DANA GIOIA – tre inediti

GIOIA

Dana Gioia (Hawthorne, 1950) è poeta e saggista. Ha studiato alla Stanford University, alla Harvard University (avendo come docenti Robert Fitzgerald e Elizabeth Bishop). Nel 1977 si trasferisce a New York dove resterà per i successivi 15 anni lavorando in diversi campi dell’industria e della finanza e divenendo infine il vice presidente della General Foods. Lascerà l’impiego nel 1992 per perseguire a tempo pieno la carriera di scrittore. Tra i suoi lavori, si ricordano gli scritti critici Can Poetry Matter?: Essays on Poetry and American Culture (Graywolf, 1992; poi finalista al National Book Critics Award in Criticism) cui seguiranno Barrier of a Common Language: An American Looks at Contemporary British Poetry (University of Michigan Press, 2003) e Disappearing Ink: Poetry at the End of Print Culture (Graywolf Press, 2004). E’ autore dei libretti d’Opera Nosferatu (2001) e Tony’s Caruso Last Broadcast (2005) ed è traduttore: a sua firma sono –tra gli altri- i Mottetti di Eugenio Montale. Ha inoltre co-curatore due antologie di poesia italiana in traduzione inglese ed è l’autore di quattro saggi per studi universitari tutt’ora ai vertici delle classifiche di vendita.  La sua produzione di poesia è tanto misurata quanto acclamata a livello internazionale: Daily Horoscope (1986), The Gods of Winter (1991), Interrogations at Noon (2001), Pity the Beautiful (2012). Nel 1995 è stato tra i creatori del West Chester University summer conference of Form and Narrative, ancora oggi tra i maggiori eventi poetici degli Stati Uniti. Ha insegnato come visiting writer al Colorado College, e presso le Università John Hopkins, Sarah Lawrence, Mercer e Wesleyan. E’ stato il Presidente del National Endowment for the Arts. Una selezione di poesie in italiano è stata pubblicata nella rivista Poesia (nr. 202)

Dana Gioia
(inediti)

traduzione italiana di Barbara Carle

  

da Daily horoscope, 1986
 

Insomnia
gioia horoscope
Now you hear what the house has to say.
Pipes clanking, water running in the dark,
the mortgaged walls shifting in discomfort,
and voices mounting in an endless drone
of small complaints like the sounds of a family
that year by year you’ve learned how to ignore.

But now you must listen to the things you own,
all that you’ve worked for these past years,
the murmur of property, of things in disrepair,
the moving parts about to come undone,
and twisting in the sheets remember all
the faces you could not bring yourself to love.

How many voices have escaped you until now,
the venting furnace, the floorboards underfoot,
the steady accusations of the clock
numbering the minutes no one will mark.
The terrible clarity this moment brings,
the useless insight, the unbroken dark.

 

Insonnia

Adesso ascolti quello che dice la casa.
I tubi scricchiolano, l’acqua scorre nel buio,
le pareti ipotecate si muovono con malessere,
e le voci salgono con l’incessante ronzio
di piccole lagnanze come i rumori di una famiglia
che di anno in anno hai imparato ad ignorare.

Ormai devi ascoltare le cose che possiedi,
tutto ciò che hai accumulato in questi anni,
il bisbiglio dei beni, le cose da aggiustare,
i pezzi spostabili che stanno per disfarsi,
e quando ti agiti tra le lenzuola ricordare tutti
i volti che non sei riuscito ad amare.

Quante voci ti sono fuggite finora,
lo sbuffo della stufa, l’assito sotto i piedi,
le accuse inalterate dell’orologio
mentre numera i minuti che nessuno segna.
La terribile chiarezza che questo momento comporta,
l’inutile illuminazione, le ininterrotte tenebre.

 

  

 

da Pity the beautiful, 2012

gioia 03 

The Angel with the Broken Wing

I am the Angel with the Broken Wing,
The one large statue in this quiet room.
The staff finds me too fierce, and so they shut
Faith’s ardor in this air-conditioned tomb.

The docents praise my elegant design
above the chatter of the gallery.
Perhaps I am a masterpiece of sorts—
The perfect emblem of futility.

Mendoza carved me for a country church.
(His name’s forgotten now except by me.)
I stood beside a gilded altar where
the hopeless offered God their misery.

I heard their women whispering at my feet—
prayers for the lost, the dying, and the dead.
Their candles stretched my shadows up the wall,
and I became the hunger that they fed.

I broke my left wing in the Revolution
(Even a saint can savor irony)
when troops were sent to vandalize the chapel.
They hit me once—almost apologetically.

For even the godless feel something in a church,
a twinge of hope, fear? Who knows what it is?
A trembling unaccounted by their laws,
an ancient memory they can’t dismiss.

There are so many things I must tell God!
The howling of the dammed can’t reach so high.
But I stand like a dead thing nailed to a perch,
a crippled saint against a painted sky.

 

L’angelo con l’ala spezzata

Io sono l’angelo con l’ala spezzata.
L’unica grande statua in questa tranquilla stanza.
Il personale mi trova troppo feroce, allora rinchiudono
l’ardore della fede in questa tomba climatizzata.

Le guide lodano la mia forma elegante
oltre il chiasso della galleria.
Forse sono una specie di capolavoro—
l’emblema perfetto della futilità.

