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da Atelier 85: Matteo Fantuzzi – «Atelier» vent’anni dopo

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da Atelier 85
«Atelier» vent’anni dopo
di Matteo Fantuzzi

Va detto, per onesta?, che buona parte di quei poeti che sono emersi proprio con la prima ondata «Atelier», i cosiddetti “Settanta”, sono rimasti probabilmente in larga parte schiacciati dal peso di quel cambiamento che hanno auspicato. Ne hanno risentito le opere uscite per piccolissime realta? o, al contrario, abbattute dal fuoco di fila ritenuto amico, che cinicamente ha voltato loro la faccia. Quella generazione, quella fase, quell’esperienza si e? sacrificata anche per chi e? venuto dopo, e penso in particolare ai miei coetanei che oggi si ritrovano all’interno di un sistema che non hanno dovuto scardinare perche? gia? fatto esplodere da altri. E, se oggi dopo vent’anni si possono fissare questi obiettivi, se tanti libri importanti e autorevoli stanno uscendo proprio da parte di quella generazione prima citata, dei “poeti nel limbo”, l’origine va fatta risalire a quell’opera generosa e mai restituita in uno dei passaggi fondamentali che oggi consideriamo come acquisito.
«Atelier» continua a essere un approdo, un enorme laboratorio dove non si sperimenta in maniera teorica, ma ci si concentra sulla pratica editoriale e letteraria, sulla quotidianita? della poesia. I problemi che la rivista si pone sono i problemi di chi vuole avvicinare la lettura poetica e non di chi intende renderla questione per pochi: “catacombale”, come ho detto spesso. Ma per farlo e? necessario che gli interlocutori siano anche (anche!) quelli che sono in grado di garantire la stabilita? della struttura e siano in grado di certificare gli standard piu? elevati. Per questo in maniera parallela allo sviluppo delle nuove comunicazioni, delle strutture innovative in termini di fruizione e? necessario che il rapporto con le Universita?, italiane e internazionali, non solo permanga come necessita?, ma sia considerato come una priorita?. (…)

 


Matteo Fantuzzi è nato nel 1979 a Castel San Pietro Terme (Bologna), e vive a Lugo di Romagna, in provincia di Ravenna. Ha pubblicato Kobarid (Rimini, Raffaelli 2008, Premio Camaiore Opera prima, Premio Penne Opera prima). Suoi testi sono apparsi su molte riviste tra cui “Nuovi Argomenti”, “Il Verri”, “Yale Italian Poetry”, “Italian Poetry Review”, “Gradiva” e antologie tra cui Jardines Secretos. Antologa de la joven poesa italiana (Sial 2009) e Poeti italiani del Duemila (Palomar 2011). È co-direttore delle sezioni “Creative Writing” e “Anthologies” della rivista “Mosaici” della St. Andrews University (Scozia), direttore della collana di poesia contemporanea della Ladolfi Editore, coordinatore delle redazioni della rivista “Atelier”. Oltre ad essere creatore del portale UniversoPoesia, ha curato La linea del Sillaro sulla Poesia dell’Emilia-Romagna (Udine, Campanotto 2006), La generazione entrante sui poeti nati negli anni Ottanta (Borgomanero, Ladolfi 2011) e, assieme a Isabella Leardini, Post ’900. Lirici e narrativi (Ibid., 2014). Scrive sulle pagine online del quotidiano “l’Unità”. Il testo qui prsentato è estratto dalla raccolta La stazione di Bologna in uscita il 21 marzo 2017. Fotografia dell’autore di Daniele Ferroni


(l’intervento integrale è leggibile nel nr. 85 della rivista Atelier – info qui )

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