CELLOTTO

Alberto Cellotto – inediti da “Opera morta”

CELLOTTOAlberto Cellotto (1978) ha pubblicato i libri di poesia Vicine scadenze (2004) e Grave (2008) entrambi per Editrice Zona e Pertiche (Milano, La Vita Felice, 2012). Ha tradotto Duluth di Gore Vidal (Roma, Fazi, 2007) e Canzoni per la scomparsa di Stewart O’Nan (Roma, Fazi, 2011). Vive a Maserada sul Piave.

Alberto Cellotto
da Opera morta
(inediti)

 

Passaggio a livello incustodito

Fa sempre un po’ di paura un passaggio
a livello incustodito, il segnale

del treno che sbuffa la sua
nuvola di fumo. A tempo

di una lievitazione magnetica e qui
siamo ancora ai binari, che poi

sono morti, finendo con l’erba
addosso al muro di qualche

deposito abbandonato, e poi
annegati nell’asfalto di una periferia qualsiasi

si sa, noi preferiamo un sottopasso,
il semaforo o la sbarra.

Servitù di passaggio

Chi esce da lavoro sempre
alla stessa
ora o quasi sa
delle giornate, come si
allunga un tramonto
tra l’inverno e le stanze
prima di primavera.

Spesso crede il cielo. Spesso
il vetro lo allontana
dalle luci sulla sedia o tra
le due montagne. Sono i giorni
dove manca paura di morire
felici, capendo un posto e le sue arie,
perché siamo sempre
in quello, senza esserci
tornati mai. Non si passa
per strade secondarie,
alle statali perpendicolari, senza accusare
intera la nostra vita, sopra
tutto l’infanzia quando
abbiamo imparato le case, le scale
esterne e le luci dalle finestre,
o l’essere tristi da un lampadario.

Imparare il tempo, dai fanali
accesi, che siamo
tutti uguali,
fin troppo simili nel paesaggio,
come un puzzle
da finire a rovescio
e in bianco. Bastano
il passaggio sopra l’argine,
la fornace stellare, i nascondigli, sipari
ripari di un canale che torna a sé, una
prospettiva non sovrapponibile,
il nostro riparo disposto soltanto al palco
di qualche luna, allo scalpo senza
scopo dell’erba di sera.

Morire, nascere allora è lì,
e già qui: quell’avere steso le braccia
dai capelli per capire
con due mani se ancora pioveva.

Lago d’Alpago, 31 ottobre 2011

All’improvviso il canale
è tutto del lago a rubare
la proda d’acqua
che lì in mezzo rimane
sua per sempre.
Allora sprofonda
ai raggi del torrente,
nelle clessidre delle onde
di là scolate. No. Non vi è uno scampo
ai lati di vento dei boschi
o per latifoglie, qua attorno:
e sembra una sera
dove noi ci facciamo la pace
in guerra ma senza crepare,
unicamente per essere stati
vecchi oltre gli stecchi e la sterpaglia,
nella fine spiaggiati sulla calma
che ci trapassa da mondo a mondi.


Alberto Cellotto (1978) ha pubblicato i libri di poesia Vicine scadenze (2004) e Grave (2008) entrambi per Editrice Zona e Pertiche (Milano, La Vita Felice, 2012). Ha tradotto Duluth di Gore Vidal (Roma, Fazi, 2007) e Canzoni per la scomparsa di Stewart O’Nan (Roma, Fazi, 2011). Vive a Maserada sul Piave.

 

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