Vittorio Bodini

 

Vittorio Bodini

da Dopo la luna (1952-1955) e Altri versi (1945-1947)
in Tutte le poesie, a cura di Oreste Macrì, Besa Editrice, Nardò (LE), 1997
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STO DAVANTI ALLA TUA CAVERNA

Sto davanti alla tua caverna.
Esci fuori e arrenditi.
Noi abbiamo la sintassi e la radio,
i giornali e il telegrafo,
e tu non vivi che del mio sonno,
non hai che la roccia a cui ti tieni abbrancato,
e per farmi dispetto
non mi rispondi nemmeno.
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TANTI ANNI

Noi abitammo in una rosa rossa.
Passavano treni in corsa alla periferia
– un gomitolo sonoro -;
e tutto il resto era un fermento di cieli.
Un meriggio d’inverno, col sole su un muro bianco,
riconoscemmo la vostra amata calligrafia.
Chi avrebbe mai pensato
che voi scriviate come un’ombra d’alberi,
come i pettini freddi
con i denti coperti di capelli!

(S’era in pena per voi.)
Così passammo la notte.

  

 

“Visuale sul Novecento” è un progetto artistico rivolto alla ricerca di nuove forme espressive e visive dedicate ai grandi rappresentanti del Novecento italiano. L’arte si sposa con la scrittura, con l’intento di generare una visione evocativa e una dimensione intima e al contempo collettiva. Passato e presente si incontrano in una veste contemporanea.
Lo sguardo è protagonista nella duplice prospettiva di lettura del testo e lettura di immagine.
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A cento anni dalla sua nascita, la Puglia rende omaggio a Vittorio Bodini dedicandogli una serie di iniziative e la mostra permanente: “Vittorio Bodini – Un uomo condannato al coraggio”, realizzata dall’Associazione Formediterre con l’ideazione e la direzione artistica di Antonio Minelli, promossa dal Comune di Lecce e prodotta dal Must – Museo Storico della città di Lecce, in collaborazione con il Centro Studi Vittorio Bodini.
Inaugurata il 22 febbraio presso il Museo Storico leccese, l’esposizione visiva e multimediale consta di ben 250 immagini sulla vita, le opere e le relazioni culturali dell’autore. La mostra prevede, inoltre, alcuni estratti della stampa italiana e straniera, le riproduzioni in digitale di scritti e dediche di alcuni tra i più grandi autori del ‘900 italiano e una multimedialità, con la presenza di diffusori acustici e proiezioni video che riproducono alcuni testi di Bodini letti da attori. La mostra chiuderà il 31 agosto 2014.
Anche la città di Taranto, nella cornice del suggestivo Palazzo Pantaleo, nell’antico Borgo, vuole salutare il grande poeta, ospitando la mostra itinerante: ” Vittorio Bodini – Un uomo condannato al coraggio”, a cura di Antonio Minelli.
L’evento è patrocinato dal comune di Taranto e dalla città di Lecce, candidata capitale della Cultura 2019. L’evento è promosso dalla Regione Puglia. La mostra è stata inaugurata il 3 maggio e chiuderà il giorno 17 maggio.
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Vittorio Bodini nasce a Bari il 6 gennaio 1914 da una famiglia di origine e tradizioni leccesi. All’età di tre anni perde il padre, Benedetto. Allora la madre, Anita Marti ritorna nel capoluogo fiorentino, dove Vittorio frequenta le scuole fino al conseguimento della maturità classica presso il Ginnasio-Liceo “G. Palmieri”. Nel 1931 fa il suo esordio sul settimanale “La voce del Salento”, fondato e diretto dall’avo materno, Pietro Marti, storico e giornalista locale. L’anno successivo aderisce al futurismo e fonda il Futurblocco leccese, vivacizzando con polemiche giornalistiche e iniziative di vario genere l’ambiente culturale cittadino. Pubblica poesie e prose anche su “Vecchio e Nuovo”, un settimanale diretto da Ernesto Alvino, che per tutto il 1932 ospita le composizioni dei futuristi. Tra i suoi scritti di questi mesi si segnala Il Manifesto ai pugliesi della provincia, firmato assieme a Elèmo d’Avila, mentre nel febbraio 1933 dedica alcuni interventi alla mostra di aereopittura del coetaneo Mino Delle Site, che difende dagli attacchi dei “passatisti” locali.
Si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma, senza però sostenere alcun esame. Nel frattempo si impiega presso il RACI (Real e Automobil Club italiano) lavorando nel 1935 ad Asti e nel 1936 a Domodossola. Nel 1937 si trasferisce a Firenze dove riprende gli studi universitari e si laurea nel 1940 in Filosofia con una tesi su La teoria dell’incivilimento in Giandomenico Romagnosi. Nel capoluogo toscano frequenta l’ambiente delle “Giubbe Rosse”, aprendosi alla più avanzata cultura europea, e per interessamento di Montale riesce a pubblicare alcune poesie e un racconto sulla più prestigiosa rivista del tempo, “Letteratura”. Tornato a Lecce, cura con Oreste Macrì la terza pagina di un altro settimanale diretto da Alvino, “Vedetta Mediterranea”, la quale dura solo i primi dodici numeri, dandole una precisa impronta ermetica. Dal 1942 al 1944 è impegnato prevalentemente sul piano politico, prima nelle fila del partito d’Azione, da cui si dimette per divergenze interne, poi nel Partito Democratico del Lavoro. In questo periodo svolge anche attività clandestina nelle file antifasciste. Nell’estate del 1944 si trasferisce a Roma come capo ufficio stampa di Meuccio Ruini, allora segretario del Partito Democratico del Lavoro.
