Estratti da “Note sull’arte poetica” Primo quaderno, di Vittorino Curci (Spagine 2018)

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Questo libro, composto da Mauro Marino con la collaborazione di Valentina Sansò per conto dell’autore nella sede del Fondo Verri in Via Santa Maria del Paradiso 8 a Lecce, è stato impresso presso la Universal Book di Rende (Cs) in 250 esemplari.

Vittorino Curci è nato e vive a Noci, in provincia di Bari. I suoi più recenti libri di poesia: “La stanchezza della specie” (LietoColle 2005), “Un cielo senza repliche” (LietoColle 2008), “Il frutteto” (LietoColle 2009), “Il pane degli addii” (La Vita Felice 2012), “Verso i sette anni anch’io volevo un cane” ( La Vita Felice 2015) e “Liturgie del silenzio” (La Vita Felice 2017). Con Spagine ha pubblicato nel 2017 “La ferita e l’obbedienza”.

[2]

William Faulkner affidò alla “Paris Review” questa confessione: “Io sono un poeta fallito. Forse ogni romanziere attraversa un momento iniziale in cui vuole scrivere poesie, poi scopre che non è in grado di farlo e allora prova con i racconti, che dopo la poesia sono il genere più impegnativo. E solo allora, dopo aver fallito anche in quello, prova con i romanzi”. Nel corso degli anni ho conosciuto molti giovani e promettenti poeti che hanno abbandonato la poesia per la narrativa. Poiché tra le mie fisse c’è anche quella per cui ogni artista è oggettivamente destinato al fallimento (il successo, qui, non c’entra niente: il mondo è pieno di falliti di successo) io, per quanto mi riguarda, preferisco fallire come poeta. Mi sembra una fine più nobile.

[3]
Un poeta consapevole del suo valore non ha motivo né di gloriarsi né di affliggersi.

[4]
Il sostantivo “successo”: non fai in tempo a pronunciarlo che è già “successo”, cioè un participio passato.

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“Avanziamo e poi vediamo” diceva Napoleone. Questo principio vale anche per i poeti.

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L’arte è il risultato di un ineffabile gesto intellettuale che racchiude e concentra in sé un grande potere di chiarezza e sintesi.

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Una poesia è bella quando non ha bisogno di spiegazioni. La verità della poesia è evidente.

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Non saprebbe come vivere senza la sua infelicità. Guai a chi gliela tocca!

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La poesia è impregnata di tutte le esperienze sedimentate nella memoria dell’autore.

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I riempitivi e gli abbellimenti di un testo sono le parti che si deteriorano prima.