Aldo Nove letto da Valentino Fossati

nove addio mio 900 new

 

Valentino Fossati – Ero bambino da millenni (una lettura a  Addio mio Novecento di Aldo Nove)

Da Atelier 76 (Gennaio 2015)

  

 

 

 

La poesia di Aldo Nove, ad uno sguardo molto di superficie, potrebbe apparire tangenziale, marginale, rispetto alla sua ‘prosa’ narrativa. In realtà, proprio nella radicalità della sua esperienza poetica (dal fondamentale apprendistato con De Angelis, a una formazione sempre più vasta, poliedrica ed erudita, al rivelarsi definitivo della poesia come un vero prius,
imprescindibile), che si manifesta, anche in testi in apparenza più ‘lievi’, giocosi ed occasionali, l’essenza stessa, il respiro della sua prosa. E viceversa, s’intenda, in un movimento incessante, avvolgente ed osmotico.

Aldo Nove, in prima istanza, è memore di Pascoli (l’alveo protettivo dell’infanzia contro l’assoluta oscurità del mondo fuori, al
di là di quella) e del primo Montale, quello appunto degli Ossi, anche se poi l’approdo è in una poesia più positivamente radicata nel mondo e del pensiero del mondo, come quella del Luzi ‘mediano’ (senza mai trascurare il filo rosso, quasi paradigmatico, del Rilke elegiaco, vedi una poesia come Il mare).
Fisico e metafisico, cosmico e minimale. Meno nichilista o scettico di Montale, appunto, o di un Sereni. Erede delle grandi aperture lirico-narrative di Milo De Angelis in Biografia sommaria, in Tema dell’addio e Quell’andarsene nel buio dei cortili (non dimenticando il duro, visionario Millimetri recentemente prefatto da Nove, per la ristampa presso Il Saggiatore, con Giuseppe Genna) e alla continua ricerca di una sapienza, (per quanto abissale, da Qohèlet), che superi lo scandalo della negazione del senso – della vita, delle cose in sé. […]

L’opera, sofferta, vitalissima e ‹ oggettiva’ di Aldo Nove (al di là del basso continuo auto-mitobiografico – di movenza joyciana, con memoria soprattutto al Dedalus) si basa sulla progressiva e sempre inesausta consapevolezza di un nucleo originario, arcaico e arcano, di dolore che comincia ad avere sede proprio nell’essere dell’infanzia, stagione eletta, si pensa, di ogni vita. L’abitare l’infanzia è come abitare un fuoco di tramonto che non ha fine. Definisce un destino, è oggetto di una nostalgia profondissima  (sempre, radicalmente, rilkiana), definisce il ‘noi’ (pronome che torna assai spesso), mostra come non mai il codice dell’anima., L’infanzia è prius formale e psicologico di ogni narrazione-versificazione, di ogni dettato. Che sia esplicito, che sia implicito. Elemento irrinunciabile, inizio e approdo, alfa e omega e proprio per questo, come in un sistema armonioso e complesso di variazioni musicali (molto dell’arte di Nove si fonda sulla variazione incessante, di nuclei semantici, di nuclei musicali, di temi) e questo è segno della ricerca paziente, di un anelito all’infinito come ad un hortus conclusus. L’infanzia, prendendo le mosse dal Leopardi delle Ricordanze, è una stagione dell’uomo e del mondo (del cosmo). Ma è anche un non-tempo, aion. Sembra presentare un’incrinatura già all’origine soltanto nel suo essere destinata a farsi Storia, a bruciare nel calderone della Storia, dove così facendo è destinata, come tutto, ad estinguersi. Anche nelle sue vesti positive e benigne. Il suo nucleo solo in questo senso può essere anche ombra, anche e soprattutto nella suo proiettarsi su un dopo dove domina, prevalentemente, l’ingiustizia.

 

Valentino Fossati

 

 

Della recensione di Valentino Fossati si è proposto online una versione ridotta. L’integrale è leggibile nel numero 76 della rivista Atelier (Tradurre tradendo)

 

 

Aldo Nove,

Addio mio novecento (Torino, Einaudi, 2014)

 

 

 

Abbiamo tutti un tremendo
bisogno di parlare ovvero scrivere
che non sappiamo più di cosa parlare
né di cosa scrivere ovunque
e senza sosta perché il silenzio
è lo spazio bianco in cui cade residuo
il senso in eccesso ma tanto,
ma troppo presente ed ovunque.

Quello che rimane del mondo
è prosa che brucia enunciando
la propria sintassi
soltanto o neanche.

È questo normale spavento.

 

 


 

 

ABBONAMENTI
Tutte le informazioni per abbonarsi o acquistare il singolo numero della rivista, qui e da oggi è possibile pagare anche tramite paypal e carta di credito. Sostenete Atelier.

CREDIT CARDS PAYPAL