Nella capitale partecipa con vari articoli pubblicati su quotidiani e periodici, al dibattito sulla funzione della letteratura nella società, giungendo al rifiuto definitivo dell’ermetismo. Nel novembre del 1946 ottiene una borsa di studio di sei mesi da parte del Ministero degli Esteri spagnolo per svolgere attività di ricerca presso l’Istituto italiano di cultura di Madrid. In Spagna, dove si trattiene fino all’aprile del 1949 svolgendo vari mestieri, fra cui quello dell’antiquario, si dedica all’esplorazione di quel paese, che diventa la sua “seconda patria”, scoprendo le profonde affinità che lo legano al Sud d’Italia. Di questa bellissima esperienza restano i bellissimi reportage raccolti nel volume Corriere spagnolo (1947-1954).
Nel 1949 ritorna a Lecce, mettendo al centro dei suoi interessi la propria terra che “riscopre” attraverso uno scavo nella storia e nell’arte, nel costume e nelle tradizioni, con un notevole impegno letterario e civile. Il tema del Sud, fondamentale nella sua opera fino a tutti gli anni cinquanta, è al centro di numerosi racconti e prose, alcuni dei quali presenti nel volume Barocco del Sud, e delle sue prime raccolte di poesia La luna dei Borboni (1952), finalista al Premio Viareggio, e Dopo la Luna (1956), con cui vince il Premio Carducci.
Nel 1952 con l’editore Einaudi di Torino, pubblica la prima importante traduzione, il Teatro di Federico García Lorca e ottiene un incarico di Lingua e letteratura spagnola presso l’Università di Bari. Nel 1954 fonda la rivista “L’esperienza poetica”, nella quale indica una “terza via” alla poesia italiana del tempo tra postermetismo e neorealismo. Alla rivista che va avanti fino al 1956 collaborano poeti e critici di primo piano, con i quali entra in contatto, come dimostrano i numerosi carteggi esistenti nell’Archivio Bodini, conservato nella Biblioteca Interfacoltà dell’Università del Salento.
Nel 1954 sposa Antonella (Ninetta) Minelli, la “Brindisina” di alcune sue liriche, dalla quale avrà la figlia Valentina.
Nel 1957, sempre con l’editore Einaudi, di cui è diventato l’ispanista ufficiale, esce un’altra opera fondamentale, la traduzione del Don Chisciotte di Cervantes, ritenuta unanimamente ancora oggi la migliore del capolavoro della letteratura spagnola. Del 1958 è la traduzione, con le edizioni Lerici di Milano, delle Poesie di Pedro Salinas.
Nel 1960 si trasferisce a Roma dove continua la sua attività letteraria. Nel 1962 esce, nella collana “Lo specchio” di Mondadori la raccolta La luna dei Borboni e altre Poesie, che comprende i primi due libri poetici, oltre a nuove composizioni, mentre nel 1967 con l’editore Scheiwiller di Milano, vede la luce l’ultimo suo libro di versi, Metamor, teso a denunziare il “totale smarrimento del reale” con una forte accentuazione della componente surrealistica che arriva fino all’adozione della “scrittura automatica”.
A Roma continua anche la sua attività di ispanista: nel 1963, sempre con Einaudi, esce l’antologia I poeti surrealisti spagnoli; si occupa, inoltre, con studi e traduzioni, di Quevedo, Góngora, Calderón De La Barca e Cervantes; traduce alcune raccolte poetiche di Rafael Alberti, con cui stabilisce un intenso sodalizio umano e intellettuale.
Muore a Roma a soli cinquantasei anni, il 19 dicembre 1970. Dal dicembre 2010 i suoi resti riposano presso il cimitero monumentale di Lecce.

Profilo biografico a cura del Prof. Antonio Lucio Giannone, ordinario di Letteratura Italiana Contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento.

 

Paola Mancinelli (Taranto,1974). Dal 1998 al 2003 approfondisce gli studi filosofici e teologici frequentando l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Romano Guardini” di Taranto, diplomandosi in Scienze Religiose.
È un’artista visiva e la sua ricerca si rivolge alla poesia e alle installazioni di arte contemporanea.
Tra le numerose partecipazioni a collettive si segnalano: Alice in Strangeland (Grottaglie, 2012 – Lavoro fotografico e installazione); Formae (Taranto, 2012 – Videoinstallazione di poesie e frasi applicate su specchi e pannelli in forex); ExtrahereExtra Here (Lecce, MUST Museo Storico di Lecce, 2013 –  Installazione video + neon su vetro); la sua prima personale è il progetto artistico Poesia, tempo presente. La parola e il tempo, a cura di Sara Liuzzi, (Lecce, Biblioteca Provinciale Bernardini, 2014). E’ prima classificata al Contest Bolognawater, categoria parole fotografate a cura di Face Creative Link in occasione dell’evento “Bologna Waters Design 2013”.