“Collezione privata” di Elisabetta Sancino

Elisabetta Sancino

Collezione privata

puntoacapo, 2021

pp.81, euro 12,00

Controcanto poetico all’opera d’arte, a una personale collezione privata, quello che qui ci regala Elisabetta Sancino. La raccolta è molto ben introdotta da Cinzia Demi, che dà subito conto delle capacità dell’arte di aprirci a dismisura, anche verso temi di estrema attualità, muovendo da un colore, da una scena o dalle sensazioni che irradiano le grandi opere – proibito toccare la tela/ ma gli occhi a volte sono mani/ che indugiano e carezzano e bucano/ a volte invece restano occhi/ come le parole che vedo nella mente/ e non riesco a scrivere (versi scritti per Giulio Turcato, Senza titolo, 1971). Siamo così entrati nella prima sezione della raccolta, che si intitola Estroflessioni, e proprio Estroflessione (un lavoro di Enrico Castellani, originale creatore di superfici a rilievo) induce Sancino a questi versi – vedi la mia anima estroflessa/ come un pugno di narcisi dalla sponda/ come i chiodi che spingono in fuori/ da una tela post-moderna.

Ci sono poi quadri che turbano particolarmente lo spettatore: sono quelli della seconda sezione – Soror, Sorrow – che denunciano violenza, dolore, martirio. Una grande immedesimazione dell’autrice nei temi e nei personaggi la riscontriamo in Nudo piangente di Edvard Munch (1913-14) e nel Martirio di Santa Caterina, di Gaudenzio Ferrari (1540); talvolta invece quasi si divincola, vorrebbe cioè interpretare e al contempo sfuggire la rappresentazione, come in The Lady of Shalott di John William Waterhouse (1888) – cambiare rotta ecco quello che le dita suggerivanol / inciampando sulla tela/ ho ancora dita sottili e non finirò stesa/ non sotto palmi di terra/ le mie ossa ancora cantano e allora/ mi sono precipitata nel fiume/ nessuna croce per me io volevo solo salpare

La terza sezione s’intitola La vita delle forme e sembra alludere alla vitalità di certe opere d’arte, ad un’anima nascosta nelle forme. Colpisce qui, in particolare, La casa del sonno (scultura marmorea di Adolfo Wildt, 1927-28) – sguardo spinto all’indietro/ alla scaturigine del pensiero/ amore che mi sogni in eterno/ benda folle di luce/ nucleo risuscitato, vivo – perché rende viva una scultura funebre. C’è poi il Cristo risorto di Lucio Fontana (1935) che viene convocato dentro a quei miracoli/ che il cielo non conosce. La quarta sezione è L’oltremare, e si muove attorno al colore omonimo, il blu oltremare – blu oltremare la terra le stelle/ le nuvole che non ci sono più/ i pianeti che ti formicolano sottopelle. Ci riserva poesie dedicate a tre lavori di Yves Klein (Rhodopas, 1955, Monochrome bleu, 1959 e Venus bleue 1962), a Marc Rothko (Untitled, yellow and blue, 1954) e ad Antonello da Messina (L’Annunciata, 1473).

La successiva e penultima sezione, Anonymous, affronta teorie e generi dell’arte proponendone trasfigurazioni o allegorie – Ho cavato la mia anima/ con un ferro arrugginito…l’ho sbattuta come olio su tela/ io che non ho mai dipinto niente/ nemmeno un fiore o un sole/ nemmeno da bambina (da Olio su tela) e La mia testa è una geometria precaria (da Spazialismo) sono versi molto originali, in cui l’arte diviene strumento di indagine della propria concreta esistenza.

L’ultima ampia sezione è quella che dà il titolo alla raccolta – Collezione privata – nella quale si sente maggiormente l’empatia tra l’autrice e le opere che la ispirano. Nel Cristo alla colonna, di Bramante, Sancino osserva che c’è una grazia fiamminga in quel tuo morire/ senza sangue; alla Dama del Pollaiolo dice – guardi altrove/ al mondo dove i sentieri s’intersecano/ come il filo che ti trattiene le chiome; l’ Andrea Doria in veste di Nettuno (Bronzino, 1540) appare come carne flaccida nelle mani di un maestro/ proprio questo mi aspetto/ e che ogni segno rimanga impresso,/ ogni verso; in Paesaggio invernale (Friedrich, 1811) il poeta ‘entra’ nel quadro – L’essenziale è in questo cielo crudo/…/ mi bacia sulla bocca gennaio/…/ s’insinua dentro le ossa/…/ mi porta memorie di boschi vuoti/ …/ sposta lupi e dirupi/ al centro dei miei pensieri.

Nell’ultima poesia, dedicata al Poeta che dorme di Chagall, Elisabetta Sancino prova a interpretare la scena del quadro, alludendo prima ad un rimosso infantile, a una caduta nel vuoto, quindi a un’ipotesi onirica – nel prato il poeta è sdraiato/…/ è immobile ma non muore/ non scrive dorme/ non urla sogna/ compiture rosa nel cielo dove la parola/ non scritta vola. Come si può notare siamo di fronte ad un’operazione metapoetica che condensa, potremmo dire, il senso dell’intera raccolta: il poeta davanti all’opera d’arte, per poterne scrivere, deve dormire – estraniarsi cioè dal suo ruolo vigile abituale – ed entrare nella dimensione del sogno, dove troverà la parola necessaria, quella che lì vola e diventa improvvisamente chiara.

Antonio Fiori

Achrome

Tolta la cornice

il disegno

il colore

tolta l’imprimitura

resta la tela

grezza

come una parola

nuda

in giro per la città.

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Elisabetta Sancino, laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne a indirizzo artistico presso l’Università Statale di Milano nel 1994, è docente di ruolo presso il Liceo Scientifico Linguistico Statale G. Bruno di Melzo (MI), dove insegna lingua e letteratura inglese. Da vent’anni lavora inoltre come guida turistica autorizzata di Milano e provincia. Scrive poesie da sempre ma solo negli ultimi anni ha iniziato a partecipare ad alcuni concorsi poetici nazionali (vincendo il Premio Claudia Ruggeri 2017 e il Premio L’Infinito ed.2016, il secondo posto al Premio scrivere Donna 2017, il terzo al Naviglio Martesana 2015 ed il premio della critica al Mario Dell’Arco-Accademia Belli, ed. 2016; numerose anche le segnalazioni e le menzioni ottenute). Alcune sue opere sono presenti in diverse antologie poetiche, tra cui “Brontëana V” (edizione speciale per il bicentenario della nascita di Charlotte Brontë), “Il Segreto delle Fragole 2016”, ed. LietoColle e nell’ebook “Proust N.7 – Il Profumo del tempo” (antologia pubblicata da “Larecherche”). Diverse liriche sono inoltre apparse sulle riviste letterarie online “Nuove Finzioni” e “Versante Ripido”, nonché sul sito www.stampa2009.it. Nel novembre 2016 è uscita la sua prima raccolta poetica dal titolo Frammenti viola, per 96, rue de-La-Fontaine Edizioni. Nel maggio 2017 è stata pubblicata una versione illustrata della silloge poetica in edizione limitata (illustrazioni dell’artista Silvia Castellani), presentata al Salone di Torino. La seconda raccolta è Il pomeriggio della tigre (Terra d’ulivi editore) è del 2018.