Mendoza mi scolpì per una chiesa di campagna.
(Tutti dimenticarono il suo nome tranne me)
Stavo accanto ad un altare dorato dove
i disperati offrivano la loro miseria a Dio.

Sentivo le donne mormorare ai miei piedi
preghiere per i perduti, i moribondi e i morti.
Le cere allungarono le mie ombre sulle pareti.
E io divenni la fame che nutrirono.

Mi spezzai l’ala sinistra durante la rivoluzione
(perfino un santo può godersi l’ironia)
quando le truppe entrarono per saccheggiare la cappella.
Una volta mi colpirono, quasi dispiaciuti.

Anche i senzadio provano qualcosa in chiesa,
una fitta di speranza, di paura? Chissà cosa?
Un fremito inspiegabile delle loro leggi,
un antica memoria che non possono cancellare.

Sono così tante cose che devo raccontare a Dio!
Le urla dei dannati non arrivano in alto.
Ma io sto come una cosa morta inchiodata a un trespolo,
un santo zoppo contro un cielo dipinto.

 

Pity the Beautiful

Pity the beautiful,
the dolls, and the dishes,
the babes with big daddies
granting their wishes.

Pity the pretty boys,
the hunks, and Apollos,
the golden lads whom
success always follows.

The hotties, the knock-outs,
the tens out of ten,
the drop-dead gorgeous,
the great leading men.

Pity the faded,
the bloated, the blowsy,
the paunchy Adonis
whose luck’s gone lousy.

Pity the gods,
no longer divine.
Pity the night
the stars lose their shine.

Pietà della bellezza

Pietà della bellezza,
di bambole e graziose,
di pupe che i nababbi
coprono di regali.

Pietà dei bei ragazzi
i fichi e gli apolli,
gli adolescenti biondi
sempre vincenti.

Le fichette e gli schianti,
quelle a punteggio pieno,
che ti mozzano il fiato
per i divi del cinebaleno.

Pietà delle sciupate,
i pompati, le sciatte,
dell’Adone panciuto
sfigato senza fiuto.

Pietà degli dei
ora caduti dall’alto.
Pietà della notte
di stelle senza risalto.


Dana Gioia (Hawthorne, 1950) è poeta e saggista. Ha studiato alla Stanford University, alla Harvard University (avendo come docenti Robert Fitzgerald e Elizabeth Bishop). Nel 1977 si trasferisce a New York dove resterà per i successivi 15 anni lavorando in diversi campi dell’industria e della finanza e divenendo infine il vice presidente della General Foods. Lascerà l’impiego nel 1992 per perseguire a tempo pieno la carriera di scrittore. Tra i suoi lavori, si ricordano gli scritti critici Can Poetry Matter?: Essays on Poetry and American Culture (Graywolf, 1992; poi finalista al National Book Critics Award in Criticism) cui seguiranno Barrier of a Common Language: An American Looks at Contemporary British Poetry (University of Michigan Press, 2003) e Disappearing Ink: Poetry at the End of Print Culture (Graywolf Press, 2004). E’ autore dei libretti d’Opera Nosferatu (2001) e Tony’s Caruso Last Broadcast (2005) ed è traduttore: a sua firma sono –tra gli altri- i Mottetti di Eugenio Montale. Ha inoltre co-curatore due antologie di poesia italiana in traduzione inglese ed è l’autore di quattro saggi per studi universitari tutt’ora ai vertici delle classifiche di vendita.  La sua produzione di poesia è tanto misurata quanto acclamata a livello internazionale: Daily Horoscope (1986), The Gods of Winter (1991), Interrogations at Noon (2001), Pity the Beautiful (2012). Nel 1995 è stato tra i creatori del West Chester University summer conference of Form and Narrative, ancora oggi tra i maggiori eventi poetici degli Stati Uniti. Ha insegnato come visiting writer al Colorado College, e presso le Università John Hopkins, Sarah Lawrence, Mercer e Wesleyan. E’ stato il Presidente del National Endowment for the Arts. Una selezione di poesie in italiano è stata pubblicata nella rivista Poesia (nr. 202)
Il suo sito è www.danagioia.net
Fotografia dell’autore tratta da Poetry Foundation

 

Barbara Carle è nata a Peshawar (nel Pakistan) da padre americano e madre francese. E cresciuta in Asia, Sud America, Nord Africa, Europa e Stati Uniti. Si è laureata alla Columbia University di New York con una tesi di dottorato su Giuseppe Ungaretti e Paul Valéry. È poeta, traduttore e critico. Ha pubblicato tre volumi di poesia in inglese e italiano (New Life, New York, Gradiva, 2006, Don’t Waste My Beauty Non guastare la mia bellezza, Caramanica, 2006, Tangible Remains, Toccare quello che resta, Ghenomena, 2009) e tre libri di traduzione (Rodolfo Di Biasio, Gianfranco Palmery, Domenico Adriano). Ha tradotto molti poeti contemporanei dall’inglese all’italiano e dall’italiano all’inglese. Ha scritto numerosi articoli sulla poesia italiana moderna e contemporanea e sulla traduzione. È docente d’italianistica alla California State University di Sacramento in California.