Davide Maria Quarracino (Santa Maria Capua Vetere, 1995) vive e studia a Roma. La sua opera prima è Frangiflutti (LietoColle, 2015)

Atelier 81 – “Uno sguardo più ampio”

A 81

Atelier 81
“Uno sguardo più ampio”

SOMMARIO

Il primo numero del ventennale di «Atelier» affronta una questione fondamentale nel contesto della poesia odierna: il rapporto tra la letteratura italiana percepita su scala mondiale sempre più come provinciale e i tentativi in corso da tempo per una sua rinnovata internazionalizzazione. Da parte nostra, il lavoro d’indagine sull’argomento, portato avanti nei numeri scorsi, intendeva preparare un manovra più concreta: usare le possibilità fornite da una rivista militante per la promozione all’estero della nostra contemporanea scrittura in versi. Tenteremo di essere all’altezza del compito, che ci proponiamo di realizzare operando in maniera sinergica con altre riviste dell’area europea ma non solo, e favorendo d’ora innanzi la traduzione della nuova poesia italiana in lingua straniera. Nell’editoriale Giuliano Ladolfi riassume questo nuovo obiettivo di «Atelier».

Una riflessione attorno al rapporto tra grande editoria italiana e la poesia è riservata a un suo intervento a parte. Attorno alle stesse complesse dinamiche prende avvio un nuovo dibattito: il primo contributo viene da Davide Brullo, uno dei redattori più attivi della passata gestione, che in occasione del ventennale opera un primo personale bilancio di quest’avventura. Le prime risposte vengono da Ladolfi e da Matteo Fantuzzi.
«Atelier» ha il piacere di ospitare per la sua rubrica di interviste Giuseppe Conte in dialogo con Alessandro Rivali. Toccando i nuclei fondanti della propria biografia poetica, il poeta ci comunica la sua visione della poesia contemporanea, ristretta a un canone personale ma altamente significativo. Chiude il pezzo un inedito. Per la parte poetica, questo numero si vanta di presentare l’americana Katharine Coles con Antartica, silloge tradotta e presentata da Marco Bini, scaturita da un’attenzione sempre crescente della poesia europea e americana al tema ecologista e ai paesaggi naturali ancora inabitati. Sul fronte italiano, due nuove voci, Davide Bregola e Simone Marcelli, ci sono introdotte rispettivamente da Chiara Bernini e da Giulio Greco.
Il saggio di Marco Beck offre, infine, una sintesi appassionata e profonda, dal punto di vista storico e di lettura delle fonti, della permanenza del classico nella letteratura occidentale, al fine di valutare in profondità le operazioni, tanto commerciali quanto critiche, della nostra produzione letteraria più recente dedicata al tema. Si recensiscono infine i libri di poesia di Edmondo Busani e Luca Ariano e il romanzo, appena pubblicato, del nostro redattore Giulio Greco.
Guido Mattia Gallerani


EDITORIALE

Uno sguardo più esteso

Negli scorsi editoriali abbiamo operato una sorta di sintesi sulla linea, sugli obiettivi e sui risultati dei primi vent’anni della nostra rivista, con il fine di riprendere senza tentennamenti la strada tracciata fin dal primo numero.

Nonostante il nostro impegno, non abbiamo temuto di porre in luce anche le difficoltà che abbiamo incontrato e che stiamo incontrando in un mondo in cui la maggior parte della contemporanea produzione in versi viene “appiattita” in un mare magnum, sommerso dalla mediocrità, dalla banalità, dall’improvvisazione e soprattutto dall’incapacità di valutazione.

«Atelier» non abdica all’imperativo categorico di presentare autori che, a giudizio della direzione, presentano caratteristiche di eccellenza. Si può sbagliare, certo, sia perché ogni criterio è determinato da princìpi epistemologici che possono anche non essere condivisi (in tale settore, tuttavia, non abbiamo mancato di indicarli con chiarezza e di motivarli) sia perché soltanto la Wirkungsgeschichte o “storia degli effetti” (Gadamer) conferirà la sanzione definitiva. Ad ogni modo, per mettere in moto un processo di valutazione è fondamentale rischiare, come abbiamo sempre operato, promovendo i giovani e gli autori lasciati al margine dai “giri” ufficiali.

