ormai incorniciata
continuano i malintesi col sonno fuori di ragione
sono come il giorno intrappolato nella notte
seduto al tavolo della cucina attendo gli avanzi
della mattina per fare smunta colazione di luce.