A partire da questo numero, la rivista intende affrontare l’ambiente della poesia con uno sguardo più esteso, con uno sguardo internazionale, applicando i medesimi strumenti critici che hanno contraddistinto il lavoro precedente, finalizzato alla poesia italiana. Con questo non intendiamo affermare che l’attenzione alla produzione estera sia una novità; ricordiamo soltanto il n. 30, curato da Federico Italiano e dedicato interamente alla poesia europea, la presentazione di diversi autori stranieri nella rubrica “Voci”, i saggi dedicati alla poesia di alcune nazioni e la pubblicazione online di testi di poeti stranieri.

Quale il mutamento allora?
Se durante i primi vent’anni lo sguardo prevalente e urgente è stato dedicato alla produzione italiana con uno sguardo all’esterno, d’ora in poi lo sguardo prevalente sarà dedicato alla produzione estera senza trascurare la nostra nazione.

Secondo tradizione, il nostro lavoro non sarà limitato a una “vetrina” di scrittori più o meno famosi, ma tenterà di analizzare il contesto storico e socioculturale entro il quale essi operano.

Se l’arte, come pensiamo, rappresenta la più completa forma di conoscenza, il nostro lavoro ambisce a “ricostruire tramite la poesia il volto di questa inquieta età”, che noi abbiamo chiamato “età globalizzata”, la quale in pochi decenni ha cambiato e sta cambiando il modo di pensare, di lavorare e di vivere della quasi totalità dell’umanità.

In secondo luogo, ci impegneremo a portare i nostri autori all’estero mediante la pubblicazione delle loro opere in tutte le parti del mondo.

Progetto impossibile? Valutare a mente fredda questo obiettivo veramente «fa tremar le vene e i polsi», come direbbe Dante, ma proprio una simile ampiezza di progettualità ha caratterizzato la nostra rivista, sorta ai margini della nazione (“nel profondo Nord”) per opera di due sconosciuti, privi di appoggi, di sostegni finanziari e “allergici” a ogni condizionamento politico, una rivista che non ha mai cercato il consenso dei potenti e che si ostina, nonostante l’“invisibilità” della poesia, a credere fino in fondo a tale progetto.

Più che ai risultati noi stiamo pensando alla mole gigantesca di lavoro che ci attende, ma siamo certi di “contagiare” altri giovani e altri meno giovani, oltre a quelli della redazione, i quali sappiano unirsi a noi e accogliere la fiaccola che intendiamo trasmettere loro nella fede in un’attività compositiva, critica ed editoriale, capace di unire tutti i popoli, di rivelare il volto dell’inquieta nostra epoca e di prospettare un futuro di speranza.

Giuliano Ladolfi


SOMMARIO

     Editoriale
5   Uno sguardo più ampio      
     Giuliano Ladolfi

7   In questo numero      
     Guido Mattia Gallerani

     Dibattito
8   La mia Africa      
     Davide Brullo
11 La mia Italia     
     Giuliano Ladolfi

15 (Se) la mia nonna (avesse le ruote…)      
     Matteo Fantuzzi

     
      Saggi
17  Per chi suona la cetra di Omero
      Interpretazioni, integrazioni, risonanze dei poemi omerici in opere di       
      scrittori moderni e contemporanei       
      Marco Beck
      

       L’intervista
41  “Tanto assomiglio al mare”: intervista a Giuseppe Conte       
      Alessandro Rivali
     
      Interventi

48  La Mondadotri e il “plufista”      
      Giuliano Ladolfi

      Voci      
      Katharine Coles – Antarctica
52  Traduzione e introduzione di Marco Bini
54  Testi
     
      Davide Bregola – Una felicità sbagliata (poesie per burattini e grammofono)
72  Presentazione di Chiara Bernini
74  Testi
      
      Simone Marcelli – Ecco la mia passeggiata notturna
81  Presentazione di Giulio Greco 
83  Testi

     Letture      
     Poesia
88 Edmondo Busani, “Itaca non esiste”      
     Angelo Cipollina
89 Luca Ariano, “Ero altrove”      
     Marco Bini
     

      Narrativa
92 
Giulio Greco, “In concerto”      
      Giuliano Ladolfi
     

      Premio letterario di poesia, critica e traduzione
95  “Atelier: vent’anni di poesia”: bando


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